di Francesco Pungitore*
I. Introduzione
Breve presentazione di Karl Popper
Contestualizzazione del tema della televisione nella sua riflessione
II. Dalla televisione ai social media
Attualità del pensiero di Popper
Il pensiero critico e il discorso pubblico costruttivo
I. Introduzione
Breve presentazione di Karl Popper
Contestualizzazione del tema della televisione nella sua riflessione
Karl Popper (1902-1994) è stato un filosofo austriaco-britannico la cui influenza si è estesa a diversi campi del sapere, tra cui la filosofia della scienza, la teoria politica e la filosofia sociale. Nato a Vienna, in Austria, nel 1902, si trasferì nel Regno Unito durante la Seconda Guerra Mondiale per sfuggire al nazismo e in seguito ottenne la cittadinanza britannica.
Popper è meglio conosciuto per aver proposto il criterio della falsificabilità come fondamento della demarcazione tra scienza e non-scienza o pseudo-scienza. Secondo Popper, una teoria è scientifica solo se è possibile, almeno in linea di principio, formulare osservazioni o esperimenti che possano confutarla. Questo criterio si oppone al tradizionale metodo induttivo che basa la forza delle teorie scientifiche sull'accumulo di osservazioni confermative.
Uno dei suoi lavori più influenti è “La logica della scoperta scientifica” (1934), in cui espone la sua concezione del metodo scientifico come un processo di congetture e confutazioni. Secondo Popper, la scienza progredisce attraverso la formulazione di ipotesi audaci e la loro successiva messa alla prova mediante esperimenti ed osservazioni che ne mettano in discussione la validità. Quando una teoria è falsificata, la scienza si avvicina maggiormente alla verità attraverso l'eliminazione di idee errate.
Oltre alla filosofia della scienza, Popper ha contribuito significativamente alla teoria politica e alla filosofia sociale, in particolare attraverso il suo libro “La società aperta e i suoi nemici” (1945). In quest'opera, Popper critica le teorie politiche totalitarie, sostenendo che esse conducano inevitabilmente a tirannie e violazioni dei diritti umani. Al contrario, egli difende l'idea di una società aperta, basata sul pluralismo, la democrazia liberale e lo stato di diritto.
La visione di Popper sulla società aperta è profondamente radicata nella sua filosofia della scienza, in quanto egli vede la conoscenza e il progresso come frutto di un processo di apprendimento collettivo, in cui idee diverse si confrontano e si mettono alla prova. Per Popper, la libertà di pensiero, di espressione e di critica è fondamentale per consentire questo processo e per garantire il progresso sia scientifico che sociale.
Karl Popper si è occupato anche di mass-media e di televisione, in modo particolare, in un breve saggio intitolato “Television: A Bad Teacher” (“Televisione: una cattiva maestra”) del 1994.
Nel libro, Popper esprime preoccupazione per il modo in cui la televisione può influenzare negativamente la società, in particolare i giovani. Sostiene che la televisione possa incoraggiare la passività e l'ignoranza, piuttosto che stimolare il pensiero critico e l'apprendimento. Popper discute anche il ruolo della televisione nella promozione di ideologie e credenze false. Le sue opinioni generali sulla società aperta e la democrazia offrono alcuni spunti per comprendere meglio il suo punto di vista su questo tema.
Popper credeva in una società aperta, in cui i cittadini sono liberi di esprimere le proprie idee e di criticare il potere politico. In una società aperta, le istituzioni sono progettate per limitare l'abuso di potere e promuovere la libertà di pensiero e di espressione. Secondo Popper, è fondamentale proteggere la diversità di opinioni e la libertà di critica per evitare la deriva verso un sistema totalitario.
Applicando queste idee alla televisione e ai media in generale, si potrebbe sostenere che Popper avrebbe certamente preferito un sistema in cui il pubblico avesse un certo grado di controllo e potesse esercitare una vigilanza critica sulla televisione e sull'informazione. Questo per aiutare a garantire che l'informazione non venga manipolata o monopolizzata dai detentori del potere e a promuovere un ambiente di discussione aperto e pluralistico.
II. Dalla televisione ai social media
Attualità del pensiero di Popper
Il pensiero critico e il discorso pubblico costruttivo
Il filosofo Karl Popper è noto, dunque, per aver criticato la televisione, sottolineandone l’impatto negativo sulla società e sul modo in cui le persone si informano e interagiscono. Analogamente, si possono tracciare parallelismi tra le sue riflessioni e quelle che, al giorno d’oggi, possiamo destinare al sistema dei social media più in generale.
Innanzitutto, sia la televisione che i social media possono essere accusati di favorire il sensazionalismo e l'intrattenimento a scapito dell'accuratezza e della profondità delle informazioni. Popper riteneva che la televisione tendesse a ridurre il dibattito pubblico a una serie di slogan e immagini superficiali, compromettendo l'abilità degli individui di riflettere criticamente su temi complessi. Allo stesso modo, i social media possono incoraggiare la diffusione di notizie false, teorie complottiste e contenuti polarizzanti, erodendo ulteriormente la qualità del discorso pubblico.
Inoltre, sia la televisione che i social media possono contribuire all'alienazione e alla passività degli utenti. Popper riteneva che la televisione creasse una sorta di narcosi collettiva, in cui le persone si limitavano a consumare passivamente i contenuti proposti, senza partecipare attivamente al processo di apprendimento e di confronto con idee diverse. I social media, pur offrendo una maggiore interattività, possono generare dinamiche simili: gli utenti tendono a seguire e interagire con contenuti e persone che confermano le loro opinioni preesistenti, creando così camere di risonanza e polarizzazione.
Un altro aspetto che accomuna la critica di Popper alla televisione e le critiche ai social media è il ruolo della pubblicità e degli interessi economici. Popper sosteneva che la televisione fosse guidata dalla logica del profitto e della spettacolarizzazione, spesso a detrimento della verità e dell'educazione. Anche i social media sono intrinsecamente legati al profitto, poiché le piattaforme guadagnano attraverso la pubblicità mirata e l'attenzione degli utenti. Questo può portare a una priorità verso contenuti che generano reazioni emotive e condivisioni, piuttosto che informazioni accurate e bilanciate.
In conclusione, le critiche di Popper alla televisione possono essere estese ai social media, poiché entrambi i mezzi presentano problemi simili riguardo alla qualità dell'informazione, all'alienazione degli utenti e all'influenza degli interessi economici. Per affrontare questi problemi, è fondamentale incoraggiare l'alfabetizzazione mediatica, promuovere il pensiero critico e sviluppare meccanismi che favoriscano un discorso pubblico più sano e costruttivo.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l'Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale