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L'Europa e il futuro dell'intelligenza artificiale: tra regole e innovazione

L'approvazione dell'IA act e le sfide per la competizione globale nel settore

di Francesco Pungitore*

 

L'Unione Europea ha recentemente raggiunto un accordo provvisorio sulle norme di applicazione dell’intelligenza artificiale (IA Act), segnando un passo importante nella regolamentazione del settore legato a queste nuove tecnologie. Il provvedimento legislativo punta a garantire che l'IA sia sicura, rispetti i diritti fondamentali e la democrazia, promuovendo al contempo l'innovazione e posizionando l'Europa come leader nel settore.

In verità, proprio l’ultimo obiettivo rimane molto difficile da raggiungere. Nonostante gli sforzi normativi, l'Europa segna il passo su un aspetto altrettanto cruciale: i finanziamenti alla ricerca. Un ostacolo di non poco conto rispetto alle potenze globali che continuano a investire miliardi di dollari (e con regole meno rigide per le imprese) come gli Stati Uniti, la Cina e alcuni paesi arabi.

Privacy e complottismi

L'IA Act incorpora misure rigorose per la protezione della privacy e la sicurezza, introducendo limitazioni specifiche all'uso dei sistemi di identificazione biometrica. Una contromossa rispetto a quelle teorie complottiste che ipotizzano un controllo totale dei cittadini, un timore che in realtà appare marginale di fronte alle vere sfide dell'IA. In realtà, sistemi di sorveglianza e raccolta dati sono già parte integrante della nostra vita quotidiana: dalle carte fedeltà nei supermercati alle nostre attività sui social network, siamo costantemente sotto osservazione e profilazione.

Tuttavia, la questione centrale è ben diversa: stiamo assistendo a una corsa globale per il controllo di una tecnologia che determinerà i futuri equilibri di potere politico-economico a livello mondiale. L'intelligenza artificiale, con le sue immense potenzialità, sta diventando un campo di battaglia strategico. Le nazioni che riusciranno a dominare questa tecnologia avranno un vantaggio decisivo nel definire le regole e le dinamiche del nuovo ordine mondiale. In questo scenario, l'Europa si trova a dover bilanciare la necessità di proteggere la privacy e i diritti dei cittadini con l'urgenza di non rimanere indietro nella competizione tecnologica, una sfida che va ben oltre le preoccupazioni sui sistemi di controllo e sorveglianza.

 

L'Europa e la competizione globale nell'IA

Insomma, l'Europa rischia di giocare un ruolo secondario nella competizione globale sul terreno dell’IA. La regolamentazione stringente, seppur necessaria per salvaguardare diritti e sicurezza, potrebbe limitare la capacità di innovazione rispetto ai paesi che adottano approcci più flessibili. La sfida per l'UE sarà bilanciare regolamentazione e innovazione, senza perdere terreno nel contesto globale.

L'IA Act rappresenta un passo importante, ma il suo successo dipenderà dalla capacità di stimolare imprese e ricerca, mantenendo contemporaneamente alti gli standard di sicurezza ed etica sui quali sembra oggi concentrarsi tutta l’attenzione di Bruxelles.

 

Errare è umano…

La storia europea nel contesto delle nuove tecnologie è segnata da un modello ricorrente: un eccessivo focus su regolamentazioni e burocrazia che ha spesso lasciato ad altri paesi l'egemonia e il controllo dello sviluppo e della ricerca. Esempi concreti dimostrano come, in passato, l'UE si sia arrovellata sulle normative, perdendo così l'opportunità di guidare importanti rivoluzioni tecnologiche.

Nel XX secolo, mentre gli Stati Uniti e l'Asia si sono affermati come leader nel settore dei semiconduttori e dei computer, alle nostre latitudini ci si è concentrati su regolamentazioni e standardizzazione, perdendo l'occasione di essere un attore principale. Anche nel campo della telefonia mobile, nonostante il successo iniziale con lo sviluppo della tecnologia GSM, l'Europa ha poi ceduto il passo agli altri continenti nella corsa alla digitalizzazione e alle innovazioni successive, come lo sviluppo di smartphone e tecnologie 4G e 5G.

Questo schema solleva una questione fondamentale: come possiamo imparare dai nostri errori per non ripetere gli stessi passi falsi nell'era dell'IA? È cruciale che l'UE bilanci la sua propensione alla regolamentazione con un impegno più deciso nell'innovazione e nella ricerca, per evitare di cedere il passo ad altre nazioni nella corsa tecnologica globale.

 

Conclusioni

La corsa globale all'intelligenza artificiale non è solo una questione di supremazia tecnologica, ma ha profonde ripercussioni sull'occupazione. I paesi leader nella ricerca sull’IA attirano ricercatori e giovani menti promettenti, beneficiando del loro ingegno. In contrasto, l'Europa, frenata da una mancanza di investimenti significativi nel settore, non solo rischia di perdere la competizione tecnologica, ma anche di assistere alla fuga dei suoi talenti. Senza investire nella creazione di campioni nazionali o continentali in ambito IA, l'Europa si espone al rischio di una dipendenza tecnologica da altre nazioni del mondo, con conseguente dispersione di risorse umane e riduzione della propria competitività economica. La sfida per l'UE è quindi duplice: rafforzare il suo impegno nel settore dell'IA, per rimanere competitiva a livello globale, e creare un ambiente che trattenga i propri talenti.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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