di Francesco Pungitore*
Noam Chomsky, rinomato linguista, filosofo e attivista politico americano, è una delle figure più influenti e controverse del XX e XXI secolo. Una delle sue critiche più incisive riguarda il capitalismo, un sistema economico che ha le sue radici proprio negli Stati Uniti, patria del consumismo capitalistico. La posizione di Chomsky acquisisce particolare rilevanza proprio in virtù della sua cittadinanza americana, rendendo il suo atto d’accusa ancor più significativo e provocatorio.
Nel corso della sua carriera, Chomsky ha continuamente messo in discussione le basi del capitalismo, sottolineando le sue iniquità, le sue conseguenze nefaste sulla società e il suo impatto distruttivo sull'ambiente. Attraverso un'analisi lucida e approfondita, Chomsky invita a riflettere sulle reali implicazioni di un sistema che costringe gli individui in una spirale di consumismo e competizione, minando i valori fondamentali di solidarietà e cooperazione.
Nel contesto delle critiche di Noam Chomsky al capitalismo, il tema dell'ambiente assume un ruolo cruciale. Secondo Chomsky, il capitalismo, con la sua incessante ricerca del profitto e l'incoraggiamento al consumismo sfrenato, è direttamente responsabile della crescente crisi ambientale che affligge il nostro pianeta. La sua analisi mette in luce come il sistema capitalistico favorisca uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali e alimenti un'industria globale basata sull'uso massiccio di combustibili fossili, fonte primaria delle emissioni di gas serra e del conseguente riscaldamento globale.
Chomsky critica, inoltre, la logica del “profitto a tutti i costi” che pervade il capitalismo, la quale spesso porta a trascurare o ignorare gli impatti ambientali delle attività economiche. Questa mentalità rende difficile, se non impossibile, mettere in pratica politiche e strategie di sviluppo sostenibile, poiché gli interessi delle grandi corporation e dei detentori del potere economico spesso prevalgono sulle esigenze di una convivenza equilibrata con l'ambiente.
L'ambientalismo di Chomsky si concretizza nel sostegno a movimenti e iniziative che promuovono un cambiamento radicale nella gestione delle risorse e nella produzione energetica. Egli sostiene l'importanza di adottare modelli economici alternativi che privilegino la sostenibilità, la cooperazione e la giustizia sociale, per invertire la tendenza distruttiva del capitalismo. Chomsky evidenzia come una transizione verso un'economia circolare e l'adozione di energie rinnovabili possano rappresentare passi fondamentali in questa direzione.
In sintesi, la critica di Noam Chomsky al capitalismo si estende anche alla sua insostenibilità ambientale. Egli sottolinea come il sistema capitalistico, nella sua forma attuale, non solo perpetui ingiustizie sociali, ma contribuisca in maniera determinante alla crisi ecologica globale, invitando a riflettere sulla necessità di un profondo cambiamento nella nostra concezione dell'economia e dello sviluppo.
Noam Chomsky sostiene l'importanza di esplorare e adottare modelli economici alternativi al capitalismo, al fine di contrastare le sue conseguenze negative sia dal punto di vista sociale che ambientale. Tra i principali modelli economici alternativi proposti, possiamo citare:
Chomsky riconosce che non esiste una soluzione unica e universale alle sfide poste dal capitalismo, ma sostiene l'importanza di sperimentare e adottare modelli economici diversi, basati sulla cooperazione, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale. Tali modelli offrono un'alternativa concreta alle problematiche causate dal capitalismo, promuovendo un cambiamento radicale nella nostra concezione dell'economia e dello sviluppo.
Noam Chomsky è noto per la sua analisi critica del ruolo dei media nella formazione dell'opinione pubblica e nella costruzione del consenso. Insieme all'economista e professore Edward S. Herman, Chomsky ha sviluppato il “Modello di Propaganda”, presentato nel loro libro “La fabbrica del consenso: Ovvero la politica dei mass media” (1988).
Il Modello di Propaganda sostiene che i mass media, invece di fungere da canale indipendente e obiettivo per informare il pubblico, operano principalmente come mezzo per diffondere propaganda e promuovere gli interessi delle élite economiche e politiche. Secondo Chomsky e Herman, i media mainstream sono controllati e influenzati da grandi corporazioni e governi che usano il loro potere per manipolare l'informazione e plasmare l'opinione pubblica.
Chomsky e Herman individuano cinque “filtri” attraverso i quali passano le notizie prima di raggiungere il pubblico.
Concentrazione e proprietà dei media: poche grandi società possiedono la maggior parte dei media, il che porta a una concentrazione di potere e a un controllo stretto sui contenuti.
Dipendenza dalla pubblicità: i media dipendono in gran parte dalle entrate pubblicitarie per finanziarsi, il che li rende inclini a favorire contenuti che si allineano agli interessi delle aziende che acquistano spazi pubblicitari.
Fonti di informazione: i media dipendono da un numero limitato di fonti di informazione, spesso legate a governi e istituzioni, che forniscono un flusso costante di notizie. Questo porta i diversi mezzi-canali a essere selettivi e parziali nella scelta delle storie da coprire.
Flak e meccanismi di controllo: i media sono soggetti a pressioni e critiche da parte di gruppi di potere, che possono influenzare i contenuti attraverso minacce di ritiro della pubblicità, denunce legali o campagne di diffamazione.
Ideologia dominante e paura del nemico: i media tendono a promuovere l'ideologia dominante e ad allinearsi con gli interessi del proprio governo, spesso esaltando la paura di un nemico esterno per giustificare politiche aggressive o repressive.
Secondo Chomsky, la costruzione del consenso attraverso i media è un meccanismo fondamentale per mantenere il controllo delle élite sui cittadini e per limitare la partecipazione democratica. La sua analisi mette in luce l'importanza di una stampa indipendente e di una cittadinanza informata, in grado di sfidare e contrastare la manipolazione mediatica e la propaganda.
Tra gli intellettuali americani, molti studiosi apprezzano il suo impegno politico e la sua dedizione nel promuovere un'analisi critica delle istituzioni e della politica. Tuttavia, alcuni non condividono le sue idee o lo considerano troppo radicale, accusandolo di essere eccessivamente critico nei confronti degli Stati Uniti.
Per quanto riguarda le istituzioni governative, Chomsky è stato spesso in conflitto con varie amministrazioni a causa delle sue posizioni controcorrente. Le sue critiche all'interventismo militare americano, alla politica estera e alle pratiche di sorveglianza interna gli hanno creato molti detrattori all'interno del governo e delle agenzie di intelligence. Tuttavia, nonostante le controversie, la sua influenza e la sua rilevanza nel dibattito pubblico made in Usa rimangono indiscutibili.
In sintesi, la percezione di Noam Chomsky in America è complessa e sfaccettata. Mentre alcuni lo considerano un eroico difensore dei diritti umani, altri lo vedono come ingiustamente ostile nei confronti del sistema americano. La sua figura, tuttavia, continua a stimolare dibattiti e discussioni, sottolineando il suo ruolo come uno dei più importanti intellettuali contemporanei.
Ecco una selezione di alcune delle opere più note di Noam Chomsky incentrate sul suo pensiero politico, insieme alle loro edizioni italiane.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’insegnamento e Master in Comunicazione digitale