di Francesco Pungitore*
New York si scaglia contro i colossi dei social media, accusati di alimentare una crisi di salute mentale tra i giovani. La causa è stata depositata dall’amministrazione della città americana presso la Corte Suprema della California, lo Stato in cui ha sede la maggior parte delle aziende tecnologiche. La dura contestazione firmata dal sindaco Eric Adams evidenzia la manipolazione psicologica già svelata da famosi documentari come “The social dilemma”, denunciando come queste piattaforme esaltino modelli irrealistici di perfezione e felicità che spingono verso la depressione tanti adolescenti in cerca della propria identità. Inoltre, viene messo in luce l'isolamento causato dalla creazione di “bolle” ideologiche che distorcono la realtà e intensificano il senso di solitudine tra gli utenti.
Un problema di salute mentale
Studi scientifici hanno evidenziato un legame tra l'uso eccessivo dei social media e un aumento dei tassi di depressione, ansia e pensieri suicidi tra gli adolescenti e i giovani adulti. Ricerche pubblicate su prestigiose riviste hanno documentato come l'esposizione costante a modelli di perfezione irrealistici sui social possa erodere l'autostima, contribuendo a sentimenti di inadeguatezza e isolamento. Benché i dati varino, è chiaro che il fenomeno richiede un'attenzione approfondita per mitigare gli impatti negativi sulla salute mentale delle generazioni più giovani. Negli Stati Uniti, il tasso di suicidi tra le ragazze 15-24enni è aumentato dell'87% negli ultimi 20 anni, e del 30% tra i maschi della stessa fascia d'età. Un recente studio sulla piattaforma Instagram ha rivelato effetti nocivi su una parte dei suoi giovani utenti, in particolare le ragazze adolescenti, aggravando i problemi di immagine corporea per una su tre e collegando il 6% dei pensieri suicidi tra gli adolescenti americani all'uso di questo social. Per approfondire: “The Impact of Social Media on Teens' Mental Health” pubblicato da University of Utah Health.
La situazione in Italia
In Italia, la situazione riguardante l'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani è oggetto di crescente attenzione. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), un uso problematico dei social media interessa il 16,9% delle ragazze e il 10,3% dei ragazzi, con un incremento significativo tra le ragazze di 15 anni, dove la prevalenza supera il 20%. Rispetto ai dati del 2017/2018, si è osservato un incremento dell'uso problematico, in particolare tra le ragazze, per cui la prevalenza è aumentata del 5%.
Studi recenti hanno analizzato le variazioni che l'uso dei social media provoca sugli umori, evidenziando il cosiddetto “contagio emotivo”. Queste piattaforme generano una dipendenza psicologica, stimolando il rilascio di dopamina e creando effetti tossici sulla salute mentale dei giovani. I giovani che trascorrono molto tempo sui social media tendono a manifestare sintomi di ansia, depressione, solitudine e disturbi del sonno, contribuendo a un generale senso di insoddisfazione e a comportamenti aggressivi o offensivi online. La costante ricerca di attenzione e l'attesa di feedback positivi attraverso “like” e commenti mantengono gli utenti in uno stato di ipereccitazione e dipendenza continua (Comunicato Stampa 08/2023 - Gli adolescenti italiani dopo la pandemia nella fotografia dell’ISS).
Conclusioni
La crescente preoccupazione riguardante l'impatto dei social media sulla salute mentale, soprattutto tra i giovani, solleva questioni urgenti che richiedono una risposta globale. Nonostante i ripetuti segnali d'allarme, lanciati persino dagli stessi programmatori e sviluppatori dei social network che hanno evidenziato i pericoli legati alla dipendenza e ai danni psicologici, la reazione del sistema politico a queste avvisaglie sembra muoversi con un ritardo significativo. I professionisti del settore tecnologico, alcuni dei quali hanno partecipato alla creazione di queste piattaforme, hanno iniziato a esprimere preoccupazioni sulle conseguenze non intenzionali del loro lavoro, come documentato in inchieste e studi quali “The social dilemma”.
La necessità di interventi urgenti è evidente. È richiesta un'azione coordinata che includa regolamentazioni più stringenti, campagne di sensibilizzazione mirate e la promozione di un uso consapevole dei social media. Gli interventi dovrebbero essere volti a mitigare i rischi associati all'uso eccessivo e malsano di questi strumenti, senza negarne i benefici in termini di connettività e accesso all'informazione.
Particolare attenzione deve essere riservata alle giovani generazioni, che sono nate e cresciute in un'era dominata dai social media. Per questi giovani, i confini tra il mondo online e la realtà sono sempre più sfumati, rendendo imperativo educarli su un uso equilibrato e sano dei social network. È fondamentale implementare programmi educativi che insegnino le competenze digitali necessarie per navigare in modo sicuro in questi spazi, riconoscere i segnali di un uso problematico e comprendere l'importanza di mantenere relazioni sociali significative al di fuori del mondo virtuale.
In conclusione, la sfida che ci troviamo ad affrontare è duplice: da un lato, dobbiamo accelerare la nostra risposta ai segnali d'allarme già ampiamente documentati e, dall'altro, garantire che le future generazioni siano dotate degli strumenti necessari per gestire in modo critico e consapevole il rapporto con i social media, preservandone il benessere mentale.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale