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La discesa di Zarathustra: metafora dell’immersione nell’umano

Un tramonto che eleva, una trasmutazione dell’esistenza per dire “sì” alla vita

di Francesco Pungitore*

 

“Debbo discendere nel profondo: come tu fai la sera quando scomparisci dietro il mare e dispensi la luce tua anche al mondo degli inferi, tu astro fulgentissimo! Al pari di te, io debbo tramontare, come dicono gli uomini, tra i quali voglio discendere. Benedicimi dunque, occhio tranquillo, che puoi contemplare senza invidia anche una felicità troppo grande! Benedici il calice che sta per traboccare, affinché l'acqua ne esca dorata e porti da per tutto il riflesso della tua gioia! Vedi! Questo calice vuol essere vuotato un'altra volta e Zarathustra vuol ridivenire uomo. Così cominciò la discesa di Zarathustra”.

 

Il brano è estratto dal “Così parlò Zarathustra” e presenta Nietzsche che ricorre alla metafora del tramonto per esprimere il viaggio di Zarathustra. Zarathustra, paragonandosi all'astro che tramonta, rivela la sua intenzione di scendere nei profondi abissi dell'esperienza umana. In questo passaggio, il tramonto non rappresenta fine o decadenza, bensì un necessario ritiro dalla luce per illuminare le oscurità nascoste. Nietzsche utilizza la figura del sole che scompare dietro il mare per simbolizzare il desiderio di Zarathustra di abbracciare una visione più complessa e completa dell'esistenza.

Il calice che sta per traboccare è un altro potente strumento metaforico utilizzato da Nietzsche. Il calice rappresenta la felicità estrema che Zarathustra ha conosciuto, ma è una felicità che vuole condividere, permettendole di traboccare e diffondere la sua luce dorata. Questa metafora del calice è un'immagine dell'abbondanza di vita e felicità che Zarathustra ha accumulato e che vuole riversare nel mondo, unendo la gioia estatica con il sacrificio e l'umiltà.

Zarathustra desidera “ridivenire uomo”, una dichiarazione che evidenzia il concetto chiave del Superuomo di Nietzsche. Con la discesa di Zarathustra, Nietzsche simboleggia l'idea di un ritorno alla condizione umana per trascenderla, per diventare qualcosa di più. Questa intenzione non nasce da una rinuncia, ma da un desiderio di comprendere appieno la condizione umana al fine di superarla, di elevare l'umanità a un nuovo stadio di esistenza.

 

L'obiettivo dell'opera di Nietzsche

“Così parlò Zarathustra” è forse l'opera più conosciuta di Nietzsche e questo passaggio ne evidenzia il profondo significato. Nietzsche utilizza le metafore per sottolineare l'importanza della discesa, dell'immersione nel profondo, per arrivare a una comprensione più completa della vita. L'opera mira a rivelare come, attraverso il sacrificio e la comprensione di sé, possiamo cercare di elevare la nostra esistenza oltre i confini tradizionali, per arrivare a incarnare l'ideale del Superuomo nietzschiano. La discesa di Zarathustra è quindi un invito a guardare oltre le apparenti oscurità della vita per scoprire la luce che si nasconde sotto.

Il concetto di Übermensch è fondamentale nel pensiero di Nietzsche e viene spesso male interpretato. Il Superuomo di Nietzsche non è una descrizione biologica o razziale di superiorità. Non si riferisce a una razza o a un gruppo di persone specifico, ma a un ideale, una metafora per il potenziale più elevato dell'umanità.

Nietzsche immagina il Superuomo come il prossimo passo evolutivo della condizione umana: una persona che ha superato le vecchie convenzioni morali e ha creato nuovi valori per essa stessa. Il Superuomo non è legato a una discendenza fisica o a una specifica razza, ma è piuttosto una manifestazione del potere della volontà e dell'autorealizzazione. È l'individuo che abbraccia la vita in tutti i suoi aspetti, positivi e negativi, e che trasforma la sua esistenza in una forza creativa.

La visione del Superuomo di Nietzsche è quindi un invito rivolto a ogni individuo, è un appello a sperimentare la vita in tutta la sua pienezza, a superare le convenzioni e le limitazioni imposte dalla società e dalla morale tradizionale e a creare nuovi valori che riflettano la “verità” dell'esistenza. In tal senso, la discesa di Zarathustra può essere vista come un viaggio verso la comprensione di cosa significhi veramente essere un Superuomo: un essere che abbraccia, celebra e affronta la vita in tutte le sue sfaccettature, elevandosi al di sopra delle vecchie norme per realizzare il proprio potenziale più elevato.

 

Zarathustra: un vettore di trascendenza dei valori tradizionali

La scelta di Nietzsche di utilizzare la figura di Zarathustra, il fondatore dell'antica religione persiana dello Zoroastrismo, non è casuale. Zarathustra è tradizionalmente conosciuto come il primo a proporre una visione dualistica dell'universo, diviso tra le forze del bene e del male. Tuttavia, Nietzsche, attraverso la voce del suo Zarathustra, propone una trascendenza di questi valori tradizionali. Questo Zarathustra nietzschiano non si conforma alle distinzioni tradizionali tra bene e male, ma piuttosto le sfida, sostenendo che sono creazioni umane, sovrastrutture imposte sulla realtà. Zarathustra diventa così lo strumento attraverso cui Nietzsche mette in discussione i fondamenti stessi della morale occidentale. L'intento del filosofo è di spingerci a superare questi concetti come valori assoluti e a riconoscerli per quello che sono: strumenti “costruiti” dall'uomo, strumenti che possono e devono essere rielaborati. Questa ri-concettualizzazione è il cuore della “trasvalutazione di tutti i valori” di Nietzsche, un processo che egli credeva fosse necessario per l'evoluzione spirituale e morale dell'umanità.

Per Nietzsche, l'affermazione piena e gioiosa della vita passa attraverso ciò che lui chiama un “nichilismo attivo”. Questo concetto non esprime un rifiuto o una negazione della vita, ma piuttosto una critica radicale dei valori tradizionali e della morale che limitano l'esperienza umana e impedirebbero la piena realizzazione del potenziale umano.

Il nichilismo attivo di Nietzsche è un processo di decostruzione e di rinnovamento. Consiste nel riconoscere la natura “costruita” dei valori tradizionali, la loro contingenza e il loro carattere relativo, per poi abbandonarli in favore di nuovi modi di pensare e di vivere. È una distruzione che serve a liberare l'individuo dalle restrizioni imposte dalla morale tradizionale, per permettere la creazione di nuovi valori che siano più autentici e più aderenti alla realtà dell'esistenza.

Il nichilismo attivo è, in ultima analisi, un invito a dire “sì” alla vita. Anche se nulla esiste in termini assoluti, anche se tutti i valori sono relativi e costruiti, ciò non deve condurci alla disperazione o all'apatia. Al contrario, ciò dovrebbe liberarci a vivere la vita con una gioia ancora più grande, con un apprezzamento più profondo per la ricchezza e la complessità dell'esistenza. Nonostante la mancanza di assoluti, possiamo ancora trovare significato e valore nell'esperienza umana. Il Superuomo di Nietzsche è proprio questo: un individuo che, attraverso il nichilismo attivo, ha appreso a dire “sì” alla vita in tutta la sua pienezza e complessità, a dire “sì” alla gioia e al dolore, alla bellezza e alla bruttezza, all'ordine e al caos. Questa è l'ultima celebrazione della vita secondo Nietzsche, l'ultima affermazione della vita nel suo nichilismo attivo.

La forza del Superuomo di Nietzsche risiede, in estrema sintesi, nella sua capacità di creare egli stesso il senso e il significato della propria vita. Libero dalle costrizioni dei valori tradizionali e della morale tradizionale, il Superuomo non accetta passivamente i dogmi imposti da una fonte esterna o superiore. Al contrario, è lui stesso a determinare la direzione della propria esistenza.

Questo processo di auto-determinazione non è un atto egoistico o individualistico. Non si tratta di rifiutare l'altro o il mondo esterno. Piuttosto, è un riconoscimento che il senso e il significato non sono qualcosa di dato o di assoluto, ma qualcosa di creato e di continuamente ricreato attraverso l'interazione con il mondo.

La capacità di creare il proprio senso della vita è, per Nietzsche, l'attributo definitivo del Superuomo. È l'espressione più alta dell'affermazione della vita. Il Superuomo non cerca un rifugio o una consolazione in valori trascendenti o assoluti. Sfida invece la contingenza e la fluidità dell'esistenza con un coraggioso “sì”, accogliendo la vita in tutte le sue manifestazioni e creando il proprio significato nel processo.

Così, il Superuomo di Nietzsche diventa un esempio di coraggio e creatività, un modello per chi cerca di abbracciare la vita nella sua totalità, con tutte le sue bellezze, le sue sfide e le sue contraddizioni. Un monito, forse, che il senso della vita non è da cercare fuori, ma da creare dentro di noi, in un costante dialogo con l'esperienza umana.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

 

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