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Scaffolding: costruire ponti verso l'apprendimento inclusivo

Una strategia pedagogica sempre efficace che sostiene e guida gli alunni, in particolare quelli con bisogni educativi speciali

di Francesco Pungitore*

 

Lo scaffolding, termine inglese che letteralmente si traduce in “ponteggio” o “impalcatura”, è un concetto che ha radici profonde nella psicologia e nella pedagogia. Nel 1976, Jerome Bruner, David Wood e Gail Ross introdussero questo termine nel panorama psicologico attraverso un articolo sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, dando vita a una strategia di apprendimento che avrebbe trovato vasta applicazione nel mondo educativo. La strategia si basa su un processo di tutoraggio, dove un individuo più esperto costruisce un “ponte” di conoscenze per guidare e sostenere l'apprendista nel suo percorso di crescita cognitiva.

Il tutoraggio come sostegno strutturale

Il tutoraggio, o l'azione di fornire uno scaffolding, non è semplicemente un trasferimento di conoscenze. È un processo attento e riflessivo, dove il tutor fornisce un supporto costante, verificando e accompagnando l'apprendista in risposta ai suoi bisogni e alle competenze che sta sviluppando. Questo sostegno diventa essenziale, specialmente quando si tratta di alunni con bisogni educativi speciali o con ritardi cognitivi, poiché fornisce una struttura solida su cui possono costruire le proprie competenze e conoscenze.

 

Le fasi dell’apprendimento

Il processo di apprendimento, anche secondo gli studi più recenti che si ispirano a Bruner, può essere suddiviso in quattro fasi chiave: Modeling, Coaching, Scaffolding e Fading.

Queste fasi rappresentano un percorso che va dalla dimostrazione pratica dell'esperto all'autonomia dell'apprendista, fornendo un supporto che gradualmente diminuisce man mano che lo studente guadagna fiducia e competenza nelle proprie abilità.

 

Scaffolding e fading: pilastri dell’autonomia e della crescita

Scaffolding e Fading non sono solo tecniche, ma pilastri fondamentali per lo sviluppo dell'autonomia e della fiducia in sé stessi degli alunni. Essi non solo forniscono un supporto tecnico e cognitivo, ma anche emotivo, incoraggiando gli studenti a superare gli ostacoli, stimolando la loro motivazione e autostima e guidandoli verso l'acquisizione di nuove competenze e conoscenze.

Per gli alunni con bisogni educativi speciali o con ritardi cognitivi, in particolare, lo scaffolding assume un ruolo ancora più cruciale. Fornisce un ambiente di apprendimento sicuro e strutturato, dove possono esplorare, fare errori, apprendere e crescere, sapendo che hanno una rete di sicurezza su cui fare affidamento. In questo contesto, il tutor non è solo un insegnante, ma un costruttore di ponti che collega gli alunni alle loro potenzialità, guidandoli attraverso il percorso dell'apprendimento con empatia, pazienza e sostegno costante.

 

Costruire un futuro inclusivo

Lo scaffolding, con le sue radici storiche e la sua applicazione pratica, continua a essere una strategia pedagogica fondamentale, specialmente nell'educazione inclusiva. Costruendo “ponti” di apprendimento e sostegno, possiamo guidare tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro sfide e abilità, verso un futuro di crescita, apprendimento e successo.

 

Esempio pratico 1: risoluzione di problemi matematici

Contesto - La classe è composta da studenti di diverse abilità, inclusi alunni con bisogni educativi speciali (BES) e alcuni con disabilità. Il docente-tutor è consapevole delle diverse esigenze e lavora per creare un ambiente di apprendimento inclusivo.

Fase 1 - Modeling (Modellamento)

Il docente-tutor introduce un problema matematico e lo risolve passo dopo passo alla lavagna, spiegando chiaramente ogni fase del processo. Utilizza linguaggio e materiali visivi chiari, come diagrammi o manipolativi, per rendere il concetto accessibile a tutti gli studenti, inclusi quelli con BES e disabilità.

Fase 2 - Coaching (Allenamento)

Gli studenti sono invitati a risolvere un problema simile con l'aiuto del docente-tutor. L'insegnante si muove tra i banchi, offrendo suggerimenti e assistenza. Per gli studenti BES o con disabilità, il docente potrebbe offrire ulteriori spiegazioni o utilizzare strumenti specifici, come calcolatrici, chatbot di intelligenza artificiale o schede di lavoro visive, per supportare il loro apprendimento.

Fase 3 - Scaffolding (Assistenza)

Gli studenti lavorano in piccoli gruppi per risolvere un altro problema. Il docente-tutor fornisce “scaffold” sotto forma di schede guida che delineano i passaggi per risolvere il problema. Gli studenti BES o con disabilità possono lavorare con un assistente didattico o utilizzare strumenti tecnologici che supportino il loro apprendimento, come software di lettura o applicazioni matematiche interattive.

Fase 4 - Fading (Allontanamento)

Il docente propone un set di problemi simili per essere risolti individualmente dagli studenti, fornendo meno supporto strutturale. Gli studenti sono incoraggiati a utilizzare le strategie apprese e a lavorare in modo più autonomo, mentre il docente-tutor rimane disponibile per assistenza quando necessario. Gli adattamenti e gli strumenti di supporto continuano ad essere disponibili per gli studenti BES e disabili.

Fase 5 - Autonomia

Gli studenti sono invitati a risolvere problemi indipendentemente, applicando le competenze e le strategie che hanno appreso. Il docente-tutor fornisce feedback e riconoscimento, celebrando i successi e discutendo le sfide. Gli studenti BES e disabili condividono le strategie che hanno trovato utili e continuano ad utilizzare gli strumenti e le risorse che supportano il loro apprendimento.

 

Esempio pratico 2: apprendimento della scrittura creativa

Fase 1 - Modeling (Modellamento)

Il docente-tutor presenta un esempio di scrittura creativa, leggendo un breve racconto e discutendo gli elementi chiave con la classe. Utilizza supporti visivi, come immagini o parole chiave visualizzate alla lavagna, e fornisce una versione scritta del racconto per gli studenti che beneficiano di supporti tattili o visivi.

Fase 2 - Coaching (Allenamento)

Gli studenti sono invitati a scrivere un breve paragrafo su un tema specifico. Il docente-tutor si muove tra i banchi, offrendo suggerimenti e supporto. Per gli studenti BES o con disabilità, potrebbe essere utilizzato un software di scrittura assistiva, un chatbot di intelligenza artificiale o forniti tempi aggiuntivi, assicurando che ogni studente riceva il supporto necessario.

Fase 3 - Scaffolding (Assistenza)

Gli studenti sono guidati a scrivere un racconto breve utilizzando una struttura o mappa concettuale fornita dal docente-tutor. Gli studenti BES o con disabilità possono ricevere scaffolding aggiuntivi, come schede di lavoro dettagliate, o poter lavorare con un peer tutor. Il docente-tutor è disponibile per assistenza e incoraggiamento durante l'intero processo.

Fase 4 - Fading (Allontanamento)

Gli studenti scrivono un racconto con meno supporto strutturale, ma mantenendo accesso a strumenti di supporto come software di scrittura assistiva o schede guida. Il docente-tutor fornisce feedback e assistenza quando necessario, permettendo agli studenti di esplorare la loro creatività con un certo grado di indipendenza.

Fase 5 - Autonomia

Gli studenti sono invitati a scrivere un racconto in modo autonomo, utilizzando le competenze e gli strumenti che hanno appreso durante le fasi precedenti. Il docente-tutor valuta i lavori, fornendo feedback costruttivo e celebrando i successi di ogni studente, indipendentemente dalle loro abilità.

 

Conclusioni

Lo scaffolding, nella sua essenza, è un viaggio condiviso tra il docente-“maestro” e lo studente-“apprendista”, un percorso che si snoda attraverso la scoperta, l'esplorazione e, infine, la realizzazione delle competenze e delle potenzialità dell'alunno. Quando il docente si “sostituisce” inizialmente all'alunno, specialmente nel contesto degli studenti con bisogni educativi speciali (BES) e disabilità, non sta semplicemente eseguendo un compito al posto loro, ma piuttosto sta tracciando un sentiero, illustrando una meta raggiungibile e fornendo una visione di ciò che è possibile.

Il docente, in questo contesto, diventa un “maestro” nel senso più autentico e tradizionale del termine. Il suo ruolo va oltre quello di un semplice trasmettitore di conoscenze; diventa un modello, un guida, che attraverso le proprie azioni, mostra all'apprendista il cammino verso la scoperta e l'appropriazione delle proprie abilità. La “sostituzione” iniziale del docente non è un atto di esclusione dell'alunno dal processo di apprendimento, ma piuttosto un atto inclusivo che mostra, in termini concreti e visibili, il punto di arrivo possibile e desiderabile.

Per gli alunni BES e disabili, questo modello visivo e pratica diretta del docente sono fondamentali. Mostra che le mete sono raggiungibili e che il percorso, sebbene possa richiedere strumenti e metodi di supporto specifici, è tracciato e navigabile. Il docente, attraverso lo scaffolding, non solo fornisce un supporto tangibile ma anche incoraggiamento, fiducia e affermazione delle potenzialità dell'alunno.

La gradualità con cui il docente si ritira, permettendo all'apprendista di guadagnare autonomia, è un processo delicato e misurato, che deve essere calibrato con attenzione alle necessità, ai tempi e alle capacità dell'alunno. Questo ritiro progressivo non è un abbandono, ma un passaggio di testimone, dove l'apprendista, ora più sicuro e competente, inizia a camminare con le proprie gambe, applicando ed esplorando le competenze acquisite.

In ultima analisi, lo scaffolding è un dialogo continuo tra mostrare e fare, tra guidare ed esplorare, tra sostenere e rilasciare. È un equilibrio dinamico che, quando attuato con attenzione, empatia e rispetto per le individualità dell'apprendista, non solo facilita l'apprendimento ma celebra ogni piccolo successo lungo il percorso, conducendo verso un futuro in cui ogni studente può esprimere appieno le proprie potenzialità e competenze.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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