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Dall’IA all’AGI, manca davvero così poco?

Sam Altman e Mark Zuckerberg ipotizzano la creazione imminente di una intelligenza delle macchine del tutto simile a quella umana

di Francesco Pungitore*

 

In un contesto in cui le novità tecnologiche avanzano a ritmi serrati, l'evoluzione dall'intelligenza artificiale all'intelligenza artificiale generale (AGI) sembra essere più vicina di quanto si pensasse. Lo hanno ribadito, nelle ultime ore, leader dell'innovazione come Sam Altman e Mark Zuckerberg. E pare che anche la premier italiana Giorgia Meloni ne abbia discusso con Bill Gates, in un recente incontro a Roma. A Davos, sede del forum economico mondiale, l'AGI è stata un argomento caldo, segno di un interesse crescente a livello globale.

Per capire

Per comprendere a fondo la portata di questa evoluzione, è essenziale distinguere tra le attuali applicazioni di IA e il concetto di AGI. L'IA attuale brilla in ambiti ben definiti, dove la precisione e l'efficienza sono fondamentali: pensiamo all'analisi dati, alla diagnostica medica o alle previsioni meteorologiche. Questi sistemi sono programmati per eseguire specifici compiti, spesso con risultati che superano le capacità umane in termini di rapidità e affidabilità.

L'AGI, al contrario, si propone di emulare la versatilità multiforme dell'intelligenza umana. Non si limita a singoli compiti o settori; mira a una comprensione integrata, con capacità di apprendimento autonomo, e all'adattamento ad una vasta gamma di situazioni e problemi. Mentre l'IA attuale è specialista, l'AGI è generalista, un sistema che può teoricamente imparare e funzionare in qualsiasi ambito, dalla creatività artistica alla soluzione di complessi problemi scientifici.

Questa transizione rappresenterebbe un salto qualitativo enorme. L’AGI significherebbe in pratica la creazione di una macchina con capacità cognitive paragonabili a quelle dell'uomo, un evento senza precedenti nella storia dell'umanità.

 

Apocalittici e “positivisti”

La prospettiva di creare un'AGI suscita reazioni contrastanti. Da un lato, vi sono gli “apocalittici” che prevedono scenari distopici, simili a quelli del film “Terminator”. Dall'altro, i “positivisti” immaginano un futuro in cui il lavoro sarà completamente automatizzato, lasciando agli umani solo la scelta di come impiegare il proprio tempo libero. Tuttavia, la realtà potrebbe trovarsi nel mezzo tra i due estremi. La creazione di una AGI è indubbiamente un'opportunità straordinaria, ma richiede un approccio etico e regolamentato per garantire che i suoi benefici siano equamente distribuiti e che i potenziali rischi siano gestiti con responsabilità. Il futuro dell'AGI non sarà né completamente utopico né distopico, ma piuttosto un equilibrio di sfide e opportunità che dovranno essere affrontati con saggezza, equilibrio e lungimiranza.

 

Conclusioni

Nel contesto che si prefigura e nel passaggio dall'Intelligenza Artificiale all'Intelligenza Artificiale Generale, diventa cruciale ogni attività di divulgazione e di promozione della conoscenza. È in questo scenario che iniziative come quelle dell'Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale assumono un ruolo chiave. Questi progetti, focalizzati sul diffondere la consapevolezza sull'uso responsabile e consapevole delle nuove tecnologie, sono di vitale importanza, soprattutto per le nuove generazioni. Educare e informare l'intera società su queste tematiche è fondamentale per navigare con sicurezza e saggezza nel futuro tecnologico che ci attende. Solo la conoscenza ci permetterà di sfruttare al meglio potenzialità tecnologiche come quelle dell'AGI, garantendo al contempo un impatto positivo e controllato su vari aspetti della nostra vita quotidiana.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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