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Il futuro dell’archeologia è l'intelligenza artificiale: svelate nuove linee di Nazca

La tecnologia IA si dimostra ancora una volta rivoluzionaria, ampliando gli orizzonti della ricerca 

di Francesco Pungitore*

 

Un'innovativa applicazione dell'intelligenza artificiale ha permesso di fare luce su nuove meraviglie del passato: in Perù sono state scoperte nuove Linee di Nazca, mai individuate prima d'ora. Questi maestosi geoglifi, che variano dai 5 ai 19 metri, delineano sul terreno le figure stilizzate di un pesce, un uccello, un paio di zampe e un uomo che impugna una mazza.

Il merito di questa scoperta rivoluzionaria va a un team di archeologi della Yamagata University in Giappone, che hanno collaborato con IBM e l'Università Parigi 1 Panthéon-Sorbonne. I dettagli del ritrovamento sono stati pubblicati sul prestigioso “Journal of Archaeological Science”.

Gli esperti ritengono che queste nuove linee siano state create tra il 400 a.C. e il 650 d.C. Sebbene l'esatta funzione delle Linee di Nazca resti un mistero di vecchia data, la teoria predominante suggerisce che fossero utilizzate per processioni cerimoniali lungo i contorni delle figure.

Queste recenti scoperte rafforzano la tesi del ruolo sempre più rivoluzionario dell'intelligenza artificiale in diversi campi, inclusa l'archeologia.

Negli ultimi tempi, infatti, un sistema di intelligenza artificiale ha predetto con alta precisione la presenza di nuovi siti archeologici nella pianura alluvionale della Mesopotamia meridionale. Questo modello rivoluzionario, risultato di una collaborazione tra l'Università di Bologna, informatici e archeologi, ha permesso di identificare potenziali siti di interesse archeologico con un'accuratezza dell'80%.

Marco Roccetti, professore al Dipartimento di Informatica-Scienza e Ingegneria dell'Università di Bologna, che ha coordinato la ricerca con l'archeologo Nicolò Marchetti, ha commentato: “Oggi il dibattito sull'IA si concentra spesso sul rischio che queste tecnologie possano sostituire l'uomo anche in professioni che richiedono un alto contenuto di competenze specifiche. Tuttavia, questi studi dimostrano che esiste un'altra prospettiva con cui guardare al problema. Nel campo dell'archeologia, non solo non esiste attualmente questo rischio, ma raggiungere alti livelli di accuratezza nell'individuazione automatica di siti archeologici è possibile solo grazie a un efficace meccanismo di collaborazione tra algoritmi di IA ed esperti umani”.

Queste scoperte sottolineano l'importanza di una simbiosi tra uomo e tecnologia e promettono di aprire nuove strade nella ricerca e nella comprensione della nostra storia.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

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