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La Questione Meridionale, problema irrisolto

Se il Sud rischia di scomparire la via del riscatto è nelle mani degli stessi meridionali

di Francesco Pungitore*

 

Il Sud Italia si sta spopolando sempre di più: è quanto emerge dagli indicatori demografici dell'Istat relativi al 2022. Il saldo migratorio interno sfavorevole al Mezzogiorno mostra una situazione preoccupante, con un numero crescente di persone che lasciano le regioni meridionali per cercare fortuna altrove. Il Pil pro capite del Sud rimane sempre la metà di quello delle regioni del Nord e il tasso di occupazione cresce molto più lentamente. Di fronte a questi numeri, il Sud rischia la desertificazione demografica e un declino sempre più marcato. 

Proiezioni demografiche e previsioni economiche

Se la tendenza attuale della migrazione interna e dello sviluppo economico nel Sud Italia dovesse persistere, le proiezioni demografiche e le previsioni economiche per i prossimi 20, 50 e 100 anni delineano uno scenario, a dir poco, drammatico.

In un orizzonte temporale di 20 anni, se non dovesse essere attuata nessuna seria politica di rilancio e di investimenti sui territori meridionali, il Sud subirà una ulteriore e significativa riduzione della popolazione, con un previsto calo di diverse centinaia di migliaia di abitanti. Questo fenomeno sarà, inevitabilmente, accentuato dall'invecchiamento della popolazione e dalla scarsa crescita del tasso di natalità. L'economia continuerà, peraltro, a crescere a un ritmo più lento rispetto al Nord, mantenendo lo squilibrio attuale tra le due aree e aumentando ulteriormente il divario economico.

In un arco di 50 anni, le proiezioni prevedono un calo di milioni di abitanti. L'invecchiamento della popolazione diventerà un problema ancora più grave, con una bassa natalità non in grado di bilanciare l'alto tasso di mortalità. L'economia del Mezzogiorno risentirà delle conseguenze negative di una popolazione in declino e invecchiamento, con un Pil pro capite ancora inferiore rispetto al Nord e una crescente difficoltà nel garantire servizi pubblici essenziali come sanità, istruzione e welfare.

A lungo termine, in un periodo di 100 anni, sempre nell’ipotesi in cui nessun decisore politico dovesse agire per invertire la rotta, la popolazione del Sud subirà una drastica contrazione, mettendo a rischio numerose comunità locali e la continuità stessa della “cultura” meridionale, come identità e territorio.

 

L'eterna Questione Meridionale

La Questione Meridionale è un problema storico che affligge l'Italia fin dagli anni dell’Unità. Nonostante gli sforzi e le analisi di intellettuali e politici del passato, il gap tra Nord e Sud, ancora oggi, evidentemente è molto lontano dall’essere colmato.

Gaetano Salvemini, uno dei principali esponenti del Meridionalismo, propose un approccio innovativo al problema, sostenendo che la soluzione non risiedeva nel “cosa fare”, ma nel “chi deve fare cosa”. Salvemini riteneva, principalmente, che il riscatto del Mezzogiorno dovesse passare attraverso i meridionali stessi. Senza una consapevole presa di coscienza del loro ruolo di attori principali dell’auspicato cambiamento, la forbice tra Nord e Sud si sarebbe inevitabilmente ampliata. Le sue parole risuonano attualissime.

La Questione Meridionale, infatti, non solo rappresenta un problema ancora irrisolto, ma non è più neanche al centro dell'agenda politica nazionale. Che sia fondamentale agire con urgenza per evitare che il Mezzogiorno precipiti in una strada senza ritorno appare ovvio per tutti. Ma chi può guidare le azioni necessarie per invertire questa tendenza? Se la politica nazionale non sembra più interessarsi alla Questione Meridionale, è necessario ed è auspicabile che nasca un movimento di rinascita dal basso, dai territori, coinvolgendo le migliori energie per perseguire l'obiettivo del riscatto del Sud e lavorare insieme per creare un nuovo modello alternativo di sviluppo per il Mezzogiorno. La soluzione alla Questione Meridionale, a questo punto è chiaro, può passare solo attraverso l'azione determinata e consapevole dei cittadini meridionali stessi.

 

Il Sud polo dell'innovazione e della sostenibilità

Una delle prospettive più promettenti per il riscatto del Mezzogiorno è quella di trasformarlo in un nuovo incubatore di idee, un polo dell'innovazione, un territorio votato alla sostenibilità ambientale e al turismo slow. Questi potrebbero diventare i pilastri di un nuovo modello alternativo di sviluppo, guidato dall'iniziativa delle comunità locali e dei singoli cittadini.

L'innovazione tecnologica e la digitalizzazione potrebbero favorire la nascita di nuove imprese e la diversificazione dell'economia meridionale. Start-up, piccole e medie imprese potrebbero trarre vantaggio dalle opportunità offerte dall'economia digitale e dalle nuove tecnologie per sviluppare prodotti e servizi innovativi, in grado di competere sui mercati nazionali e internazionali.

La sostenibilità ambientale, invece, potrebbe diventare un elemento distintivo e un valore aggiunto per il Mezzogiorno. Investendo in progetti green e in energie rinnovabili, il Sud Italia potrebbe promuovere un modello di sviluppo eco-compatibile e rispettoso delle risorse naturali, contribuendo così alla lotta contro il cambiamento climatico e alla tutela del patrimonio paesaggistico e culturale.

Infine, il turismo slow e sostenibile rappresenta un'opportunità di crescita per il Sud, che può offrire ai visitatori un'esperienza autentica e immersiva, in contatto con la natura, le tradizioni e le comunità locali. Promuovendo un turismo di qualità e responsabile, il Mezzogiorno può attrarre visitatori interessati a scoprire i tesori nascosti del territorio, a vivere esperienze uniche e a contribuire allo sviluppo sostenibile delle aree rurali e delle piccole realtà locali.

 

Conclusioni

Il Sud Italia non può e non deve morire. Secoli di storia, cultura e tradizioni non possono essere cancellati a causa dell'abbandono nel quale i decisori politici hanno voluto lasciare intere regioni. Le cause della Questione Meridionale sono profonde e secolari, eppure oggi non si può più piangere sul latte versato. Occorre agire, progettare e investire.

Se l'input dal Governo centrale manca o è insufficiente, allora sono i cittadini stessi, dal basso, a doversi rimboccare le maniche. Serve una scossa, un cambiamento radicale nell'approccio alla Questione Meridionale, per evitare la sconfitta definitiva di un territorio condannato a scomparire.

Il riscatto del Sud passa attraverso l'impegno e la determinazione delle comunità locali e dei singoli cittadini, che devono unirsi per promuovere nuove idee e progetti innovativi. L'obiettivo è quello di creare un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, che valorizzi le risorse e le peculiarità del territorio e che riduca il divario tra Nord e Sud.

Solo attraverso una presa di coscienza collettiva e una partecipazione attiva nella costruzione del futuro del Mezzogiorno, si potrà garantire la sopravvivenza e la prosperità di queste regioni. Non c'è più tempo da perdere.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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