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Intelligenza Artificiale: davvero una minaccia o c’è dietro una guerra economica?

Il catastrofismo delle multinazionali sembra più una difesa accanita dei loro interessi contro la crescita dell’open-source indipendente e libero che una reale preoccupazione etica

di Francesco Pungitore*

 

Le continue ondate di allarmismo sull'Intelligenza Artificiale (IA) sembrano travolgere incessantemente la sfera pubblica. Gli annunci di catastrofi imminenti, spesso seguite da richieste e appelli di “regole più stringenti”, sembrano provenire in larga parte proprio dai detentori di questo business: le grandi multinazionali che investono ingenti somme di denaro nello sviluppo dell'IA, prevedendo ovviamente ritorni economici altrettanto consistenti.

Due domande emergono spontaneamente di fronte a questo scenario: perché tanto allarmismo? Non è forse che l'IA sta sfuggendo di mano a chi l'ha creata?

Non ci riferiamo agli scenari apocalittici alla Terminator, con un'intelligenza artificiale che si ribella ai suoi creatori. Piuttosto, la preoccupazione potrebbe riguardare la crescita esponenziale di piattaforme di ricerca open-source che, alimentando la democratizzazione dell'IA, potrebbero mettere a rischio i piani di guadagno delle grandi aziende. In effetti, è forse in questo contesto che si devono inquadrare le continue richieste di “regole stringenti”.

Sembra infatti che queste istanze continue di “più regole” potrebbero essere un modo sottile per cercare di introdurre barriere burocratiche complesse e difficile da superare per le start-up e le imprese minori. In questo modo, le grandi multinazionali potrebbero riuscire a proteggere i propri interessi, rendendo più difficile per i nuovi attori entrare nel campo dell'IA e competere a pari livello.

Questa interpretazione ci costringe a guardare con occhi critici e attenti le richieste di regolamentazione dell'IA. Mentre è indubbio che ci sia bisogno di fissare un perimetro di norme etiche e prudenziali, è importante assicurarsi che tali regole non vengano utilizzate come uno strumento per impedire l'innovazione e la concorrenza.

Ciò non vuol dire che dobbiamo ignorare i rischi legati all'IA. Al contrario, dobbiamo essere proattivi nel definire un quadro normativo equo e trasparente, che garantisca la sicurezza dei cittadini senza soffocare l'innovazione.

Alla luce di queste considerazioni, le domande iniziali non solo meritano di essere fatte, ma richiedono risposte sincere e trasparenti da parte di tutti gli attori coinvolti. In questo modo, si potrà assicurare che l'IA sia uno strumento al servizio dell'umanità, e non un'arma di guerra economica.

 

Il ruolo decisivo della politica e dei governi nazionali

Nel contesto attuale, il ruolo della politica e dei governi diventa ancora più importante. Spetta a loro, infatti, il compito di promulgare e applicare le leggi che regolano l'uso dell'Intelligenza Artificiale, equilibrando le esigenze degli operatori privati con l'interesse collettivo.

La sfida che si presenta è duplice. Da un lato, la necessità di incoraggiare l'innovazione tecnologica, indispensabile per la crescita economica e lo sviluppo sociale. Dall'altro, l'obbligo di proteggere i diritti dei cittadini e di prevenire abusi e manipolazioni da parte di entità private o pubbliche.

La politica, quindi, deve svolgere un ruolo di mediazione, garantendo un clima di concorrenza sana e aperta. Deve favorire l'accesso al mercato dell'IA alle piccole e medie imprese, alle start-up innovative, nonché alle iniziative di ricerca open-source, che potrebbero essere penalizzate da normative troppo restrittive o da barriere burocratiche insuperabili.

Allo stesso tempo, i governi devono garantire che l'uso dell'Intelligenza Artificiale rispetti principi fondamentali come il rispetto della privacy, la trasparenza delle decisioni basate sull'IA e l'accountability dei sistemi automatizzati. Questo richiede un impegno costante per monitorare l'evoluzione tecnologica, affinare le regolamentazioni esistenti e, quando necessario, introdurre nuove misure legislative.

In ultima analisi, il compito della politica e dei governi è quello di assicurarsi che la rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale non diventi un'occasione per la concentrazione di potere in poche mani, ma un'opportunità per promuovere l'innovazione, la democrazia digitale e il benessere collettivo.

 

L’importanza dell’informazione

Il ruolo dell'opinione pubblica nell'orientare la regolamentazione dell'Intelligenza Artificiale è altrettanto fondamentale. Il dibattito libero può esercitare un'importante pressione sulle scelte politiche, e quindi è cruciale che i cittadini siano correttamente informati sull'IA, sui suoi potenziali rischi e benefici, e su come potrebbe impattare sulla loro vita quotidiana.

I media, in questo contesto, svolgono un ruolo di primo piano. Hanno la responsabilità di fornire un'informazione accurata, imparziale e accessibile a tutti. Troppo spesso, tuttavia, i discorsi sull'IA sono carichi di tecnicismi inaccessibili o di scenari futuristici eccessivamente spaventosi o, al contrario, banalmente ottimistici. Per contribuire efficacemente al dibattito, i media devono sforzarsi di superare questi estremi, offrendo una visione equilibrata e ben informata dell'IA.

Una corretta informazione aiuta a contrastare le paure infondate che possono portare a richieste di regole eccessive o ingiustificate. Allo stesso tempo, aiuta i cittadini a comprendere meglio i rischi reali associati all'IA e a esigere misure adeguate per mitigarli.

Inoltre, i media possono stimolare il dialogo tra i vari stakeholder - ricercatori, aziende, politici e cittadini - contribuendo a creare un consenso sulla direzione che dovrebbe prendere lo sviluppo dell'IA.

In conclusione, sia l'opinione pubblica che i media hanno un ruolo chiave nel plasmare l'ambiente normativo dell'Intelligenza Artificiale. La loro collaborazione può garantire che l'IA si sviluppi in un modo che rispetti i diritti dei cittadini, promuova l'innovazione e favorisca il benessere collettivo.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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