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Se Giovanni Sgrò fosse nato a New York: la storia di John Screw e il successo dei prodotti biologici

Un esperimento mentale che ci porta a riflettere sulle differenze tra fare impresa in Italia e negli Stati Uniti

di Francesco Pungitore*

 

Immaginatevi un mondo parallelo in cui Elon Musk, il visionario imprenditore di Tesla e SpaceX, fosse nato in Italia con il nome di Elia Mosca. In un video di Marco Montemagno, viene posta questa curiosa domanda: cosa sarebbe successo a Elon Musk alias Elia Mosca tra le mura del Belpaese? La risposta è un po' amara: probabilmente sarebbe rimasto invischiato in un groviglio di burocrazia e difficoltà finanziarie, e mai sarebbe diventato l'innovatore che conosciamo oggi.

Ma cosa succederebbe se facessimo lo stesso esperimento mentale con un imprenditore italiano di successo? Prendiamo il nostro amico Giovanni Sgrò, instancabile lavoratore calabrese che ha saputo costruire un'impresa di successo nel settore dei prodotti biologici, naturali, vegani e a chilometro zero. E se Giovanni fosse nato a New York con il nome di John Screw?

Iniziamo con l'immaginare il giovane John Screw, appassionato di alimentazione sana e sostenibile, nel cuore della Grande Mela. Avrebbe avuto accesso a un'enorme platea di potenziali clienti, sempre alla ricerca di nuovi prodotti green e innovativi. Inoltre, il sistema imprenditoriale statunitense avrebbe offerto a John un clima favorevole allo sviluppo della sua azienda, con meno burocrazia e maggiori opportunità di finanziamento.

In questo scenario, John Screw avrebbe potuto espandere rapidamente la sua attività, sfruttando al massimo l'interesse crescente per i prodotti biologici e sostenibili, non solo a New York ma in tutto il Paese. Forse avrebbe aperto una catena di negozi di prodotti bio, una linea di ristoranti vegani o perfino un'azienda di consegne a domicilio di cibi freschi e genuini.

Eppure, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che l'Italia gli ha posto davanti, Giovanni Sgrò è riuscito a far crescere la sua attività e a ottenere un buon successo nel settore. Tuttavia, è inevitabile chiedersi: quanto più grande potrebbe essere stata la sua impresa se fosse nata in un contesto più favorevole? Quanto talento e potenziale sono andati sprecati a causa della burocrazia e degli intoppi finanziari che affliggono gli imprenditori italiani?

La storia di John Screw è una storia immaginaria, ma ci invita a riflettere sulla realtà che vivono molti imprenditori nel nostro paese. Una realtà in cui, purtroppo, gli ostacoli da superare per fare impresa sono sempre tanti... troppi. E se vogliamo che l'Italia diventi un terreno fertile per le menti brillanti e le idee innovative, è necessario aprire gli occhi e riconoscere che il cambiamento è indispensabile.

Dobbiamo lavorare insieme per ridurre la burocrazia, facilitare l'accesso ai finanziamenti e promuovere una cultura dell'innovazione e dell'imprenditorialità. Solo così potremo sperare di trasformare le storie di “Elia Mosca” e “John Screw” in storie di successo reali e tangibili, che rendano il nostro paese un luogo in cui talento e ambizione possano prosperare senza limiti.

In conclusione, l'ironia e l'amarezza che pervadono questo esperimento mentale ci offrono un'importante lezione: è giunto il momento di agire per creare un ambiente in cui gli imprenditori italiani possano avere le stesse opportunità di successo dei loro omologhi internazionali. Soltanto allora potremo dire che il nostro Paese è veramente un posto in cui sogni e ambizioni possono diventare realtà, senza che ostacoli insormontabili ne intralcino il cammino.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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