rivista di opinione, ricerca e studi filosofici
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L’IA verso un futuro globale condiviso?

Un percorso etico e inclusivo per guidare la rivoluzione digitale nel secolo dell'Intelligenza Artificiale

di Francesco Pungitore*

 

Stiamo vivendo “il secolo dell'Intelligenza Artificiale”. Lo ha dichiarato con piena cognizione di causa la professoressa Barbara Caputo, una figura di spicco nel panorama italiano ed europeo dell'IA. La sua posizione di rilievo nel Politecnico di Torino e nell'European Laboratory for Learning and Intelligent Systems Society le conferisce una visione profonda e articolata sul futuro delle nuove tecnologie. Caputo sottolinea con enfasi come l'IA non sia una “tendenza passeggera”, ma una realtà in evoluzione che necessita di una gestione oculata “supportata da accordi internazionali”. Questi accordi, aggiungiamo noi, però non dovrebbero fungere da barriere per la ricerca libera o trasformarsi in trincee tra Stati. Gli strumenti auspicati certamente servono, ma vanno indirizzati per delineare solo un perimetro ampio di principi etici e inclusivi, promuovendo uno sviluppo equo dell'Intelligenza Artificiale che riesca a mettere d’accordo tutti gli attori presenti sulla scena globale.

Una rivoluzione epocale

Luciano Floridi, altra voce autorevole nel campo mondiale della filosofia e dell'etica dell'informazione, ci invita a riflettere sulla trasformazione radicale che stiamo vivendo: il passaggio da un mondo esclusivamente analogico a un mondo sempre più digitale. Nel suo libro “Etica dell'intelligenza artificiale”, Floridi evidenzia il potenziale straordinario dell'IA come forza positiva, capace di affrontare sfide globali impellenti quali il cambiamento climatico e l'ingiustizia sociale. Tuttavia, anche il docente di Oxford sottolinea i rischi legati a un utilizzo non controllato e non etico dell'IA, che potrebbe aggravare problemi sociali esistenti ed erodere l'autonomia e la responsabilità umana. Da qui il suo appello a  “buone norme internazionali” essenziali per garantire che l’IA rimanga “una potente forza per il bene”.

 

La necessità di un impegno etico

In questo contesto di rapida evoluzione, è fondamentale ribadire l'importanza di un impegno profondo per una IA etica, per una ricerca trasparente e pubblica e per una consapevolezza democratica nell'uso delle nuove tecnologie. Questi principi dovrebbero essere basilari nel contesto politico attuale e futuro, guidando le scelte e le iniziative a livello globale.

Mentre ci avventuriamo in questo nuovo secolo, è imperativo che le iniziative e le buone norme internazionali siano al centro delle discussioni e delle decisioni strategiche. Questo garantirà che l'IA rimanga una potente forza per il bene comune, promuovendo una visione positiva delle nuove tecnologie, guidata su binari di progresso dell'umanità. La collaborazione internazionale in questo ambito può servire come catalizzatore per un futuro in cui l'IA sia parte della soluzione e non del problema, contribuendo a creare una società più giusta e inclusiva.

 

Conclusioni e criticità

In conclusione, è evidente che ci troviamo di fronte a una rivoluzione tecnologica senza precedenti. Per navigare con saggezza in queste acque inesplorate, è necessario definire un quadro di accordi internazionali che promuovano uno sviluppo equo e inclusivo dell'Intelligenza Artificiale. Solo attraverso un impegno condiviso e guidato da principi etici, potremo assicurare che l'IA serva come strumento di progresso e benessere per l'umanità intera.

Tuttavia, la strada verso un consenso globale è disseminata di ostacoli significativi. Le divergenze culturali, politiche e strategiche tra le principali potenze mondiali e gli attori del settore privato rappresentano una delle principali criticità in questo percorso. Ad esempio, trovare un terreno comune tra l'Occidente e la Cina, due poli con visioni profondamente differenti sul controllo e l'utilizzo dell'IA, rappresenta una sfida di proporzioni enormi. Allo stesso modo, armonizzare gli interessi degli Emirati Arabi con quelli dei grandi investitori privati americani dell'IA, richiede una diplomazia abile tra ambizioni strategiche contrastanti e visioni di futuro divergenti.

In questo scenario complesso, è comunque imperativo aprire una discussione globale che vada oltre le semplici dichiarazioni di intenti e che si impegni attivamente a costruire ponti tra le diverse culture e visioni del mondo. Questo dialogo dovrebbe tenere conto delle differenze culturali, delle ambizioni economiche e delle politiche dei principali attori in causa, cercando di forgiare un percorso che unisca, piuttosto che dividere.

Per realizzare un futuro in cui l'IA sia veramente al servizio dell'umanità, è necessario che gli accordi internazionali siano il frutto di una collaborazione genuina e di una comprensione profonda delle varie sfaccettature che caratterizzano il panorama globale della ricerca sulle nuove tecnologie. Questo richiederà non solo la volontà politica, ma anche un impegno serio verso la trasparenza, la democrazia digitale e una visione positiva e centrata sull'uomo del progresso. Solo così potremo sperare di costruire un futuro in cui l'Intelligenza Artificiale sia un catalizzatore di inclusione, piuttosto che una fonte di divisione e conflitto.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

 

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