di Francesco Pungitore
Nik Spatari ci lascia. E la tristezza di questo giorno è immensa. Un uomo che ha dialogato da pari a pari con Jean Cocteau, Picasso e Max Ernst, dedicando la sua vita alla bellezza, oltre che
all'amata compagna Hiske Maas. Con la sua arte ha trasformato luoghi abbandonati in meravigliosi squarci d'infinito. Rimandi a un “oltre” verso cui ci accompagnava per mano, con
straordinaria delicatezza. Nel suo peregrinare, dopo aver vissuto e operato a Losanna, Parigi e Milano, ha fatto tappa anche a Chiaravalle Centrale, dipingendo l'abside e alcune cappelle
laterali del convento dei frati cappuccini. Ma la sua eredità principale è in quel “Musaba” di Mammola, in Calabria, che adesso tutti noi siamo chiamati a custodire. Questo non è,
certamente, il giorno delle polemiche. Ma come non ricordare le tante battaglie contro i “ciechi” e i “nani” della politica regionale che non hanno mai saputo comprendere appieno l'enorme ricchezza
che Nik stava, generosamente, consegnando alla sua terra? Ci mancherà l'uomo, il sognatore, il visionario creatore di forme capace di sperimentazioni ardite, originalissime, quasi
“primitive” nella ricerca di profili, linee e materiali. Un gigante del panorama contemporaneo, come la sua celebre “Ombra della sera” che domina gli spazi dell'onirico “laboratorio” a cielo aperto
di Santa Barbara. Trovare legami tra passato e futuro, reinterpretare l'esistente, valorizzando persino ruderi e rovine, inondando l'intero mondo di vita e di significato: questa sua grande
lezione potrà mai diventare il nostro destino?
In questo documentario del 2017 il mio ultimo incontro-intervista con Nik Spatari.