rivista di opinione, ricerca e studi filosofici
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L'Amor che vince il Male: il Mago di Nardodipace

Recensione al romanzo fantasy di Francesco Pungitore

di Maurizio Varriano

 

Congresso nazionale SIMDO, qualche giorno addietro. Con piacere ho parlato alla platea di un libro romanzo fantasy di notevole impatto emotivo. Scritto da un noto giornalista, Francesco Pungitore, mi ha colpito subito per la trama e la sua definizione di vivere la vita nel dopo sconfigger la morte. Una lettura veloce, poiché investito solo pochi minuti prima della presentazione, che ha dato vita ad una serie di riflessioni che hanno catalizzato la platea con sorrisi ed un pizzico di follia. Il titolo? IL MAGO DI NARDODIPACE. Un tantino lunga ma per chi volesse trascorrere qualche minuto in pace con le nostre dirompenti e tragiche guerre interiori, credo, possa esserne un buon passatempo.
Chi si imbatte nella lettura del libro, dal titolo e dalla trama tutta da romanzo fantasy, si accinge alla scoperta, all’immaginario mondo ispirato da reale compendio di vita e fascino racchiuso nella vita fatta di ricordi, ammirazione, amori, territori, quelli tra Zungri e Nardodipace in Calabria e Bomarzo nel Lazio. Spazi limitati da estensioni modeste ma pieni di vita fatta di sogni, particolari umani fuori da ogni schema cittadino, lotte per la sopravvivenza che si contraddistinguono per eccentrica animosità nella fronda dell’essere e nella domanda ricorrente del non poter morire onde favorir la vita. Lotta tra bene e male che si concede spazi di vita senza colpi ferire ma intensamente vissuti nell’ondeggiar di chiome sfavillanti, regno di amori ed infiniti canti, tanto da render schiavi nel sentir dei lagni assisi sul tron della morte ma senza inaridir la malerba che sconfitta non può più far morir. Essere o non essere bel dilemma che conduce al viver o morir senza mezzi termini e senza condizioni. Essere vivi o essere morti nel degno cammino di vita sino alla voglia di poter reincontrar la stessa e cancellare dogmi che con essa si confondono nell’esilio della saggezza che preso spunto da fari senza luce si accingono a sperare di colorar la via con luci di fortuna, seppur limitate nel tempo. Rivoluzione o sopraffazione? Pensatela come credete ma meglio cancellar la notte ed aspettare il nuovo giorno e carpir la luce come fonte di esistenza e di futura vita. Vita, o intraprendenza per il non dover soccombere? Camminare per non errare o errare per camminare come la zingara che, nel pensier si finge reincarnazione o donna da seguir come il gregge segue il pastore per evitare dolori, insidie e tempeste? Il pensier è duro con l’essere e l’essere non può che sfuggire al pensier di esserne succube. Torna il vento che spazza le nubi ma esse non saranno mai debellate. Sensazioni che ingovernabili nel tempo ci rendon asfittici al goder di ogni momento e l’ansia assale il Mondo che si raccoglie in un fazzoletto d’acqua per diventar fiume che trasporta il desiderio di dimenticar il male, ma soprattutto se stessi. Meglio pensar a prodigi silenti e senza logica. A prodigi che nel gioco intingono paure e libere sensazioni. Intingono la vita in filtri magici tanto da svilir la mente e perdersi in mondi diversi dalla realtà. Non ricordo come e non ricordo quando ma ricordo che il buio non mi ha mai lasciato. Luce o non luce, la paura è la stessa. Capire è difficile adesso…. Che faccio??? Mi rinnovo il guardaroba della conoscenza e, mi fingo… torno a fingere di essere lì, di essere un fortunato se qualcuno mi ha salvato la vita… Ma quale vita?? L’eterna o la terrena? Domande senza risposta per ora! Continuo a sfogliar il libro a sognar ascoltando racconti raccolti da maghi o da esseri senza “senno” e senza vita. Finalmente in viaggio. Un viaggio faticoso, senza tempo, senza prospettive ma con una meta. La ragione è raziocinio. Questo è quello che si sente! Ma, poi immediatamente tutto torna ad essere in dubbio ed un dubbio assale la carrozza che porta alla resurrezione dalla cenere. Violenze, crudeltà, morte. Si ode silenzio, pace ma... è solo un intruglio che porta ad allungare il passo verso qualcosa o verso qualcuno che... Forse sarà il nulla. Ancora dubbio. Allora irti colli pavoneggianti nascondono porte aperte a cieli di cui Dio ha le chiavi. Allora l’alma si sfoga e cerca in se di essere protagonista. L’Alma, ma, è ancora viva? Domanda da porsi ma ancor sovvien l’eterno ed il fato ancora è lì che vince. I confini dell’alma son troppo lontani ed inesplorabili. Dimensioni senza tempo, arti senza mestieri, colori senza sfumature e, finalmente luce. Che forza! Rinfrescato e corroborato ci si pone alla vita e la guerra diventa un gioco a cui partecipare senza indugio. I legami tornano ad essere indissolubili, la magia prende il sopravvento ed il Bene ed il Male si contrappongono senza aghi di bilancia che dettano il maggior peso nella vita. Ma, tutto torna ad esser il fato. Gli Dei non accetteranno mai di essere degli dei minori e, saette furono. Tornano i ricordi. Sofferenza, tremori, bagliori ma, torna anche l’amore che fu. E poi? Imbarazzo, abbracci, baci e consapevolezza di essere sempre ed ancora vivo, nonostante la morte avesse oscurato parte della vita e parte degli affetti maggiori. L’essere non deve cedere al compito del giudizio e della vendetta. Il dovere supera essa e riporta alla ragione anche se, con compiti che con essa hanno davvero poco a che fare. Razionalità? Difficile con stregoni e comandi isterici di figure che con la vita han solo in grembo il Male. Il male che attraverso l’amore per una donna sovverte sorti, maledice vite sino alla non risposta, che potrà trovarsi solo nei cuori. I demoni non si lasciano mai per perdenti e ancora lì ad attanagliar l’alma e la mente. Pianto ininterrotto, sensazione di malessere che alla fine, tornan ad essere lacrime di una gioia ritrovata. L’amore è l’amore e l’impresa è quasi compiuta. Un contesto pieno di contraddizioni, ai croci ed amuleti ma pieno di vitale voglia di raggiungere la verità, la vita. Difficile credere in ciò che non vedi! Ma la vita ti apre porte e ti spiana strade che solo l’Amore può sincerare di essere quelle vere, le uniche transumanti, le uniche certe e sicure. Le sofferenza, il dolore, le ingiustizie sono riparabili se la scopa viene usata per spazzar via lo stregone e le sue schiere. Certezza di poter arrivare all’ultimo atto con la consapevolezza di essere vivo. La lotta è impari. Lo stregone è li, attento, forte delle sue magiche lance. Vento, sabbia, fuoco, impenetrabili nel vortice della loro forza sembrano invincibili. Arrendersi per ferir la vita e costringerci alla morte. Il sol pensiero. Augurar la morte del Male con conseguenza di quella del Bene per bilanciar la sconfitta? Parole e magiche melodie arridono ad esso, tutto si "infervora", tutto si "tace". Il distacco da ognuno di essi è doloroso e, nella vittoria del bene sul male vincon anche le lacrime di dolore per un distacco che non porterà mai alla fine dei nostri giorni. Christe precor, esto pius. E così, il pubblico si è arreso alla bellezza di un romanzo, seppur fantasy, che ha lasciato sgomenti da subito i volti degli accorsi alla presentazione ma che, alla fine, ha decretato la vittoria di un genere che affascina, traduce armonia in musica. Sorrisi appaganti e voglia di leggere tutto di un fiato la storia, raccontata in prima persona che accomuna l’autore ad un mondo che di reale ha solo un solo scopo: l’Amore... L’amore che vince ma che, prima di goderne in pieno il suo potere, addolora, fa vaneggiare, spossa genti, menti e cuore. Come arrivare prima alla felicità? Leggere il mago di Nardodipace. Non ci son alternative!

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