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Il sorpasso tecnologico della Cina

Pechino accelera il passo e si profila come il leader globale nel settore dell'intelligenza artificiale 

di Francesco Pungitore*

 

La corsa globale verso l'intelligenza artificiale è in piena accelerazione. Nel 2021, gli investimenti in IA avevano già raggiunto la cifra straordinaria di 77,3 miliardi di dollari, secondo un rapporto di Allied Market Research. Questo dato è destinato a più che raddoppiare, con previsioni che indicano un aumento fino a 190,6 miliardi di dollari entro il 2028, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 23,5%.

Nel 2021, gli Stati Uniti erano in testa con investimenti per 45,7 miliardi di dollari in IA. Ma la Cina, con i suoi 19,7 miliardi di dollari, non era lontana.

La rivoluzione cinese dell'IA

Il 2022 ha segnato una svolta significativa. Il governo di Pechino ha annunciato un investimento colossale di 1,5 trilioni di yuan (ben 224 miliardi di dollari) nell'IA entro il 2030, facendo della Cina il Paese che spende di più al mondo in ricerca e sviluppo nel settore. Se vogliamo fare un paragone con l’Italia, il nostro Paese ha stanziato 2,2 miliardi di euro nel 2023, secondo un rapporto dell'Osservatorio italiano dell'intelligenza artificiale. Il mega investimento cinese ha alimentato nel gigante asiatico una comunità di ricerca e sviluppo in intelligenza artificiale robusta e in crescita, con oltre 100.000 ricercatori attivi nel settore.

L’attenzione di Pechino nell'IA si estende anche ad una serie di settori chiave, tra cui sanità, finanza, produzione e difesa, e ha contribuito a far emergere giganti tecnologici come Baidu, Alibaba e Tencent.

 

Educazione e intelligenza artificiale: il coraggio di guardare al futuro

La Cina non guarda solo al presente, ma si sta preparando per un futuro dominato dalle nuove tecnologie. Il Paese ha focalizzato l'attenzione sull'educazione come mezzo per coltivare la prossima generazione di esperti in IA. A questo proposito, l'amministrazione provinciale dello Zhejiang ha annunciato l'implementazione di corsi nelle scuole, come parte delle iniziative di sviluppo “sano e controllato” dell'IA per il Paese.

Secondo il quotidiano locale Zhejiang The Paper le scuole elementari, medie e superiori integreranno l'IA nei programmi di matematica e scienze. Questo fa parte di un progetto più ampio per preparare le nuove generazioni alla rivoluzione digitale.

 

Promuovere la crescita economica attraverso l'IA

Questi sforzi educativi rappresentano una componente fondamentale del piano del Partito Comunista Cinese di sfruttare l'IA e le tecnologie di ultima generazione per alimentare la crescita economica del Paese. Infatti, secondo l'International Data Corporation, la Cina è pronta a raddoppiare la sua spesa nel settore dell'IA, raggiungendo i 27 miliardi di dollari di investimenti entro il 2026.

L'IA è ora una priorità strategica del governo cinese, con l'obiettivo di sviluppare un settore dell'IA “controllato ed etico”, sotto la supervisione delle autorità di controllo del digitale in Cina come la Cybersecurity Administration of China.

È chiaro che la Cina ha una visione di lungo termine per l'IA e sta investendo pesantemente per realizzarla. Con l'obiettivo di creare una nuova generazione di cittadini tecnologicamente preparati e una serie di industrie leader nel settore dell'IA, il gigante asiatico è indubbiamente un protagonista globale in questo settore. Di fronte a questa marea crescente di innovazione e investimento, il “sorpasso cinese” sembra inevitabile.

Un confronto difficile

L'Italia ha compiuto un passo significativo con l'allocazione di 1,5 miliardi di euro per la ricerca sull'intelligenza artificiale nel suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Certamente, il confronto con l'investimento della Cina fa emergere un divario imponente. Pechino “spende” circa 700 volte più di noi. Ovviamente, le dimensioni economiche e demografiche tra i due Paesi sono molto diverse, ma è lecito porsi una domanda: l'Italia è in ritardo nell'adozione e nello sviluppo dell'IA?

 

La scuola italiana e l'IA

Se guardiamo alla scuola, il quadro è molto complesso. L'IA è una tecnologia che sta rapidamente diventando dominante e la sua influenza si farà sentire in modo sempre più significativo nei prossimi anni. Pertanto, è fondamentale che gli istituti di ogni ordine e grado siano preparati ad educare gli studenti a un uso consapevole di strumenti che detteranno le regole del lavoro.

A che punto è la scuola italiana con l'aggiornamento dei propri piani di studio, con la formazione degli insegnanti, con l'accesso alle risorse tecnologiche, con l'adeguamento alla rapida evoluzione del campo dell'IA?

Domande, al momento, senza risposta.

Non c'è dubbio che la corsa globale verso l'innovazione tecnologica sia in pieno svolgimento. Ma mentre nazioni come la Cina stanno investendo pesantemente sull'intelligenza artificiale, dando un'enfasi particolare alla formazione delle nuove generazioni, l'Italia resta indietro. E non è solo un problema di risorse finanziarie, ma anche di atteggiamento culturale. Il dibattito, nel nostro Paese, sembra spesso concentrarsi più sulle possibili minacce dell'IA che sulle sue potenzialità.

Di fronte a questa situazione, non possiamo fare a meno di chiederci: cosa succederà ai nostri diplomati dei prossimi anni? Saranno preparati per competere in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia? Saranno in grado di tenere il passo con i loro coetanei di nazioni come la Cina, dove l'istruzione in materia di IA è diventata una priorità? Oppure ci troveremo a fronteggiare un divario tecnologico sempre più ampio, a livello internazionale? Il futuro è ancora incerto, ma è chiaro che l'Italia deve fare già oggi una scelta decisiva sul suo rapporto con l'innovazione tecnologica.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

 

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