di Francesco Pungitore*
Iniziamo un breve viaggio nella comprensione del pensiero prendendo le mosse dalla riflessione del filosofo tedesco Martin Heidegger, che nel suo saggio “Was heißt Denken?” (tradotto nell’edizione italiana in “Che cosa significa pensare?”) affermava: “Il pensiero stesso è un cammino. Corrispondiamo a questo cammino soltanto restando in cammino”. Con queste parole, Heidegger sottolinea come il pensiero sia un processo dinamico, in continua evoluzione, e che la nostra comprensione di esso progredisca solamente se continuiamo a indagarlo, interrogarlo e metterlo alla prova.
Il pensiero in psicologia
Proseguendo nel nostro percorso, ci addentriamo nel campo della psicologia. Qui, il pensiero è studiato come un'attività mentale complessa, che coinvolge processi cognitivi quali la percezione, la memoria, l'attenzione, il ragionamento e la risoluzione di problemi. Diverse teorie psicologiche offrono varie prospettive sul pensiero: la psicologia cognitiva lo analizza in termini di schemi mentali e processi di elaborazione delle informazioni; la psicologia evoluzionistica lo inquadra come adattamento per la sopravvivenza e la riproduzione; e la psicologia sociale esamina come il pensiero sia influenzato dalle interazioni con gli altri e dall'ambiente culturale.
Le neuroscienze e il cervello pensante
Il nostro cammino ci conduce poi nel territorio delle neuroscienze, dove il pensiero è indagato a livello del sistema nervoso e del cervello. Gli scienziati cercano di capire come le reti neuronali, le sinapsi e i neurotrasmettitori si combinino per dar vita ai processi cognitivi che caratterizzano il pensiero. Negli ultimi decenni, grazie all'evoluzione delle tecniche di neuroimaging come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET), è stato possibile osservare il cervello in azione durante il pensiero, gettando nuova luce sui meccanismi neurali sottostanti.
Il pensiero e l'intelligenza artificiale
Giunti a questo punto, ci troviamo di fronte al tentativo di ricreare il pensiero in modo artificiale attraverso l'intelligenza artificiale (IA). L'IA si avvale di algoritmi e tecniche di apprendimento automatico, come le reti neurali artificiali, che si ispirano alla struttura e al funzionamento del cervello umano. Grazie a tali progressi, le macchine sono diventate sempre più abili nel compiere compiti che richiedono capacità di ragionamento, apprendimento e adattamento.
La riflessione filosofica sull'intelligenza artificiale ci induce a interrogarci sulle implicazioni etiche, sociali e culturali di queste tecnologie. Ci chiediamo se le macchine possano mai essere dotate di coscienza, se debbano essere considerate come entità moralmente responsabili e quali possano essere i limiti da porre al loro sviluppo e utilizzo. Queste domande, a loro volta, ci riportano alla questione fondamentale: che cosa significa, veramente, pensare?
Il pensiero tra natura e artificio
In conclusione, il nostro breve cammino alla scoperta del pensiero ci ha condotti attraverso diverse discipline scientifiche, dalla psicologia alle neuroscienze, fino all'intelligenza artificiale. Ci siamo resi conto che il pensiero è un fenomeno complesso, sfaccettato e dinamico, che coinvolge tanto il cervello e la mente umana quanto, adesso, anche le macchine intelligenti create dall'uomo.
La riflessione filosofica sull'argomento, da Heidegger in poi, ci ricorda che il pensiero è un cammino in divenire, che si evolve insieme a noi e alle nostre conoscenze. In questo percorso, continuiamo a confrontarci con le sfide poste dalla comprensione del pensiero e dalla sua replicazione artificiale, cercando di trarre insegnamenti che ci permettano di affrontare con saggezza e responsabilità le nuove implicazioni che derivano dall'interazione tra mente umana e intelligenza artificiale.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale