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Ucraina, la guerra senza fine

Dalle riflessioni di Domenico Quirico emergono orizzonti di comprensione su un teatro bellico “destinato a durare per anni”

di Francesco Pungitore*

Al Teatro Toselli di Cuneo, ho avuto il piacere di ascoltare Domenico Quirico, inviato ed editorialista del quotidiano “La Stampa”. Quirico ha presentato un'analisi acuta e, per molti versi, inquietante del conflitto che insanguina l'Ucraina: una “guerra di logoramento che durerà ancora per anni” e alla quale nessuno sembra avere interesse a porre fine.

 

Interessi opposti, fine comune

Da una parte, ha spiegato il giornalista, ci sono i “falchi” dell'Occidente, che spingono per “la distruzione della potenza militare russa in modo tale che non possa più nuocere ai suoi vicini”. Dall'altra, c'è Putin con il suo regime, deciso a mostrare al mondo un'immagine di antagonista del dominio monopolistico americano. In questo senso “Putin ha vinto la sua prima e fondamentale battaglia” perché questa guerra ha già “ucciso il mondo aperto in cui abbiamo vissuto fino al 24 febbraio 2022”.

 

Una geopolitica complessa e allarmante

Preoccupa la possibile escalation di uno scontro che vedrebbe la Nato contrapporsi direttamente alla Russia ed ai suoi alleati. In questo scenario bellico, la domanda delle domande è: che farebbe la Cina? Intanto, la strategia propagandistica anti-occidentale di Putin, in linea con le considerazioni di Quirico, si rivela sempre più evidente. Di recente, infatti, è stata diffusa la notizia di un “villaggio americano” alle porte di Mosca, pensato per ospitare gli “ammiratori occidentali” di Putin che desiderano trasferirsi in Russia.

 

Il ruolo della Cina

Dicevamo della questione cinese, che si inserisce in un contesto già difficile. La Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping sembrano intenzionate a formare un fronte comune contro l'Occidente. Di fatto, lo è. L'incontro del maggio scorso tra il primo ministro russo Mikhail Mishustin e il suo omologo cinese Li Qiang sembra confermare questa ipotesi, con i due Paesi che hanno promesso di “sostenersi a vicenda” contro le “minacce dell'Occidente”. A gettare altra benzina sul fuoco ci ha pensato il presidente americano Joe Biden che oggi ha dato del “dittatore” a Xi Jinping, durante un evento per una raccolta fondi elettorale in California, ricevendo subito la risposta della portavoce cinese del ministero degli Esteri Mao Ning, nel corso del briefing quotidiano: “I giudizi di Joe Biden sono assurdi e irresponsabili e violano la dignità politica della Cina”. La pace appare sempre più lontana.

 

Quale Pace?

Ma quale pace? Quirico osserva che “c’è un uso inappropriato del termine pace. Molti confondono il concetto di pace con quello di resa senza condizioni, che non è pace. Servono passaggi graduali, tregue, armistizi. Non è pace, però la gente non muore. Quello dev’essere l’obiettivo. La pace oggi in Ucraina non è possibile”. In un mondo incerto e complesso, dove la logica di guerra sembra avere la meglio, la riflessione di Quirico risuona come un campanello d'allarme, ma anche come un invito al pragmatismo e a ricercare soluzioni che riportino stabilità a livello geopolitico e, soprattutto, mettano fine alla mattanza quotidiana di civili e soldati alle porte della nostra Europa.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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