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Ponte sullo Stretto, adesso tutti lo vogliono. Ma...

Clamoroso il giro di valzer del Movimento 5 Stelle che passa dal “no” al “sì”... non senza polemiche. Il sottosegretario Giancarlo Cancelleri: per farlo, dieci anni di lavori

di Francesco Pungitore 

 

Se bastasse l'ostinazione con cui i politici lo ripropongono, periodicamente, nella chiacchiera parlamentare, il faraonico progetto del Ponte sullo Stretto di Messina sarebbe stato realizzato già da un bel po'. Finisce che, adesso, lo vogliono quasi tutti. Persino il Movimento 5 Stelle che, con il sottosegretario ai Trasporti Giancarlo Cancelleri, si è detto favorevole alla sua costruzione. Ma, ovviamente, le polemiche non mancano tra i grillini. E ci mancherebbe pure, di fronte a un giro di valzer tanto clamoroso quanto repentino. Quella del “no” al Ponte sullo Stretto, del resto, “era” (non lo è più?) una battaglia storica dei pentastellati.

Sui social rimbalzano video in cui lo stesso Cancelleri, da attivista, denunciava l'inutilità dell'opera, irridendo Berlusconi e il centrodestra che “strumentalizzavano” l'utopica infrastruttura per blandire gli elettori. Oggi, da uomo di governo, Cancelleri cambia totalmente opinione. Eppure, non è passato neanche tanto tempo da quando Beppe Grillo arringava il popolo internettiano di “Rousseau”, definendo la sola idea di una lingua d'asfalto tra Calabria e Sicilia una “boiata”. Al netto della crisi d'identità nella quale sembrano essere pesantemente precipitati tanti “5 Stelle”, Cancelleri, in un’intervista, ha pure spiegato il piano del governo per realizzare l’opera: ci vorranno dieci anni per farlo, sarà a tre campate, ci passerà la ferrovia e verrà pagato dallo Stato.

I costi? Quasi quattro miliardi di euro, per una lunghezza di circa tre chilometri e mezzo. Nel sentir dire in giro, con toni di malcelato orgoglio, che sarà “il più lungo del mondo” viene in mente un certo non so che di Freud e l'inconscio desiderio di richiedere l'intervento urgente di uno specialista in complessi edipici et similia. Nel grade clima di generale euforia si tuffano a pesce, naturalmente, anche i goveratori di Sicilia e Calabria che, incontrando il viceministro alle Infrastrutture, Alessandro Morelli, hanno recentemente ribadito il loro “sì” convinto al Ponte. L'opera, tra parentesi, pur esistendo solo virtualmente (sulle carte degli ingegneri e nei rendering promozionali) è già costata ai contribuenti svariati milioni di euro. Quasi un miliardo e senza neanche mettere in moto una ruspa, secondo alcune inchieste giornalistiche che sono andate a spulciare nei faldoni della procedura di liquidazione della società per azioni costituita ad hoc, nel 1981, allo scopo di “progettare, realizzare e gestire il collegamento stabile tra la Sicilia e il Continente”. E sempre tra parentesi vale giusto la pena di ricordare le condizioni di abbandono in cui versano strade e ferrovie nei territori delle due regioni italiane di cui sopra. Ma, tornando al dilemma centrale, si farà mai il Ponte? Se si dovesse decidere per il “sì” sono tanti gli aspetti di cui tener conto. Uno su tutti, quello geologico. L'area dello Stretto è un complicato puzzle di placche tettoniche e intrecci di faglie. Non a caso, Reggio e Messina hanno vissuto terremoti devastanti, anche abbastanza recenti, oltre a continue, quasi quotidiane, piccole scosse. “Le saint ne vaut pas la chandelle” (cioè, il gioco non vale la candela) direbbe il vecchio saggio. Ma, in tutta questa storia, di buonsenso se ne scorge davvero poco. Ci resta solo l'ironia del film “Qualunquemente” per chiudere in leggerezza, ricordando il “ponte di pilu” promesso da Cetto La Qualunque, tra pilastri di case incompiute, tagli di nastri e bande musicali. Eppure la realtà fa di tutto per superare persino la sfrenata fantasia della settima arte. [13 maggio 2021]

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