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Rapporto Invalsi 2023: oltre la “scusa” della pandemia, è tempo di affrontare i veri problemi della Scuola italiana

I dati sconcertanti sulle capacità di lettura e comprensione degli studenti esigono un'indagine critica e una soluzione efficace

di Francesco Pungitore*

 

Il rapporto Invalsi 2023 ha rivelato dati preoccupanti: nelle regioni meridionali d'Italia, metà degli studenti di scuola media faticano a comprendere quello che leggono e due terzi degli studenti non riescono a comprendere un testo in inglese. Anche a livello nazionale, il panorama non è incoraggiante. Solo il 51% degli studenti che termina le scuole superiori raggiunge un livello di lettura di base, con una disparità del 23% tra Nord e Sud. Questa disuguaglianza persiste anche in matematica, dove il 50% degli studenti raggiunge il livello di base. Nelle competenze di lingua inglese, il 54% degli studenti raggiunge il livello B2 in lettura e il 41% in ascolto.

Oltre la “scusa” della pandemia

Il presidente di Invalsi, Roberto Ricci, ha attribuito questi risultati a un “effetto long Covid”, suggerendo che la pandemia abbia avuto un impatto duraturo che persiste sull'istruzione. Tuttavia, se guardiamo indietro ai dati pre-pandemici, la situazione era già preoccupante. L'indagine P.I.S.A. (acronimo di Programme for International Student Assessment) promossa dall’Ocse, già nel 2018 rivelava che gli studenti italiani di 15 anni avevano competenze inferiori rispetto ai loro coetanei di dieci anni prima. Questo dimostra che il problema dell'istruzione in Italia va, obiettivamente, oltre la pandemia che pure danni ne ha fatti.

 

La questione della disuguaglianza regionale

Il rapporto Invalsi sottolinea, peraltro, una disuguaglianza persistente nelle opportunità di apprendimento tra le regioni settentrionali e meridionali d'Italia. Le scuole del Sud mostrano una maggiore sofferenza nei risultati, soprattutto in matematica e in inglese. Questa disparità suggerisce un problema più ampio nel sistema educativo italiano che non può essere ignorato.

 

Iniziativa di miglioramento

Le misure tampone degli ultimi anni, come i docenti tutor e la raffica dei concorsi a crocette, evidentemente lasciano il tempo che trovano. Il sistema scolastico italiano necessita di un cambiamento più radicale. Per superare queste sfide, è necessario un intervento che affronti alla radice i problemi oggettivati dai dati Invalsi, oggi, e dall’Ocse, già cinque anni fa.

 

Affrontare i veri problemi

È tempo che, in Italia, si affronti la realtà: i limiti attuali dell'istruzione scolastica non possono più essere attribuiti semplicemente alla pandemia. Problemi sistemici ostacolano il successo degli studenti. È sconcertante che la metà dei diplomati che finiscono le scuole superiori non sia in grado di comprendere un testo adeguatamente. Questo deficit di competenze di base mina la capacità delle nuove generazioni non solo di apprendere in modo autonomo, ma anche di partecipare attivamente alla vita sociale, quali cittadini consapevoli, e di accedere a opportunità di lavoro significative. L'educatore e filosofo americano John Dewey affermava: “Se insegniamo ai ragazzi di oggi come abbiamo insegnato loro ieri, li priviamo del domani”. Questa frase sottolinea l'urgenza di innovare e adattare i metodi di insegnamento, un messaggio particolarmente pertinente dato il contesto attuale del sistema scolastico italiano.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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