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L'intelligenza artificiale: tra progresso e paure

Adesso è arrivato il tempo di riscoprire le nostre qualità umane uniche e non replicabili nell'era delle macchine intelligenti

di Francesco Pungitore*

 

L'intelligenza artificiale (IA) si staglia all'orizzonte del nostro tempo come un faro di progresso, ma proiettando oscure ombre di dubbi e paure. Mentre apre nuovi scenari per la civiltà, velocizzando, semplificando e potenziando alcune capacità umane, solleva interrogativi inquietanti sul futuro del lavoro e del controllo tecnologico.

L'IA e il progresso

L'IA è un potente motore di sviluppo. Automatizza processi, ottimizza tempi e risorse e offre soluzioni innovative a problemi complessi. Ma è davvero un bene incondizionato? La sua utilità è indiscutibile, ma è essenziale esplorare anche le sfide che genera.

Le paure legate all'IA sono molteplici: il controllo di queste tecnologie, la perdita di posti di lavoro, la “sostituzione” dell'uomo. Queste preoccupazioni sono legittime e richiedono un'attenta riflessione sul ruolo dell'IA nella società del futuro.

Ma una domanda provocatoria emerge e va fatta: chi o cosa potrà mai sostituire una macchina intelligente? Probabilmente un lavoro che abbiamo reso routinario e meccanicamente replicabile, avendone già abbassato noi il livello di creatività e di “intelligenza”. Diciamolo chiaramente: l'IA non è intelligente come un umano in senso completo, ma lo è per alcune funzioni generative semplici. L'ingegno umano resta non replicabile da un algoritmo. Siamo noi, invece, ad aver rinunciato alle nostre qualità intellettive più alte per entrare in un loop da catena di montaggio. L'umanità, come già sottolineato a suo tempo da Karl Marx, si è alienata dalla propria essenza non oggi, con l'avvento dell'intelligenza artificiale, ma da quando ha relegato se stessa al rango di semplice ingranaggio di un sistema meccanico. L'individuo che vive come un frammento isolato, con margini angusti di pensiero e azione, intrappolato in un ciclo incessante di produzione e consumo, è lontano anni luce dalla sua autentica natura e potenzialità. E allora, se l'IA ci sgraverà da compiti ripetuti e ripetitivi, ben venga! Se ci consentirà di risalire alla riscoperta dei nostri valori umani noetici, unici, ben venga! L'IA potrebbe rappresentare un'opportunità di liberazione. Potrebbe restituirci il tempo e lo spazio mentale per riconnetterci alla nostra interiorità e alla nostra umanità più profonda. In questo scenario, l'IA non sarebbe più un nemico, ma un alleato prezioso. Non un sostituto dell'essere umano, ma uno strumento per esaltarne le qualità irripetibili. La sfida sta, quindi, nel garantire che il suo sviluppo e la sua implementazione siano guidati da principi etici solidi, che pongano al centro il benessere collettivo e il rispetto per la dignità di ogni individuo, affinché il progresso tecnologico non si traduca in un ulteriore alienazione, ma in un ritorno autentico all'essenza dell'essere umano.

 

Verso la riscoperta dell'umanità

Se l'IA sarà in grado di liberare nuovi spazi per aprirci al talento, all'ingegno, alla creatività, sarà un benvenuto cambiamento. In altre parole, l'IA ha il potenziale di riportarci ad essere nuovamente e ancora “umani”, permettendoci di esplorare e valorizzare le nostre capacità creative e intellettuali uniche.

Questa tecnologia è, in estrema sintesi, un potente strumento di progresso. La nostra vera vittoria sarà quella di utilizzarla per permetterci di riscoprire e valorizzare la nostra umanità, liberandoci da compiti meccanici e incentivando la nostra innata natura creativa e noetica.

Come affermava il filosofo e matematico Bertrand Russell: “Ogni aumento di conoscenza deve essere seguito da un aumento di saggezza”. In questa era di rapido sviluppo tecnologico, questa citazione risuona con particolare forza. L'intelligenza artificiale, con le sue immense potenzialità, ci pone di fronte a nuovi orizzonti di conoscenza. Tuttavia, è imperativo che questo aumento di capacità sia accompagnato da un equivalente, profondo rispetto per la dignità e il valore unico dell'essere umano, assicurando che il progresso tecnologico serva l'umanità, piuttosto che alienarla ancora di più dalla sua essenza e dal suo destino autentico.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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