di Francesco Pungitore*
Il cosiddetto “tramonto” della metafisica è un un’immagine metaforica che descrive una sorta di parabola discendente della scienza dell'assoluto, dalle “visioni” del soprasensibile di Platone, passando per la divisione tra noumeno e fenomeno di Kant, fino al materialismo di Feuerbach e Marx, per concludere giungendo a Wittgenstein con la sua celebre e definitiva frase: “Su ciò di cui non si può dire, si deve tacere…”.
Platone e il soprasensibile
Platone, nella sua filosofia, introduce il concetto di “mondo soprasensibile”, un regno trascendente e immutabile che contiene le forme perfette ed eterne delle cose. Questo spazio iperuranio, accessibile solo attraverso le più alte qualità della ragione e della dialettica, rappresenta la realtà ultima e l'origine delle nostre conoscenze. La metafisica di Platone getta le basi per una concezione dualistica dell'esistenza, con una netta distinzione tra il mondo sensibile, imperfetto e mutevole, e il mondo delle Idee, assoluto e immutabile.
La distinzione tra essere e divenire, tra il mondo soprasensibile delle Idee e il mondo sensibile delle apparenze, ha profonde implicazioni filosofiche, etiche e politiche nel pensiero di Platone.
Le conseguenze della divisione tra essere e divenire nel pensiero di Platone sono profondamente radicate nella cultura occidentale e hanno influenzato molte correnti filosofiche successive. Tuttavia, i valori platonici sono in netto contrasto con quelli della modernità. Il dualismo platonico è stato spesso criticato per il suo “disprezzo” del mondo materiale e sensibile, considerato come inferiore e illusorio, e per la sua tendenza a idealizzare una realtà trascendente e inaccessibile alla maggior parte degli individui. Nonostante queste critiche, la filosofia di Platone continua a sollevare domande fondamentali sulla natura della realtà, della conoscenza e dei valori umani, offrendo spunti di riflessione per il confronto tra il pensiero antico e quello moderno.
Kant e la divisione tra noumeno e fenomeno
Nel XVIII secolo, Immanuel Kant rivoluziona la metafisica con la sua “rivoluzione copernicana” nella filosofia. Kant afferma che non possiamo conoscere direttamente la realtà delle cose in sé (i noumeni), ma solo i fenomeni, ossia l'aspetto che le cose assumono quando interagiscono con le nostre facoltà cognitive. Kant mette in dubbio la possibilità di una conoscenza metafisica dell'assoluto, poiché le nostre percezioni e i nostri concetti sono condizionati dalla nostra struttura mentale e dai limiti del nostro intelletto.
La filosofia di Kant rappresenta un punto di svolta nella storia del pensiero metafisico, poiché mette in discussione la possibilità stessa di accedere alla realtà assoluta e trascendente concepita da Platone. Se esiste un soprasensibile, quel mondo ci resta inaccessibile, poiché siamo limitati dalle nostre strutture cognitive e dalle categorie a priori dell'intelletto. Questa nuova prospettiva comporta importanti conseguenze sul piano dei valori e delle concezioni etiche e politiche.
In conclusione, la filosofia di Kant rappresenta una svolta epocale nel pensiero metafisico, poiché chiude le porte alla conoscenza diretta del soprasensibile e pone l'accento sulla responsabilità e l'autonomia dell'individuo nel campo etico, estetico e politico. Sebbene l'assoluto e il trascendente restino inaccessibili, la filosofia kantiana offre un nuovo quadro di valori e ideali che si adatta meglio alle esigenze e alle aspirazioni dell'epoca moderna.
Feuerbach e Marx: il materialismo e la critica della metafisica
Nel XIX secolo, Ludwig Feuerbach e Karl Marx propongono una visione materialistica del mondo, secondo cui la realtà è costituita unicamente dalla materia e dai suoi processi. Feuerbach critica la religione e la metafisica come forme di alienazione dell'uomo, che proietta i propri desideri e valori su un mondo trascendente immaginario. Marx estende questa critica alla sfera sociale e politica, sostenendo che la filosofia idealistica è un riflesso delle condizioni materiali e delle relazioni di produzione che caratterizzano una società.
La filosofia di Feuerbach e Marx segna, quindi, una netta rottura con la metafisica platonica e la sua concezione di un mondo soprasensibile. Con la loro prospettiva materialistica, essi negano totalmente l'esistenza di una realtà trascendente e immutabile, sostenendo invece che tutto ciò che esiste è costituito dalla materia e dai processi materiali. Questo cambiamento di paradigma implica la fine dell'idea stessa di mondo soprasensibile e, di conseguenza, della ragion d'essere del pensiero metafisico così come lo concepiva Platone.
In sintesi, la filosofia materialistica di Feuerbach e Marx rappresenta una svolta radicale nel pensiero filosofico, che abbandona l'idea di un mondo soprasensibile e nega la validità della metafisica platonica. Al suo posto, essi propongono un approccio critico e scientifico alla conoscenza e una concezione etica e politica basata sull'analisi delle condizioni materiali e sulla lotta per la giustizia e l'emancipazione sociale.
Wittgenstein: la fine della metafisica e il silenzio sul mistero
Infine, Ludwig Wittgenstein, con il suo “Tractatus Logico-Philosophicus”, porta la critica della metafisica a un punto definitivo di svolta. Egli sostiene che la filosofia deve limitarsi a chiarire i problemi linguistici e concettuali, rinunciando per sempre a qualsiasi pretesa di conoscenza metafisica dell'assoluto. Wittgenstein afferma che la maggior parte dei problemi filosofici nasce dal nostro uso improprio del linguaggio e che la filosofia deve occuparsi di ciò che può essere detto chiaramente e precisamente. La sua celebre frase “Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere” suggerisce che il silenzio è l'unico atteggiamento appropriato nei confronti dei misteri insondabili dell'assoluto e del trascendente, che sfuggono alla nostra capacità di comprensione e di espressione linguistica.
Ludwig Wittgenstein può essere considerato il punto finale della parabola discendente della metafisica, se paragonato al pensiero di Platone. La sua critica radicale della metafisica e l'attenzione al linguaggio segnano il tramonto definitivo della scienza dell'assoluto e delle visioni soprasensibili. Le conseguenze del suo pensiero sul piano dei valori sono molteplici e significative.
In conclusione, il pensiero di Wittgenstein rappresenta il punto finale della parabola discendente della metafisica, segnando il tramonto definitivo di questa disciplina e dando origine a un nuovo approccio filosofico. Le conseguenze del suo pensiero sul piano dei valori sono profonde e variegate, e si riflettono in una riformulazione dell'epistemologia, dell'etica, dell'estetica e dei valori politici e sociali. Wittgenstein ci invita a riconoscere i limiti del linguaggio e della conoscenza, e a cercare la comprensione e la saggezza attraverso l'analisi critica del nostro discorso e delle nostre pratiche culturali. In tal modo, il suo pensiero segna un passaggio da una filosofia basata sulle pretese di conoscenza dell'assoluto e del trascendente, a una filosofia più consapevole dei propri limiti.
Conclusioni
Con il concetto di “tramonto” della metafisica si intende rappresentare l’evoluzione del pensiero filosofico nella storia, che si sposta progressivamente dalla ricerca di una conoscenza assoluta e trascendente alla critica delle condizioni e dei limiti della nostra comprensione. Attraverso le opere di Platone, Kant, Feuerbach, Marx e Wittgenstein, si può osservare un percorso che conduce alla consapevolezza dei limiti del linguaggio e del pensiero umano nel tentativo di afferrare l'assoluto. Questo percorso, tuttavia, non deve essere interpretato come un abbandono della filosofia, ma come un invito a riflettere criticamente sulle nostre pretese di conoscenza e sul ruolo della filosofia stessa nella nostra vita.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laura in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale