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Gurdjieff, l’anima e il misterioso passeggero

Come coltivare una consapevolezza superiore: il lascito del filosofo che ispirò anche Franco Battiato

di Francesco Pungitore*

 

Mai sentito parlare di Gurdjieff? Fu un filosofo e mistico armeno. Ha attraversato la fine del XIX e l'inizio del XX secolo ed è noto per la sua visione originale dell'essere umano e del suo potenziale di crescita spirituale. Celebre è la metafora dell'anima come carrozza: una delle immagini più potenti e rappresentative del suo pensiero. In un'epoca in cui l'umanità è spesso raffigurata come un insieme caotico di impulsi, emozioni e pensieri, Gurdjieff offre una prospettiva integrativa, sottolineando l'importanza di un'armonia tra le diverse componenti dell'essere umano.

Secondo Gurdjieff, l'anima può essere paragonata a una carrozza trainata da cavalli, guidata da un cocchiere e occupata da un passeggero. Questa immagine non è solo una semplice allegoria, ma un vero e proprio strumento di comprensione di sé stessi e del proprio funzionamento interno. Ogni elemento della carrozza rappresenta una parte essenziale dell'essere umano: la carrozza è il corpo fisico, i cavalli sono le emozioni e gli istinti, il cocchiere è la mente, e il passeggero rappresenta la consapevolezza superiore o l'anima.

L'obiettivo di Gurdjieff era aiutare le persone a raggiungere un equilibrio e una cooperazione armoniosa tra queste parti, permettendo loro di vivere in modo più consapevole e pieno. Certamente, questa non è l'unica metafora celebre della storia della filosofia. Già Platone, nell'antichità, aveva proposto la sua visione dell'anima come una biga alata, composta da un auriga e due cavalli dalle nature opposte. E allora, quali sono le similitudini e le differenze tra queste due visioni? Come possiamo interpretare oggi queste metafore alla luce della moderna psicologia?

Una breve biografia

Georges Ivanovič Gurdjieff nacque il 14 gennaio 1866 nella città di Alexandropol, oggi Gyumri, in Armenia. Figlio di un ricco commerciante armeno e di una madre greca, crebbe in un ambiente culturalmente ricco e variegato. Sin da giovane mostrò un'intensa curiosità per le questioni spirituali e filosofiche, una curiosità che lo portò a studiare molte delle tradizioni religiose del mondo.

La sua formazione fu eccezionalmente eclettica. Oltre agli insegnamenti ricevuti a casa, Gurdjieff studiò scienze naturali, medicina e musica. Tuttavia, la sua vera passione erano le antiche conoscenze e le tecniche di sviluppo interiore. Questo lo spinse a intraprendere una serie di viaggi avventurosi in Asia centrale, Medio Oriente, India e Nord Africa alla ricerca delle conoscenze esoteriche più antiche.

Durante le sue peregrinazioni, entrò in contatto con diverse comunità spirituali e scuole, accumulando un vasto patrimonio di conoscenze che avrebbe poi integrato nei suoi insegnamenti. Tornato in Europa, nel 1912 iniziò a condividere questi suoi studi, dapprima con un piccolo gruppo di seguaci e poi, durante gli anni della Rivoluzione Russa e della Prima Guerra Mondiale, con un pubblico sempre più ampio.

Nel 1922, Gurdjieff fondò l'Istituto per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo a Fontainebleau-Avon, vicino a Parigi. Questo centro divenne il fulcro delle sue attività, dove egli sviluppò e insegnò il suo “Lavoro” - un sistema integrato di pratiche fisiche, mentali ed emotive volto a risvegliare la coscienza e a sviluppare l'armonia interiore.

Le sue idee, pur complesse, si basavano su un concetto chiave: l'essere umano vive in uno stato di “sonno” meccanico e deve risvegliarsi a una nuova consapevolezza di sé. Per farlo, deve lavorare su se stesso in modo disciplinato e integrato. Le sue pratiche includevano esercizi fisici rigorosi, danze sacre, musica e lavori pratici quotidiani, tutti progettati per coltivare l'attenzione e la presenza.

Nonostante le difficoltà incontrate durante la Seconda Guerra Mondiale, Gurdjieff continuò a insegnare fino alla sua morte, avvenuta il 29 ottobre 1949 a Neuilly-sur-Seine, in Francia. 

 

La metafora dell'anima come una carrozza

Georges Ivanovič Gurdjieff utilizza la metafora dell'anima come carrozza per rappresentare la complessità e la necessità di armonia nell'essere umano. L'anima è, dunque, paragonata a una carrozza composta da quattro componenti principali: la carrozza stessa, i cavalli, il cocchiere e il passeggero. Ognuno di questi elementi ha un ruolo ben definito e rappresenta una parte fondamentale della psiche umana.

La carrozza rappresenta il corpo fisico, il veicolo attraverso cui l'essere umano si muove nel mondo. È il mezzo tangibile che trasporta l'individuo attraverso la vita e deve essere mantenuto in buone condizioni per funzionare correttamente.

I cavalli simboleggiano le emozioni e gli istinti. Sono le forze motrici che danno energia e spinta alla carrozza. Se non controllati, possono diventare selvaggi e incontrollabili, ma se guidati con attenzione, possono portare la carrozza verso la giusta direzione.

Il cocchiere rappresenta la mente e l'intelletto. È colui che ha il compito di controllare i cavalli, dirigendo la loro energia e assicurandosi che seguano la strada giusta. Il cocchiere deve essere ben addestrato e vigile per evitare che i cavalli portino la carrozza fuori rotta.

Il passeggero è l'anima o il vero “io” dell'individuo, la consapevolezza superiore che osserva e dirige l'intero sistema. Il passeggero deve essere consapevole del viaggio e comunicare chiaramente con il cocchiere per raggiungere la destinazione desiderata.

Il corpo fisico è il mezzo materiale attraverso cui l'individuo esiste e interagisce con il mondo. La cura e la manutenzione del corpo sono essenziali per un funzionamento equilibrato.

Le emozioni e gli istinti rappresentano le forze vitali che danno slancio e movimento. Sono potenti e devono essere gestiti con attenzione per evitare che diventino distruttivi.

La mente (o intelletto) è il controllore che utilizza la ragione e il discernimento per guidare le emozioni e gli istinti. Senza un cocchiere vigile, i cavalli potrebbero trascinare la carrozza in direzioni pericolose.

L’anima (o consapevolezza superiore) è il vero centro dell'individuo, la fonte di consapevolezza e direzione. Il passeggero deve rimanere attento e impegnato, comunicando chiaramente con il cocchiere per garantire che il viaggio segua il percorso giusto.

Per Gurdjieff, l'armonia tra queste parti è cruciale per il benessere e lo sviluppo dell'individuo. Se una parte domina o è trascurata, l'intero sistema diventa disfunzionale. Un corpo trascurato non può sostenere il viaggio, emozioni incontrollate possono portare a comportamenti distruttivi, una mente indisciplinata può perdere la direzione e un'anima disattenta può perdere il senso del proprio scopo.

L'armonizzazione di corpo, emozioni, mente e anima richiede un lavoro consapevole e costante. Gurdjieff propone varie pratiche, tra cui l'auto-osservazione, la meditazione e il lavoro fisico, per aiutare le persone a raggiungere questo equilibrio. Solo quando tutte le parti lavorano insieme in modo armonioso, l'individuo può avanzare nel suo percorso spirituale e realizzare il proprio potenziale.

Una delle metafore più famose e simili è quella della “Biga alata” di Platone.

Per il filosofo greco l'anima è rappresentata da una biga guidata da un auriga (la ragione) e trainata da due cavalli con nature opposte: uno nobile e disciplinato (l'anima razionale) e l'altro selvaggio e disordinato (l'anima irrazionale). Platone enfatizza il conflitto tra queste due forze e la necessità dell'auriga di mantenere il controllo per ascendere al mondo delle idee.

Una delle differenze più significative tra la metafora dell'anima come carrozza di Gurdjieff e quella della biga alata di Platone è l'assenza del passeggero nella visione del filosofo greco. In Platone, l'auriga e i cavalli sono i protagonisti della lotta per il controllo e l'equilibrio, con l'auriga che rappresenta la ragione e i cavalli che simboleggiano le passioni contrastanti. Tuttavia, in questa metafora manca una figura centrale: il passeggero.

Nella metafora di Gurdjieff, il passeggero è il vero protagonista. Questa misteriosa presenza, che non ha un contatto diretto né con i cavalli né con il cocchiere, rappresenta l'aspetto più elevato e spirituale dell'essere umano. Il passeggero è l'anima o la consapevolezza superiore, colui che osserva e dirige il viaggio della carrozza. Anche se non interagisce direttamente con le altre parti, la sua presenza è fondamentale perché senza di essa, la carrozza, il cocchiere e i cavalli non avrebbero uno scopo o una direzione chiara.

L'assenza del passeggero nella metafora di Platone implica una visione della psiche umana concentrata principalmente sul conflitto tra ragione e passione. Gurdjieff introduce una dimensione spirituale più profonda, suggerendo che il vero scopo dell'esistenza non è solo il controllo e l'armonizzazione delle parti, ma anche la realizzazione e l'espressione della consapevolezza superiore.

Questa differenza mette in luce un punto cruciale della filosofia di Gurdjieff: l'importanza di riconoscere e coltivare il proprio sé superiore. Il passeggero, invisibile ma centrale, rappresenta l'aspirazione dell'essere umano verso una comprensione più elevata e un'integrazione spirituale. In questo modo, la metafora di Gurdjieff non solo descrive la struttura dell'anima, ma anche il suo potenziale più alto, invitando le persone a cercare un contatto più profondo con la propria essenza spirituale.

 

Conclusioni

La metafora dell'anima come carrozza di Gurdjieff offre una visione complessa e integrativa dell'essere umano, sottolineando l'importanza di raggiungere un equilibrio armonico tra corpo, emozioni, mente e spirito. Attraverso questa metafora, Gurdjieff invita le persone a lavorare attivamente su se stesse, non solo per migliorare il controllo delle proprie emozioni e dei propri istinti, ma anche per coltivare una consapevolezza superiore, rappresentata dal passeggero. Questo passeggero, invisibile ma centrale, è il vero protagonista della metafora, simboleggiando l'anima o il sé superiore che dà direzione e significato al viaggio della vita.

La metafora di Gurdjieff si distingue significativamente da quella della biga alata di Platone, in cui manca una figura centrale simile al passeggero. In Platone, il conflitto tra ragione e passione è al centro della metafora, mentre Gurdjieff introduce una dimensione spirituale più profonda. Il passeggero di Gurdjieff rappresenta il nucleo della nostra essenza spirituale e la nostra capacità di dirigere consapevolmente il viaggio della vita, anche se non interagisce direttamente con le altre parti.

Le implicazioni spirituali della metafora di Gurdjieff hanno influenzato numerosi pensatori e artisti, tra cui il cantautore italiano Franco Battiato. Battiato ha spesso tratto ispirazione dagli insegnamenti di Gurdjieff, integrando nelle sue canzoni temi di ricerca interiore e di sviluppo spirituale. Una delle sue citazioni più emblematiche - “E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire” - riflette chiaramente l'influenza di Gurdjieff. Questa frase esprime la sfida di mantenere la consapevolezza e la direzione spirituale anche nei momenti più oscuri della vita.

L'importanza dell'armonia tra le parti della carrozza, secondo Gurdjieff, risiede nella capacità di vivere una vita piena e consapevole. La carrozza, i cavalli, il cocchiere e il passeggero devono lavorare insieme per evitare il caos e raggiungere una destinazione significativa. Questo richiede un impegno costante e un lavoro su di sé che coinvolge tutte le dimensioni dell'essere umano: fisica, emotiva, mentale e spirituale.

La metafora di Gurdjieff ci offre una guida per comprendere noi stessi e il nostro potenziale di crescita. Ci ricorda che l'equilibrio e l'armonia non sono solo obiettivi da raggiungere, ma processi continui che richiedono consapevolezza e disciplina. In un mondo spesso dominato dal disordine e dalla distrazione, la lezione di Gurdjieff è più attuale che mai: trovare l'alba dentro l'imbrunire significa coltivare la nostra consapevolezza e dirigere il nostro viaggio con saggezza e determinazione.

In conclusione, la metafora dell'anima come carrozza di Gurdjieff non è solo un esercizio filosofico, ma un invito a intraprendere un percorso di auto-realizzazione e crescita spirituale. È un richiamo a riconoscere e coltivare la nostra dimensione più profonda, il passeggero, che dà senso e direzione al nostro viaggio attraverso la vita.

 

*giornalista, docente di Filosofia e scrittore

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