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Passato, presente e futuro: le tappe dell’ascesa dell’IA

La necessità di un dialogo globale e di una governance consapevole per assicurare che il futuro di queste tecnologie sia “per tutti”

di Francesco Pungitore*

 

L'intelligenza artificiale (IA) è ormai una realtà che permea sempre di più ogni aspetto della nostra vita quotidiana, dalle comunicazioni alla finanza, dalla medicina all'arte, dall'ingegneria alla produzione di contenuti. Questa tecnologia, con le sue promesse vastissime ma anche con le sue sfide complesse, continua a suscitare ampie riflessioni e accesi dibattiti.

Da Turing, considerato il padre fondatore dell’IA, ai pionieri che hanno seguito le sue orme, l’intelligenza artificiale è, così, passata dall’essere un sogno futuristico fino a diventare una vera e propria disciplina scientifica e una tecnologia che sta plasmando il nostro mondo, oggi. L'IA, peraltro, non sta solo emulando, ma in alcuni casi ampliando le capacità umane, ridefinendo i confini tra creatività, compito e calcolo.

Sebbene le potenzialità dell'IA possano sembrare senza limiti, è imperativo considerare le questioni etiche che emergono. Appare sempre di più urgente la necessità di un dialogo globale e di una governance consapevole per assicurare che il futuro sia “per tutti” e non solo per big-tech e addetti ai lavori.

Storia dell'IA e personaggi da ricordare

La storia dell'intelligenza artificiale è contrassegnata da traguardi rivoluzionari che hanno non solo dato un’impronta alla ricerca, ma hanno anche indirizzato il modo in cui la società oggi comprende e interagisce con questa tecnologia. Questo viaggio ha inizio con teorici e visionari che hanno posto le fondamenta su cui l'IA si è costruita, progredendo attraverso decenni di sviluppo e innovazione.

Uno dei primi fari di riferimento dell'IA è stato Alan Turing, matematico britannico la cui curiosità lo portò a interrogarsi sulla possibilità che le macchine potessero pensare. Nel 1950, pubblicò un articolo intitolato “Computing machinery and intelligence”, introducendo quello che sarebbe diventato noto come il “Test di Turing”, un esperimento pensato per valutare l'intelligenza di una macchina basandosi sulla sua capacità di imitare l'intelligenza umana. Il suo lavoro pionieristico non solo pose le basi teoriche per l'informatica moderna ma sollevò anche domande profonde sulle relazioni tra l'intelligenza umana e quella artificiale.

Il periodo tra gli anni ‘50 e ‘70 vide la nascita e l'evoluzione dell'IA come campo di studio formale, con John McCarthy che coniò il termine “intelligenza artificiale” nel 1956. McCarthy, insieme a colleghi come Marvin Minsky, Allen Newell e Herbert A. Simon, giocò un ruolo cruciale nell'istituzionalizzazione dell'IA come disciplina scientifica. Durante questo “boom” iniziale, ci fu un'ondata di ottimismo, con la ricerca che avanzava rapidamente e le macchine che svolgevano compiti precedentemente ritenuti possibili solo per gli esseri umani, come risolvere problemi matematici e giocare a scacchi.

Tuttavia, il campo dell'IA non fu immune a sfide e ostacoli. Gli anni ‘70 e ‘80 videro periodi noti come “inverni dell'IA”, caratterizzati da tagli nel finanziamento e un calo dell'interesse pubblico e accademico dovuto alle difficoltà tecniche e alle aspettative irrealistiche. Nonostante ciò, la ricerca continuò, portando a progressi fondamentali, in particolare nel campo delle reti neurali, grazie a ricercatori come Frank Rosenblatt con il “Perceptron” e, successivamente, con la diffusione del “backpropagation” per l'apprendimento delle reti neurali.

Gli anni ‘90 e l'inizio del XXI secolo hanno segnato un periodo di rinascita per l'IA. Con l'avvento di Internet, l'aumento della potenza di calcolo, l'accumulo di grandi quantità di dati (big data), e lo sviluppo di algoritmi più sofisticati, l'IA ha iniziato a integrarsi nella vita quotidiana e in vari settori industriali. Uno sviluppo emblematico di questo periodo fu la vittoria della macchina da scacchi IBM Deep Blue su Garry Kasparov nel 1997, che simboleggiò un momento in cui l'IA iniziò a incontrare, se non superare, le capacità umane in specifici compiti.

Da questi umili inizi a oggi, l'IA ha fatto passi da gigante, spostandosi da semplici calcolatori e sistemi basati su regole a complessi sistemi di apprendimento automatico e reti neurali profonde. La storia dell'IA è, in effetti, una testimonianza della persistenza umana, della curiosità intellettuale e dell'incessante spinta all'innovazione. Mentre riflettiamo su questa storia, è cruciale riconoscere i contributi dei pensatori che hanno tracciato la strada e considerare come il loro lascito influenzi l'evoluzione continua dell'IA nel presente e nel futuro.

 

L'IA oggi: da ChatGPT ai modelli di generazione grafica e video

Nel contesto attuale, l'intelligenza artificiale non è solo una componente integrante di molte industrie e servizi, ma sta anche ridefinendo i limiti di ciò che la tecnologia può realizzare. Dagli assistenti virtuali nelle nostre case e negli smartphone, alle raccomandazioni personalizzate che riceviamo durante la navigazione online, all'analisi avanzata dei dati in settori come la sanità e la finanza, l'IA è onnipresente.

Una delle incarnazioni più impressionanti dell'IA moderna è rappresentata dai modelli di linguaggio, come ChatGPT (basato sull'architettura GPT di OpenAI), che sono in grado di comprendere, generare e rispondere al testo umano con una precisione e una naturalezza senza precedenti. Questi modelli sono addestrati su enormi set di dati raccolti da innumerevoli fonti, permettendo loro di gestire una vasta gamma di argomenti e di emulare il modo in cui gli esseri umani comunicano e interagiscono. Le implicazioni di questa tecnologia sono immense, dalla semplificazione del servizio clienti all'assistenza nell'educazione, alla creazione di contenuti.

Parallelamente, abbiamo assistito all'ascesa di modelli di generazione grafica e video: alcuni buoni come Canva, Midjourney, Dall-E, Adobe FireFly, altri cattivi come quelli che alimentano la creazione di deepfakes. Queste tecnologie utilizzano reti neurali profonde per manipolare o generare contenuti visivi, spesso indistinguibili dalla realtà. Sebbene possano servire per scopi di intrattenimento o educativi, come la creazione di effetti speciali nel cinema o simulazioni dettagliate per la formazione, presentano anche sfide significative, in particolare riguardo alle questioni della disinformazione e della privacy.

L'IA ha anche fatto passi da gigante nell'ambito della salute, con sistemi che possono analizzare grandi quantità di dati medici per identificare schemi che potrebbero sfuggire agli occhi umani. Ad esempio, ci sono algoritmi che aiutano a diagnosticare le malattie attraverso l'analisi di immagini mediche con una precisione che sfugge all’occhio umano.

Nel settore automobilistico, l'IA è il motore dietro la costante promessa dei veicoli autonomi. Attraverso l'uso di sensori avanzati e algoritmi di apprendimento profondo, queste macchine sono progettate per evitare il traffico e rispondere a situazioni impreviste, con l'obiettivo finale di migliorare la sicurezza e l'efficienza nei trasporti.

Tuttavia, con queste capacità avanzate, emergono nuove responsabilità. L'IA oggi è caratterizzata da una capacità senza precedenti di influenzare l'opinione pubblica, la politica e la percezione della realtà, richiedendo un dibattito robusto su temi come la trasparenza, l'equità e la privacy. Inoltre, c'è una crescente consapevolezza della necessità di una guida “etica”, che tenga conto dei possibili pregiudizi nei dati e negli algoritmi e cerchi di garantire che le tecnologie IA siano sviluppate e implementate in modi capaci di rispettare i diritti umani e il bene comune.

In conclusione, l'IA di oggi rappresenta una straordinaria fusione di innovazione tecnica e aspirazione umana. Mentre continuiamo a esplorare il suo potenziale, è imperativo che ogni passo avanti sia accompagnato da una riflessione critica e da un impegno collettivo per guidare queste tecnologie verso risultati che non solo migliorano le capacità umane ma anche rispettano i nostri valori e la nostra dignità.

 

Il futuro dell'IA, tra temi etici e sicurezza

Mentre ci avventuriamo nel futuro dell'intelligenza artificiale, entriamo in un territorio carico di potenzialità e incertezze. Le prodezze tecniche che abbiamo visto finora non sono che la punta dell'iceberg rispetto a ciò che potrebbe essere possibile entro pochi anni. Tuttavia, i temi dell'etica e della sicurezza nell'IA non sono solo questioni accademiche o secondarie; sono il cuore di questo futuro incerto.

Una delle principali preoccupazioni etiche legate all'IA è il tema del bias, o pregiudizio. Dato che i sistemi di IA sono addestrati su dati generati dagli esseri umani, possono assimilare e perpetuare i pregiudizi esistenti nella società. Che si tratti di sistemi di riconoscimento facciale con tassi di errore più alti su certi gruppi demografici o di algoritmi di assunzione che favoriscono involontariamente un certo tipo di candidati, il bias nell'IA può avere conseguenze reali e dannose. Il futuro dell'IA richiederà un impegno costante per la revisione e la regolazione di questi sistemi in modo che promuovano l'equità e la giustizia.

La privacy è un'altra questione etica urgente. Con sistemi capaci di analizzare enormi set di dati personali, ci sono rischi significativi di abuso della riservatezza individuale. Inoltre, con la crescita di tecniche avanzate come la generazione di deepfake, la distinzione tra realtà e artificio può diventare sempre più sfocata, minacciando l'autenticità e la fiducia nelle nostre interazioni informatiche. Sarà, pertanto, cruciale sviluppare quadri legali e tecnologici solidi per proteggerci da queste minacce.

In termini di sicurezza, l'IA può essere certamente utilizzata per migliorare la protezione informatica, rilevando anomalie e rispondendo ad eventuali intrusioni in modo rapido ed efficiente. D'altro canto, l'IA può anche essere utilizzata per scopi illegali, ad esempio, nell'automazione di attacchi informatici o nella creazione di malware più sofisticati. Il bilanciamento tra queste due forze sarà una delle frontiere più delicate dei prossimi decenni.

Infine, ma non meno importante, c'è la questione della “superintelligenza”, tema caro al filosofo svedese Nick Bostrom. Mentre alcuni di questi scenari sono ancora materia di fantascienza, occorre iniziare anche a riflettere sulle ipotetiche implicazioni di un'intelligenza artificiale che sia capace di superare le capacità cognitive umane. 

Nel nostro navigare in queste acque inesplorate, sarà fondamentale che le discussioni e le decisioni non siano appannaggio dei soli “esperti”. Dobbiamo assicurarci che i cittadini, in generale, siano parte integrante nelle scelte che tracceranno il futuro che vogliamo dare all'IA. Un approccio essenziale per garantire che la civiltà che stiamo provando a realizzare sia allineata con i nostri valori e le nostre aspirazioni più profonde.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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