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Il duopolio globale dell'Intelligenza Artificiale: Usa e Cina in testa, Ue in ritardo

Investimenti massicci guidano una nuova era di innovazione, mentre la vecchia Europa lotta per tenere il passo

di Francesco Pungitore*

 

Gli investimenti globali nell'Intelligenza Artificiale (IA) sono destinati a raggiungere cifre straordinarie, con una previsione di 200 miliardi di dollari entro i prossimi due anni, secondo un recente rapporto di Goldman Sachs. L'IA generativa, che si concentra sulla creazione di nuovi contenuti basati sui modelli linguistici, potrebbe aumentare la produttività del lavoro a livello globale di oltre l'1% all'anno. Entro il 2025, gli investimenti nell'IA potrebbero rappresentare fino al 4% del PIL degli Stati Uniti e il 2,5% del PIL di altri Paesi, inclusa la Cina.

Il potenziale economico

Goldman Sachs attribuisce questo aumento degli investimenti all'IA generativa, che include tecnologie come ChatGPT, Stable Diffusion e simili. Tuttavia, le aziende dovranno effettuare consistenti investimenti iniziali in capitale fisico, digitale e umano per abbracciare appieno queste tecnologie. Un rapporto McKinsey suggerisce che solo l'IA generativa potrebbe contribuire annualmente con 4,4 trilioni di dollari all'economia globale entro il 2030.

 

Il dominio di USA e Cina

Gli Stati Uniti sono stati i pionieri nell'implementazione di un piano strategico per l'IA nel 2016, seguiti dalla Cina nel 2017. Entrambi i Paesi hanno investito ingenti risorse, con l'obiettivo di diventare leader mondiali. La rapida crescita nell'IA ha stimolato i mercati statunitensi, rendendo il 2023 uno dei migliori anni dalla Grande Depressione.

 

L'Ue in difficoltà

L'Unione Europea, al contrario, è fortemente in ritardo. Mancano un piano strategico per l'IA e investimenti pubblici e privati adeguati. L'adozione dell'IA da parte delle aziende rimane bassa, e manca una visione chiara che incentivi e supporti il processo di cambiamento.

 

Le ragioni del vantaggio americano

Gli Stati Uniti hanno una posizione di vantaggio grazie a un maggior numero di startup, finanziamenti privati e di rischio e dominano la produzione di semiconduttori e chip. La Cina sta riducendo velocemente il divario, ma risulta in svantaggio per la minor disponibilità di talenti nella ricerca.

 

Tanti ricercatori ma pochi finanziamenti

L'Ue, pur avendo i talenti necessari, soffre di una disparità tra la quantità di ricercatori disponibili e il finanziamento per favorire la ricerca e l'adozione dell'IA. Le startup americane e cinesi hanno ricevuto più finanziamenti nel solo 2017 rispetto a quanto ricevuto dalle startup europee nel triennio 2016-2018. Questa posizione arretrata mina la possibilità dell'Ue di influenzare la governance globale dell'IA.

 

Conclusioni

Il duopolio globale dell'IA è chiaramente dominato dagli Stati Uniti e dalla Cina, con l'Ue che lotta per tenere il passo. Gli investimenti massicci, le strategie ben pianificate e l'adozione rapida delle tecnologie di IA stanno guidando una nuova era di innovazione e crescita economica. L'Europa deve agire rapidamente se vuole partecipare a questa rivoluzione globale.

In questo contesto, l'Italia si trova a un bivio critico. Nonostante la presenza di eccellenze accademiche e di ricerca nel campo dell'IA, il Paese è ancora lontano dall'essere un protagonista nel panorama internazionale. Gli investimenti pubblici e privati sono limitati, e l'adozione dell'IA nelle imprese italiane è ancora a un livello embrionale.

La mancanza di una strategia nazionale chiara e coerente per l'IA ha lasciato l'Italia indietro rispetto ad altri Paesi europei. Le startup italiane specializzate in IA hanno ricevuto solo una frazione dei finanziamenti rispetto ai loro omologhi dell'Ue, e la collaborazione tra università, industria e governo è ancora troppo frammentata.

Tuttavia, l'Italia ha il potenziale per recuperare terreno. Con una forte tradizione in matematica e informatica e con centri di ricerca di fama mondiale, il Paese ha le risorse umane necessarie per eccellere nell'IA. Ciò che manca è una visione strategica che unisca questi elementi in un ecosistema coeso e dinamico.

Per raggiungere questo obiettivo, l'Italia deve investire in educazione e formazione, promuovere la collaborazione tra ricerca e industria e creare incentivi per l'innovazione e l'imprenditorialità. È necessario anche un impegno da parte del Governo per sostenere la ricerca e lo sviluppo nell'IA, attraverso finanziamenti diretti e politiche favorevoli.

In conclusione, mentre il duopolio globale dell'IA continua a consolidarsi, l'Italia e l'Ue nel suo insieme hanno l'opportunità di giocare un ruolo significativo in questa rivoluzione. Ma il tempo sta scadendo, e l'azione deve essere rapida e decisa. La posta in gioco è alta: l'IA ha il potere di trasformare l'economia, la società e la vita quotidiana e l'Italia non può permettersi di segnare il passo. La sfida è complessa, ma le opportunità sono immense e il futuro dell'IA è ancora tutto da scrivere.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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