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L’Italia censura ChatGpt. Come mettere i tappi sui cannocchiali di Galilei

A proposito di intelligenza artificiale, dati personali e tutela dei minori: alcune riflessioni

di Francesco Pungitore*

 

L’Italia era e rimane uno strano Paese. Del resto, siamo stati noi capaci di mettere i tappi sui cannocchiali dello scienziato Galileo Galilei puntati sui satelliti di Giove. La libertà (di ricerca, di pensiero) probabilmente ci fa un po’ paura. Da sempre. Pare dimostrarlo la clamorosa censura imposta dall’Italia, unica nazione al mondo, al sistema di intelligenza artificiale “ChatGpt”, da oggi inaccessibile per tutti gli utenti che risiedono entro i nostri confini. 

Cos’è ChatGpt?

ChatGpt è un modello di lingua artificiale, creato utilizzando algoritmi avanzati di IA. È stato sviluppato dall'azienda americana OpenAI, una delle principali organizzazioni al mondo impegnate nella ricerca di tecnologie di intelligenza artificiale. ChatGpt è stato “allenato” su una vasta gamma di dati linguistici, testi, libri, articoli di giornale, conversazioni. Ciò gli ha permesso di sviluppare una comprensione sia in termini di grammatica che di significato. Il modello è progettato per essere utilizzato come assistente virtuale o chatbot, per rispondere alle domande degli utenti o per intrattenere conversazioni. Ciò implica molte applicazioni, come il supporto tecnico online, l'assistenza clienti, la ricerca di informazioni e molto altro ancora. ChatGpt, peraltro, introduce uno dei temi chiave dell’intelligenza artificiale, perché è capace di apprendere continuamente. Mentre gli utenti interagiscono, l’IA utilizza le informazioni acquisite per migliorare le proprie risposte e diventare sempre più preciso e affidabile. ChatGpt utilizza una struttura di rete neurale artificiale chiamata “Transformer”, sviluppata appositamente per il trattamento del linguaggio naturale. Questa rete neurale è costituita da più strati di neuroni artificiali che lavorano insieme per elaborare l'input di testo e generare l'output di testo. ChatGpt viene allenato utilizzando un approccio di apprendimento supervisionato, in cui il modello viene esposto a grandi quantità di dati di testo con annotazioni di etichette di output corrispondenti. In questo modo, il modello può apprendere a identificare le relazioni tra le parole e le frasi nel testo e utilizzare queste relazioni per generare testo autonomamente. (Per saperne di più leggi qui il mio saggio “Metafisica dell’Intelligenza Artificiale”).

 

Le accuse

Uno dei vantaggi principali di ChatGPT è esattamente la sua capacità di apprendere in modo continuo, intendendo con ciò la capacità del modello di adattarsi a nuove informazioni o esperienze senza dimenticare le conoscenze precedenti.

  1. Proprio questa sua “capacità” di raccogliere dati è finita al centro delle accuse del Garante italiano della Privacy.
  2. Peraltro, l'Autorità di vigilanza ha sottolineato che il servizio, nonostante sia rivolto ai maggiori di 13 anni, non prevede alcun filtro che verifichi l'età degli utenti esponendo i minori a risposte “assolutamente non idonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.
  3. L’intelligence ha, parallelamente, rilevato che la “potenza” di un simile sistema di IA potrebbe agevolare le organizzazioni criminali e alimentare fake news e disinformazione.

 

Uno strano Paese?

I tre punti d’accusa appena esposti, sia pure nel pieno e totale rispetto del ruolo dell’Autorità e delle preoccupazioni sollevate, lasciano trapelare dubbi e perplessità, riassumibili in altrettante considerazioni.

  1. ChatGpt raccoglie dati per addestrarsi, imparare e migliorare. Cioè lo fa per aprire un nuovo, straordinario orizzonte di studio scientifico e di ricerca tecnologica per l’umanità. Al contrario, i vari social che, quotidianamente profilano le nostre abitudini in base alle nostre foto, a quello che scriviamo, ai nostri semplici “click” sulla Rete (di fatto, raccogliendo allegramente in libertà migliaia e migliaia di nostri dati personali ogni giorno) hanno un mero obiettivo commerciale-consumistico. Il primo scopo è da “censurare” e il secondo no?
  2. Da oggi, il nostro è l’unico, strano Paese al mondo nel quale un qualsiasi minorenne può facilmente navigare su siti dai contenuti più che discutibili senza essere un hacker, senza filtri particolarmente complessi e senza relative preoccupazioni da parte delle varie autorità preposte. Ma nessuno può interagire con l’IA di ChatGpt… “Aequa lege necessitas sortitur omnies” verrebbe da dire.
  3. Ma davvero le organizzazioni criminali ha bisogno di ChatGpt per delinquere? Stesso dicasi per i creatori di fake news.

 

Conclusioni

Una cosa è certa. La ricerca sull’intelligenza artificiale, nel mondo, andrà avanti, nonostante le “censure” italiane. Già oggi gli utenti di ChatGpt si indirizzano su modelli e soluzioni alternative presenti in Rete e sviluppate con pari capacità di raccolta dati e produzione di contenuti. L’ultimo della serie è Canva, ad esempio, con l’implementazione dell’IA sia in ambito grafico che testuale. Ma anche Bing di Microsoft ha presentato una nuova versione del motore di ricerca, potenziato con l’IA. Su Google, l'intelligenza artificiale è già presente e verrà, presto, migliorata per diventare una sorta di assistente tuttofare che alleggerirà il lavoro con brainstorming, generazione di testo e immagini. Gmail si affiderà all’IA per scrivere intere e-mail basate su una serie di indicazioni passate allo strumento e lo stesso varrà anche per i documenti testuali con paragrafi e frasi integrative che saranno composti in pochi secondi e si potranno poi sistemare e personalizzare a piacere. Esattamente come ChatGpt.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche delle Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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