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La pensione? Sempre più lontana

Le generazioni più giovani dovranno aspettare 70 anni, se non più… E così, immersi in questa lunga traversata chiamata lavoro, ci ritroviamo a chiederci se il premio promesso alla fine del viaggio sia davvero degno della fatica

di Francesco Pungitore*

 

Giochicchiando con Midjourney, ho immaginato una bambina di sette anni, con l'aria di chi sa cosa vuole, che stringe un cartello con la scritta: “E la pensione, a che punto sta?”. Ho chiesto all’intelligenza artificiale di crearla dal nulla, con un prompt. Ed eccola, con i suoi capelli scompigliati dal vento e lo sguardo fiero. L'emblema di una generazione che, ancora ignara del mondo del lavoro, inizia già a “preoccuparsi” per la pensione.

E ne ha ben donde, visto che il rapporto “Pensions at a Glance 2023”, pubblicato recentemente, conferma quello che molti temevano: l'età pensionabile continuerà a salire inesorabilmente nei prossimi anni.

Le politiche pensionistiche: una sfida globale

Il rapporto, giunto alla sua decima edizione, mette in luce un chiaro trend tra i Paesi dell'OCSE: ritardare l'accesso alla pensione. L'Italia è stata tra i pionieri in questo campo con la tanto discussa riforma Fornero del 2011, ma altri Paesi hanno seguito a ruota. La Francia passerà da 62 a 64 anni entro il 2030, e la Svezia da 61 a 64 anni.

Ogni Stato sta quindi cercando di rendere più sostenibile il proprio sistema previdenziale, soprattutto alla luce delle tendenze demografiche: la popolazione vive più a lungo, ma fa meno figli, riducendo così le entrate contributive.

Non sorprende dunque che le preoccupazioni sull'impatto dell'invecchiamento della popolazione siano diventate un argomento chiave nei dibattiti economici. Se oggi il 18% della popolazione nei Paesi OCSE ha più di 65 anni, nel 2050 questa percentuale salirà al 27%. Giancarlo Giorgetti, ministro italiano dell'Economia, non ha nascosto le sue preoccupazioni, sottolineando che allo stato attuale “non ci sono riforme delle pensioni sostenibili” per il nostro Paese.

 

L'esplosione dei costi previdenziali

L'Italia ha già visto un aumento significativo dell'età pensionabile. Nel 2011, gli uomini andavano in pensione a 65 anni, le donne a 60 (privato) o 61 (pubblico). La riforma Fornero ha portato entrambi a 66 anni e, “grazie” agli adeguamenti con l'aspettativa di vita, siamo arrivati a 67 anni per tutti.

Ma se pensate che sia abbastanza, vi sbagliate. Il meccanismo automatico che collega l'età pensionabile all'aspettativa di vita continuerà ad aumentarla nei prossimi anni.

Secondo il rapporto “Pensions at a Glance”, l'età media pensionabile nell'area OCSE dovrebbe arrivare a 66 anni e 3 mesi per gli uomini, e a 65 anni e 8 mesi per le donne. Ma per l'Italia, la previsione è più cupa: chi inizia oggi a lavorare andrebbe (andrà...) in pensione solo a 71 anni. Peggio di noi solo la Turchia, dove l'età pensionabile salirà da 52 a 65 anni per gli uomini, e da 49 a 63 per le donne.L'età pensionabile aumenterà anche in Danimarca (da 67 a 74 anni), Estonia (da 64,3 a 71 anni), e in diversi altri Paesi europei, tra cui Finlandia, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia e Svezia.

 

La bambina di sette anni ha ragione

Non sorprende quindi che la piccola manifestante immaginaria creata con l’IA con il suo cartello “E la pensione, a che punto sta?” abbia già le idee chiare. D'altronde, il rapporto ci dice che tra il 1970 e il 2021 c'è stato un notevole allungamento della vita lavorativa. L'aspettativa di vita dopo i 65 anni è aumentata di 4 anni e 8 mesi, il che significa che mantenendo inalterati i requisiti per il pensionamento, ogni Stato dovrebbe farsi carico di 5 anni in più di pensioni pagate.

Insomma, per le nuove generazioni la pensione rimarrà un miraggio lontano. E chissà che la piccola manifestante non debba chiedere, tra qualche decennio, la stessa cosa anche per i suoi nipoti.

 

Conclusioni (amare)

E così, immersi in questa lunga traversata chiamata lavoro, ci ritroviamo a chiederci se il premio promesso alla fine del viaggio sia davvero degno della fatica. La prospettiva di un'età pensionabile che continua a spostarsi in avanti come un miraggio nel deserto ci spinge a riflettere sul senso ultimo di questo pellegrinaggio esistenziale. Passeremo dunque la vita a inseguire scadenze, obiettivi e traguardi, per poi ritrovarci con pochi anni di quiete, assaporando appena i frutti di una libertà tardiva? Ci illudiamo forse che il riposo arriverà quando avremo dato tutto, ma la verità è che l'aspirazione alla serenità si intreccia al sogno di un equilibrio più armonioso, dove la dignità del lavoro e la gioia di vivere non debbano necessariamente escludersi a vicenda.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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