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Riflessioni sul capitalismo “virtuale”: la visione di Giovanni Sgrò

Tra e-commerce, bolle speculative e disuguaglianze: l'urgenza di un nuovo approccio etico e concreto all’economia e il ruolo della politica

di Francesco Pungitore

 

Il dibattito sulla crescente “virtualizzazione” dell'economia è di grande attualità e rilevanza, soprattutto in relazione agli effetti che tale tendenza ha sulla società e sul mercato del lavoro. L'imprenditore calabrese Giovanni Sgrò ha recentemente sollevato due questioni che mettono in luce gli aspetti negativi di questi fenomeni, ossia: l'incremento del commercio online a scapito del tessuto commerciale tradizionale; il problema delle bolle bancarie e finanziarie le cui ripercussioni si riflettono sempre sui governi nazionali. Sgrò ha sostanzialmente ragione nelle sue considerazioni.

Locale contro globale?

Innanzitutto, il commercio online ha sicuramente rivoluzionato il modo in cui acquistiamo beni e servizi, offrendo comodità, rapidità e spesso prezzi più competitivi rispetto ai negozi fisici. Tuttavia, questa tendenza ha contribuito (come negarlo?) alla desertificazione del tessuto commerciale tradizionale, con la chiusura di molti locali che non riescono a competere con le grandi piattaforme di e-commerce. Questo fenomeno ha conseguenze negative non solo per i piccoli imprenditori, ma anche per le comunità e i territori che perdono luoghi di socializzazione e di identità culturale.

Inoltre, la crescente virtualizzazione dell'economia ha implicazioni occupazionali preoccupanti. Il ricorso al trasporto di pacchi e pacchetti da parte di riders sottopagati e spesso privi di tutele lavorative è un esempio emblematico di come il settore del lavoro si stia evolvendo in maniera non sostenibile. La gig economy, di cui fanno parte questi lavoratori, è caratterizzata da precarietà e bassi salari, mettendo a repentaglio la sicurezza economica e sociale di molti individui.

 

Quando a pagare sono sempre i cittadini

Per quanto riguarda le bolle bancarie-finanziarie, Sgrò evidenzia come queste crisi si ripetano ciclicamente, provocando perdite soprattutto per i cittadini ignari e incolpevoli. La crescente interconnessione e complessità dei mercati finanziari, in gran parte dovuta all'evoluzione tecnologica, rende sempre più difficile per i regolatori e per gli stessi investitori comprendere e prevenire tali crisi. Inoltre, la scarsa trasparenza e la mancanza di regolamentazione adeguata in alcuni settori finanziari aumentano i rischi sistemici e le conseguenze negative per l'intera economia.

 

Bolle speculative bancarie e finanziarie: una definizione

Nel corso degli ultimi decenni, le economie occidentali hanno subito notevoli cambiamenti, sia a livello strutturale che di mentalità. Uno dei fenomeni più emblematici di questa evoluzione è il proliferare delle bolle speculative bancarie e finanziarie. Ciò che emerge è un'economia sempre meno produttiva, sempre più sganciata dal mercato del lavoro e sempre più virtuale, fine a se stessa, generando un problema significativo per il capitalismo occidentale.

Le bolle speculative si riferiscono a un aumento rapido e insostenibile dei prezzi degli asset, spesso alimentato da un accesso eccessivo al credito, dalla speculazione e da una visione ottimistica e irrazionale del futuro. Quando queste bolle scoppiano, possono portare a una grave crisi finanziaria ed economica, come dimostrato dalla crisi dei subprime nel 2008.

 

Economia sempre meno produttiva

Le bolle speculative sono sintomo di un'economia che si allontana dalla produzione di beni e servizi concreti. Questo processo, noto come finanziarizzazione, ha portato a una crescente disuguaglianza economica, poiché i guadagni del settore finanziario sono distribuiti in modo molto più concentrato rispetto a quelli derivanti dalla produzione.

 

Sganciamento dal mercato del lavoro

Le bolle speculative esacerbano il divario tra l'economia finanziaria e il mercato del lavoro. A causa della crescente importanza del settore finanziario, la creazione di posti di lavoro stabili e ben remunerati nel settore produttivo è diminuita. Ciò ha contribuito a una crescente precarietà del lavoro, con posti di lavoro sempre più instabili e scarsa sicurezza economica per i lavoratori.

 

Economia sempre più virtuale

Le bolle speculative alimentano un'economia sempre più virtuale, in cui il valore viene creato e distrutto rapidamente e in modo arbitrario. La crescente popolarità delle criptovalute e degli asset digitali ha ulteriormente rafforzato questa tendenza, rendendo più difficile per i regolatori e gli osservatori comprendere e prevenire i rischi finanziari. Inoltre, l'economia virtuale è particolarmente vulnerabile a fenomeni come la disinformazione e la manipolazione del mercato, che possono causare bolle speculative e crisi finanziarie.

 

E la politica?

Sgrò sottolinea, giustamente, la necessità di un nuovo approccio al capitalismo che promuova, finalmente, un'equa distribuzione della ricchezza, con la creazione di posti di lavoro stabili, duraturi e sostenibili. Le parole del noto imprenditore calabrese invitano a una profonda riflessione sulla direzione verso cui sta andando la nostra economia e sulle conseguenze che queste scelte potrebbero avere sul futuro del lavoro e della società. La sfida è quella di trovare un equilibrio tra progresso e benessere sociale, garantendo al contempo un lavoro dignitoso e redditizio per tutti.

In un'epoca in cui il capitalismo è sempre più spesso associato a termini che sembravano ormai desueti quali “disuguaglianza” e “sfruttamento”, la posizione di Sgrò rappresenta un importante richiamo all'etica e alla responsabilità sociale delle imprese e degli investitori. La sua proposta per un capitalismo più umano e sostenibile potrebbe aprire la strada a un futuro più inclusivo, in cui le opportunità economiche siano distribuite in maniera più omogenea. In definitiva, è un contributo prezioso al cambiamento di paradigma di cui soprattutto un Paese come il nostro ha urgentemente bisogno.

È essenziale sottolineare il ruolo fondamentale della politica nel plasmare questo nuovo paradigma economico. I governi e le istituzioni devono riappropriarsi della loro funzione regolatrice e non possono permettersi di restare semplicemente a guardare mentre le dinamiche del mercato continuano a creare disuguaglianze e instabilità. La Politica con la “P” maiuscola, in quanto rappresentante degli interessi collettivi, ha il compito-dovere di garantire che le regole del gioco siano eque e promuovano prosperità condivisa.

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