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La polis greca, modello di libertà contro l'oppressione della società di massa

Hannah Arendt e la rievocazione dell'antica democrazia greca come alternativa al totalitarismo moderno

di Francesco Pungitore*

 

Le póleis, le città-stato dell'antica Grecia, rappresentano un modello unico di democrazia. Queste città erano costruite fisicamente intorno a un punto di riferimento comune e condiviso, l'agorà, luogo dove si discutevano i problemi di interesse generale. Questo modello di comunità ha influenzato il pensiero di Hannah Arendt, filosofa tedesca del Novecento, che ne ha rivalutato il valore universale come matrice concettuale di riferimento.

Il pensiero di Hannah Arendt: polis e “Vita activa”

Nel suo libro “Vita activa”, Hannah Arendt contrasta la decadenza del pensiero politico occidentale con il modello della polis greca al tempo di Pericle. Arendt evidenzia la separazione tra spazio pubblico e spazio privato come un concetto cardine della polis classica. La polis, secondo Arendt, rappresenta la realizzazione dell'ideale di libertà in un contesto pubblico. La libertà del singolo si manifesta quando è vista da altri, e nell'ambito pubblico, gli individui si incontrano in quanto cittadini, non come individui privati.

 

Oikos e polis: dicotomia privato-pubblico

Nella vita privata, centrata sulla casa e sulla famiglia, l'essere umano è “naturalmente” assoggettato alle necessità della vita produttiva e riproduttiva. Tuttavia, la vita pubblica, ovvero la polis, offre un ambiente in cui gli uomini sono liberi da pratiche coercitive. La polis è una forma di costituzione di relazioni tra esseri umani liberi e uguali, liberi da ogni tipo di assoggettamento e uguali nella loro libertà. Arendt teorizza la separazione tra pubblico e privato come presupposto dell'organizzazione politica, facendo della distinzione tra oikos e polis la base della sua critica alla società moderna.

 

Critica alla società moderna e al totalitarismo

Arendt critica la società moderna per l'emergere della sfera privata nella sfera pubblica, confondendo la demarcazione tra privato e politico e modificando il significato dei due termini. Secondo Arendt, il totalitarismo rappresenta, per alcuni aspetti, il compimento di alcuni fenomeni dell'epoca moderna, come l'antisemitismo, l'imperialismo, la fine dello stato nazionale, il tramonto dei diritti umani, la scomparsa delle classi sociali e la nascita della società di massa.

 

Il valore della libertà

Per Arendt, l'esperienza più completa della libertà è una condizione sine qua non della vita umana. La libertà risiede nell'azione, nella possibilità di agire che si manifesta in discorsi e azioni. Il totalitarismo, che Arendt definisce come la manifestazione del male nel mondo, è caratterizzato dalla negazione e distruzione della libertà umana. In un contesto totalitario, le attività umane diventano completamente prevedibili e sottomesse alla standardizzazione. Questo fenomeno è il risultato diretto dell'esperienza totalitaria e della moderna società di massa, dove il comportamento sociale sostituisce il discorso e l'azione politica.

 

La polis come modello alternativo

Alla luce della critica di Arendt alla società moderna, il modello della polis greca emerge come un'alternativa all'oppressione delle società di massa. Essa propone un ritorno alla distinzione tra sfera privata e sfera pubblica, ripristinando il significato e l'importanza di questi termini per la vita dell'individuo e del cittadino.

In una polis, il diritto alla libertà politica è garantito a tutti i cittadini, liberi dalle cure e dalle faccende dell'oikos. Il recupero dello spazio pubblico e la rivitalizzazione del discorso e dell'azione politica possono servire come antidoto alla standardizzazione e all’oppressione imposte dal totalitarismo.

 

Conclusioni

L'analisi di Hannah Arendt sulla polis greca e la società moderna pone in rilievo l'importanza fondamentale della libertà come elemento costitutivo della vita umana. Il modello delle póleis offre un'alternativa all'oppressione delle società di massa, un’apertura verso un nuovo ideale di democrazia basato sulla partecipazione attiva dei cittadini nella vita politica e sull'affermazione della loro libertà individuale e collettiva. In un'epoca di crescente standardizzazione e omologazione massificante, il richiamo alla polis antica rappresenta un invito alla rivendicazione della libertà e della partecipazione democratica.

Glossario

 

  • Polis - La polis, o città-stato, era l'unità politica fondamentale dell'antica Grecia. Rappresentava una comunità autonoma e autosufficiente composta da cittadini liberi. Questa unità politica includeva una città e il territorio circostante, e all'interno della polis, i cittadini partecipavano attivamente alla vita politica e alle decisioni collettive. La polis è considerata una delle prime forme di democrazia.
  • Oikos - L'oikos nell'antica Grecia rappresentava l'unità base della società, corrispondente alla casa o alla famiglia estesa. Il termine oikos comprendeva non solo le persone che vivevano in una casa, ma anche il territorio e i beni annessi. Il capofamiglia, o "padrone di casa", aveva il controllo dell'oikos e delle sue risorse economiche, nonché degli individui che ne facevano parte, compresi i membri della famiglia, gli schiavi e i servi.
  • Agorà - L'agorà era il centro della vita politica, commerciale e sociale nella polis greca. Era uno spazio pubblico aperto, spesso situato nel cuore della città, dove si svolgevano dibattiti pubblici, si tenevano mercati e si celebravano cerimonie religiose. L'agorà rappresentava il luogo fisico della democrazia, un luogo dove i cittadini potevano riunirsi per discutere questioni di interesse pubblico e prendere decisioni collettive.

 

Hannah Arendt

Hannah Arendt, nata il 14 ottobre 1906 ad Hannover, Germania, fu una filosofa e teorica politica di grande influenza. Studiò filosofia con Edmund Husserl e Karl Jaspers, e ebbe una relazione personale e accademica con Martin Heidegger. La sua vita prese una svolta drammatica con l'ascesa del nazismo: di origine ebraica, fu costretta ad emigrare prima in Francia nel 1933 e successivamente negli Stati Uniti nel 1941.

Negli Stati Uniti, Arendt divenne una figura influente nel mondo accademico. Insegnò in prestigiose università, tra cui Berkeley, Princeton, e Chicago, prima di assumere un incarico alla New School for Social Research di New York nel 1967.

Il suo lavoro più noto, “The origins of Totalitarianism” (1951), fornisce una delle prime e più approfondite analisi del totalitarismo, un sistema politico che Arendt collega principalmente alla Germania nazista e all'URSS. Il totalitarismo, secondo Arendt, emerge dal declino dello stato nazionale, dal sorgere dell'imperialismo, dalla rottura del sistema classista e dall'atomizzazione della società di massa. Gli strumenti principali del totalitarismo, sosteneva, erano l'ideologia e il terrore, espressi attraverso il partito unico.

Arendt scatenò una controversia con “Eichmann in Jerusalem: a report on the banality of Evil” (1963), nel quale esaminò il processo del criminale di guerra nazista Adolf Eichmann.

Tra le sue altre opere importanti figurano “On revolution” (1963) e la raccolta di saggi “Politica e menzogna”. Il volume di Antonia Grunenberg, “Hannah Arendt und Martin Heidegger” (2006), ricostruisce la complessa relazione tra Arendt e Heidegger attraverso corrispondenze private e altre fonti inedite, delineando la storia della vita intellettuale della Germania del primo Novecento.

Hannah Arendt morì a New York il 4 dicembre 1975, lasciando un'importante eredità nel campo della filosofia politica. La sua attenzione verso i pericoli del totalitarismo e il suo impegno per la comprensione della natura della libertà e della responsabilità politica continuano a influenzare il pensiero contemporaneo.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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