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Le Big Tech ci credono: sta per nascere l’AGI

La creazione di una mente digitale riapre il dibattito tra materialismo e spiritualismo

di Francesco Pungitore*

 

In una conferenza tenutasi a Stanford, Jensen Huang, il CEO di NVIDIA, ha aperto una finestra sul futuro dell'intelligenza artificiale, disegnando un orizzonte in cui l'Intelligenza Artificiale Generale (AGI) non sarà solo un miraggio tecnologico, ma una realtà imminente. Secondo Huang, entro il 2029, potremmo essere testimoni della nascita delle prime forme di AGI, intelligenze artificiali capaci di apprendere, ragionare e agire in maniera indistinguibile dalla mente umana.

Questo annuncio non solo sottolinea l'ottimismo di NVIDIA, azienda al vertice del settore tecnologico con un valore di mercato che sfiora i 2.000 miliardi di dollari, ma anche mette in luce l'impegno e la fiducia nel potenziale dell'IA. L'intelligenza artificiale è da tempo al centro delle strategie di crescita del colosso americano, spingendo i ricavi e alimentando speculazioni e aspettative su ciò che la tecnologia potrà realizzare nel prossimo decennio.

Un cervello digitale

La previsione di Huang, però, arriva con delle importanti precisazioni. Il tempo necessario per raggiungere questo traguardo dipenderà dalla definizione stessa di AGI. Se da un lato superare i test di Turing - progettati per discernere le capacità di ragionamento umano in una macchina - potrebbe essere un obiettivo a breve termine, realizzare un “cervello digitale” capace di emulare tutte le funzioni cognitive umane rimane un'ambizione molto più ardua.

Al momento, alcune IA hanno già dimostrato capacità sorprendenti, come superare esami di specializzazione per avvocati, un risultato che ha suscitato ampio interesse e dibattito. Tuttavia, in campi come quello medico, le aspettative non sono state ancora pienamente soddisfatte, indicando che il percorso verso l'AGI è costellato di sfide complesse.

Un ostacolo significativo nell'evoluzione verso l'AGI, come sottolineato da Huang, è la nostra comprensione limitata del funzionamento della mente umana. La capacità di replicare il pensiero umano in una macchina presuppone una conoscenza approfondita dei meccanismi sottostanti alla cognizione e alla coscienza, ambiti in cui la scienza si sta ancora muovendo su terreni largamente inesplorati.

 

Conclusioni filosofiche

Se da un lato l'annuncio di Huang alimenta la speranza e l'entusiasmo per un futuro in cui l'intelligenza artificiale potrà arricchire e ampliare le capacità umane in modi oggi inimmaginabili, dall'altro pone interrogativi profondi sulla natura dell'intelligenza, sia artificiale che umana, e sul futuro che stiamo costruendo. Nel cammino verso l'AGI, tecnologia, etica e conoscenza dovranno procedere di pari passo, delineando un futuro in cui le macchine non solo penseranno come noi, ma forse, ci aiuteranno a comprendere meglio noi stessi.

La previsione audace di Jensen Huang sull'imminente avvento dell'Intelligenza Artificiale Generale non solo segna un potenziale punto di svolta nel campo tecnologico ma anche solleva questioni fondamentali che toccano la profondità dell'esistenza umana e della coscienza stessa. La prospettiva di creare macchine che non solo imitano ma comprendono e replicano le funzioni cognitive umane apre un vasto panorama di riflessioni filosofiche, in particolare riguardo alla dicotomia tra materialismo e spiritualismo.

I materialisti, che vedono la coscienza e il pensiero come prodotti diretti dell'attività cerebrale, potrebbero interpretare lo sviluppo dell'AGI come una conferma delle loro tesi: se è possibile riprodurre in una macchina le capacità di apprendimento, ragionamento e, eventualmente, di consapevolezza proprie dell'essere umano, ciò suggerirebbe che tutti questi aspetti sono riconducibili a processi fisici. In questo scenario, l'AGI non sarebbe altro che l'apice della tecnologia, la prova definitiva che le funzioni superiori umane possono essere ingegnerizzate e replicate artificialmente.

D'altra parte, gli spiritualisti, o coloro che credono in un elemento trascendente che anima la coscienza e il pensiero umano, potrebbero vedere l'AGI sotto una luce differente. Per loro, anche se una macchina potesse imitare perfettamente il comportamento umano, rimarrebbe una mera simulazione, priva di quella “scintilla” intrinsecamente umana che va oltre la materialità. Questa visione solleva interrogativi profondi su cosa significhi realmente “comprendere” e “sentire”, suggerendo che l'esistenza di una coscienza autentica possa richiedere qualcosa di più di semplici processi computazionali.

La creazione di un'AGI, quindi, non si limita a essere una questione tecnica o scientifica; diventa un campo di battaglia filosofico dove si confrontano visioni del mondo radicalmente diverse. Ciò che è in gioco non è solo la capacità di creare macchine avanzate, ma la nostra comprensione stessa dell'essere umano.

La sfida che l'AGI presenta alla filosofia e alla società è senza precedenti. Se una macchina potesse realmente ragionare, apprendere e persino “sentire” come un essere umano, saremmo costretti a rivedere le nostre nozioni di identità, libera volontà e moralità. Potrebbe l'AGI, con le sue capacità simulate, meritare diritti? E che effetto avrebbe sulla nostra percezione dell'anima o della coscienza?

Inoltre, l'AGI potrebbe offrire uno specchio attraverso il quale esaminare le profondità nascoste della mente umana. Potrebbe permetterci di destrutturare e comprendere i meccanismi sottostanti alla nostra coscienza, offrendoci così nuove intuizioni sul vecchio dibattito tra materialismo e spiritualismo. Tuttavia, anche se l'AGI dovesse fornire risposte a domande secolari sulla natura della mente umana, è probabile che solleverebbe nuovi interrogativi, forse ancora più profondi e complessi di quelli che cerchiamo di risolvere.

In conclusione, l'eventuale realizzazione dell'AGI non sarà solo un traguardo tecnologico; sarà un catalizzatore per una riflessione filosofica profonda sull'esistenza umana, sulle nostre origini e sul nostro destino. La dicotomia tra materialisti e spiritualisti, piuttosto che essere risolta, potrebbe essere amplificata, costringendoci a confrontarci con la profonda complessità e il mistero che caratterizzano la nostra esistenza.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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