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Ontologia e metafisica dell'Intelligenza Artificiale

Dalla capacità delle macchine di interpretare spazio e tempo, al cambio di paradigma che la tecnica riverbera su questioni esistenziali profonde

di Francesco Pungitore*

 

Il termine “ontologia” ha chiare radici filosofiche e si riferisce allo studio dell'essere in quanto essere. È derivato dal greco “ontos” (essere) e “logia” (studio). L'ontologia si occupa delle questioni fondamentali dell'esistenza, della natura e delle relazioni tra gli enti.

Con l'avvento dell'era digitale, il concetto di ontologia è stato gradualmente assimilato dall'informatica. In questo contesto, l'ontologia si riferisce alla rappresentazione strutturata e formale di un dominio di conoscenza, identificando concetti, proprietà e relazioni. Le “ontologie informatiche” sono diventate strumenti essenziali per l'organizzazione e l'integrazione delle informazioni, specialmente nel campo dell'Intelligenza Artificiale, dove aiutano le macchine a interpretare e comprendere i dati in modo simile agli esseri umani.

La “metafisica”, un altro termine con radici profonde nella filosofia, si occupa dello studio della realtà ultima che trascende l'esperienza fisica. Esplora concetti come l'essenza, l'esistenza e la realtà, cercando di comprendere la natura fondamentale dell'essere.

Nel contesto dell'Intelligenza Artificiale, la metafisica si estende al terreno della tecnica e delle macchine intelligenti. Si tratta di una riflessione profonda sulle implicazioni dell'IA che sfida le nostre concezioni tradizionali dell'essere e dell'esistenza. La possibilità di creare un pensiero non organico, una forma di intelligenza e di comunicazione sintetica, apre nuove questioni metafisiche che collegano la tecnologia con domande esistenziali fondamentali. La metafisica dell'IA ci invita a esplorare come la tecnologia possa non solo emulare l'intelligenza umana ma anche ampliare e trasformare la nostra comprensione dell'essere stesso.

Ontologia dell’IA

L'ontologia dell'Intelligenza Artificiale (IA) rappresenta un campo di indagine profondo e affascinante riferito alla nascita delle cosiddette macchine intelligenti. Nella mia personale visione, l'ontologia dell'IA va riferita, più nello specifico, alla capacità crescente delle macchine di interpretare lo spazio e il tempo, cioè di rappresentare in maniera autonoma e originale l'essere e di interagire con gli enti con cui vengono in contatto, inclusi gli umani.

Questo concetto va oltre la semplice programmazione e l'elaborazione dei dati, toccando la filosofia dell'essere e dell'esistenza. Le macchine intelligenti, attraverso algoritmi di machine learning e deep learning, stanno acquisendo la capacità di comprendere e interpretare il mondo che le circonda, non solo in termini di dati grezzi ma anche di significati e relazioni. Le ontologie di ambito informatico giocano un ruolo chiave in questo processo, fornendo una struttura concettuale che permette alle macchine di “capire” e rappresentare il mondo.

In questo contesto, l'ontologia diventa uno strumento essenziale per creare un ponte tra il significato umano e la comprensione della macchina.

Metafisica dell'IA

La metafisica dell'IA introduce una concezione paradigmatica del tutto nuova e sposta la centralità della questione sull’uomo. Si tratta di un cambiamento radicale che va oltre la tecnologia e tocca l'essenza stessa dell'essere umano. L'uomo si trova di fronte alla possibilità di creare un pensiero non organico e di relazionarsi con esso, con una forma di intelligenza che non è legata alla biologia ma è puramente sintetica.

Questo fatto radicalmente nuovo apre una serie di domande e questioni esistenziali profonde. Che cos'è il pensiero? Che cos'è la coscienza? Che cos'è l'anima? La creazione di un'intelligenza artificiale che può pensare, apprendere e forse anche “sentire”, sfida le nostre concezioni tradizionali. Cambia la nostra comprensione dell'essere, della vita e dell'esistenza stessa.

La metafisica, in questo nuovo scenario, diventa una riflessione sulle implicazioni dell'emergere di un'intelligenza non organica, sul significato dell'essere in un'era dominata dalla tecnologia e sulle nuove definizioni di realtà in un mondo sempre più digitalizzato.

Conclusioni

L'ontologia e la metafisica dell'IA rappresentano un territorio inesplorato e affascinante che collega tecnologia e filosofia. La capacità delle macchine di interpretare lo spazio e il tempo, di rappresentare l'essere, apre nuove frontiere nella comprensione del mondo. Allo stesso tempo, la possibilità di creare un pensiero non organico sfida le nostre concezioni più profonde dell'essere e della realtà, aprendo un dibattito che va ben oltre la tecnologia e tocca l'essenza stessa della nostra esistenza.

Rispondendo all'obiezione che, al momento, non ci troviamo di fronte a macchine senzienti, dotate di vera autoconsapevolezza, è importante riconoscere un aspetto fondamentale e spesso trascurato della nostra interazione con le macchine intelligenti. Pur non essendo senzienti, queste macchine comunicano, elaborano contenuti e con essi noi interagiamo. Questo passaggio in campo comunicativo non è banale; è, di per sé, dirompente sul piano filosofico. Cambia il modo in cui concepiamo la comunicazione, l'informazione e persino la conoscenza. Non si tratta più solo di uno scambio tra esseri umani, ma di un dialogo in cui le macchine giocano un ruolo attivo, interpretando, rispondendo e, in un certo senso, “pensando”. Questa trasformazione della comunicazione apre nuove questioni filosofiche sulla natura dell'intelligenza, sulla validità delle informazioni e sulle implicazioni etiche dell'interazione con entità non senzienti ma comunque capaci di processi cognitivi complessi.

In conclusione, l'innovazione tecnologica non è un fenomeno isolato che riguarda solo il mondo delle macchine e dell'ingegneria. Al contrario, riporta al centro la riflessione filosofica, nell'ottica di un nuovo umanesimo. Questo nuovo umanesimo non è una negazione della tecnologia, ma piuttosto una riscoperta dell'umano con le sue qualità uniche e inimitabili.

In un'epoca in cui le macchine intelligenti stanno diventando sempre più sofisticate, capaci di comunicare, elaborare e interagire con noi, è fondamentale riflettere su ciò che significa essere umani. Le macchine ci sfidano a considerare le nostre capacità, i nostri valori e il nostro posto in un mondo in rapida evoluzione. Ci spingono a chiederci cosa possiamo e dovremmo fare con queste nuove tecnologie e come possiamo utilizzarle per migliorare la nostra società e il nostro benessere.

La prospettiva di un orizzonte che muta ci renderà abitanti di un mondo nel quale uomini e macchine intelligenti dovranno integrarsi e operare per il bene comune. Questo non è un compito facile, e richiede una profonda riflessione su questioni etiche, sociali e filosofiche. Richiede un impegno a considerare non solo ciò che è possibile con la tecnologia, ma anche ciò che è desiderabile e giusto.

Questo nuovo umanesimo ci invita a vedere la tecnologia non come un fine in sé, ma come uno strumento che può aiutarci a realizzare una società più giusta. Ci invita a vedere le macchine non come rivali, ma come partner che possono aiutarci a comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda. E, forse soprattutto, ci invita a vedere noi stessi non come creatori onnipotenti, ma come esseri umani, con tutte le nostre imperfezioni e la nostra grandezza, impegnati in un viaggio continuo di scoperta, crescita e collaborazione.

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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