di Francesco Pungitore*
Nell'era digitale, il confine tra realtà e finzione si fa sempre più sfumato, complice l'avanzamento delle tecnologie legate all'intelligenza artificiale. La creazione di video e immagini deepfake, una volta confinata ai laboratori di ricerca, è oggi una pratica diffusa che coinvolge milioni di utenti internet e colpisce migliaia di personalità pubbliche. Un deepfake è una tecnica basata sull'intelligenza artificiale che permette di creare video o immagini molto realistici in cui il volto o la voce di una persona possono essere sostituiti o completamente ricreati artificialmente.
Celebrità manipolate
Recentemente, un'indagine condotta da Channel ha rivelato che circa 4.000 celebrità sono state vittime di deepfake, con le loro immagini manipolate e diffuse senza consenso su siti specializzati. Tra questi, attrici, star televisive, musicisti e YouTuber hanno visto i propri volti sovrapposti su contenuti spesso compromettenti o fuori contesto, generati con precisione inquietante dalle macchine. Il caso più eclatante riguarda la superstar Taylor Swift, le cui immagini false hanno raccolto 45 milioni di visualizzazioni prima di essere rimosse dalla piattaforma X.
Nella raffigurazione in alto ci troviamo di fronte a due immagini dell'attrice Gal Gadot: una è una foto autentica, l'altra un prodigio dell'intelligenza artificiale. A sinistra vediamo una versione con il cappotto, impeccabilmente creata dall'IA per simulare l'attrice con una precisione sbalorditiva, mentre a destra c'è l'immagine reale di Gal Gadot. Sono talmente simili che distinguerle diventa una vera sfida, illustrando la stupefacente capacità dell'IA di riprodurre fedelmente la nostra realtà visiva.
Tra privacy ed etica
Questi episodi sollevano interrogativi profondi sulla privacy e sull'etica nell'uso delle tecnologie emergenti. La capacità di generare video realistici di volti parlanti da una singola foto, ad esempio, pur essendo una conquista tecnologica, porta con sé una serie di sfide legali e morali. Le simulazioni generate possono essere talmente convincenti da sfidare il nostro senso della realtà, alimentando false narrazioni o compromettendo l'immagine pubblica degli individui.
Un difficile equilibrio
L'entusiasmo per le potenzialità positive delle nuove tecnologie, come l'uso in ambito educativo o terapeutico, è bilanciato dalla crescente preoccupazione per il suo abuso. Il dibattito è acceso su come dovrebbero essere regolamentate queste pratiche. Si discute l'importanza di una normativa che possa tenere il passo con l'evoluzione tecnologica senza soffocarne le potenzialità positive di innovazione, garantendo al contempo la protezione delle persone.
In attesa di tali regolamentazioni, gli utenti e le vittime di deepfake si trovano a navigare in un mare incerto. La velocità con cui le immagini manipolate possono diffondersi richiede una risposta altrettanto rapida ed efficace da parte delle piattaforme digitali, che si trovano spesso in ritardo rispetto al ritmo con cui emergono nuove sfide.
Di fronte a questo panorama, la società tutta (opinione pubblica e parte politica) deve confrontarsi con questioni di veridicità, consenso e identità nell'era digitale. La linea tra vero e falso diventa sempre più sottile e il nostro impegno collettivo nel definire e difendere questa trincea sarà cruciale per il futuro della privacy e dell'autenticità in un mondo sempre più mediato dalla tecnologia.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale