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La Calabria è un immenso libro di storia 

Dalla grotta di Papasidero alla modernità onirica del MuSaBa, attraversando i secoli, le dominazioni e le civiltà. Una breve guida proposta dal progetto culturale “Naturium”

 

di Francesco Pungitore*

 

Come un libro di pietra, proteso verso il cielo. E' la Calabria. Grande, unica e preziosa nel suo testimoniare l'enorme cammino dell'umanità su questa terra. Un racconto che abbraccia millenni e si dipana nella bella e antica penisola bruzia (il “nome” Calabria è molto più recente) distesa tra i mari Jonio e Tirreno. 
Ecco una breve guida, realizzata e proposta per le attività del progetto culturale “Naturium”.
Per grandi linee, seguendo una linea cronologica di riferimento, si potrebbe iniziare dalla Grotta del Romito, a Papasidero (Cs). Un sito che è l'emblema della preistoria italica. Custodisce il famoso graffito del bos primigenius, tra le più affascinanti incisioni rupestri del Paleolitico mai ritrovate nel nostro Paese. Un capolavoro artistico e delle sepolture che ci riportano indietro nel tempo, tra gli 11mila e i 23mila anni fa. 
E poi la Protostoria, l'età mitica degli Enotri, dei Siculi. Popoli che precedono la colonizzazione greca. Di essi permane ben visibile una necropoli a grotticelle situata a nord di Soverato (Cz), in località “San Nicola”. Oggetti di età protostorica, frutto di scavi nella zona, sono esposti presso il Museo archeologico statale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia. Interessanti anche i percorsi espositivi proposti dal Museo dei Brettii e degli Enotri, di Cosenza. E chissà che gli enigmatici megalìti di Nardodipace (Vv) non nascondano, anch'essi, segreti di quelle misteriose civiltà perdute, ancora da scoprire?
I fasti della Magna Graecia sono ben visibili e rappresentati ovunque. Per l'occasione basta citare quattro tappe fondamentali: 

  1. Reggio Calabria, presumibilmente fondata nel 730 a. C. da calcidesi di Eubea, oggi è sede del Museo archeologico nazionale che ospita l'eccezionale coppia scultorea dei Bronzi di Riace. Le due statue sono considerate tra le testimonianze più significative dell’arte greca classica e sono risalenti, probabilmente, alla metà del V sec. a.C.; 
  2. Sibari (oggi frazione di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza), fondata nel 709 a. C. dagli Achei del Peloponneso sulle rive del fiume Crati, con l'estesissima area archeologica; 
  3. Crotone, la città del filosofo Pitagora, fondata dagli Achei dell'Acaia tra il 710 e il 743 a. C.  (suggestivo è il monumento solitario di Capo Colonna, ultimo rudere superstite di un imponente santuario dedicato a Hera Lacinia); 
  4. Locri, pòlis fondata nel VII secolo a. C. e patria del legislatore Zaleuco, con l'area sacra di Marasà e l'Antiquarium. 

I coloni giunti dalla Grecia, interessati ai commerci e alle rotte del mare, occuparono le coste, “lasciando” l'entroterra - non senza momenti d'incontro e di scontro - alle popolazioni indigene. Ai Bretti (o Bruzi) e alla loro cultura è riferibile la necropoli di località Castaneto e l'area del parco archeologico di località Gianmartino, a Tiriolo (Cz).
Proseguendo lungo la linea temporale disegnata dal succedersi delle dominazioni, l'età romana è meravigliosamente espressa dai resti ben conservati di Minervia Scolacium, nell'attuale parco archeologico della Roccelletta, a Borgia (Cz). Quella stessa città diede i natali, al tramonto di Roma, al grande Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore che visse sotto il regno romano-barbarico degli Ostrogoti e successivamente sotto l'Impero Romano d'Oriente, lasciando tracce di un “Vivarium” (una comunità di studio con edifici e vasche destinate all'itticoltura) nella zona dell'attuale Copanello di Stalettì (Cz). 
Diventando terra bizantina, gioielli d'arte di quel lungo periodo sono: 

  1. il raro manoscritto onciale greco in oro e argento del VI secolo, conservato nel museo diocesano di Rossano (Cs), noto come “Codex purpureus rossanensis” (riconosciuto Patrimonio dell'Umanità e inserito dall'Unesco tra i documenti del Registro della memoria mondiale); 
  2. la Cattolica di Stilo (Rc), tempietto del X secolo su pianta quadrata e croce greca, considerato tra i più importanti monumenti d'Italia.

Reiterati gli scontri tra Bizantini e Saraceni, questi ultimi già insidiosi fin dal lontano 812 d. C. Potrebbe essere un rifugio di quei secoli il villaggio rupestre di Zungri (Vv), con le sue case-grotta scavate nella roccia. La presenza araba in Calabria meriterebbe un capitolo a parte. Tra sbarchi e incursioni, l'espansionismo musulmano toccò più volte la nostra regione, non solo di passaggio. Vi fu una moschea a Reggio ed emiri a Tropea, Santa Severina e Amantea. E anche la città di Catanzaro visse un quinquennio di occupazione saracena. A Santa Caterina dello Jonio (Cz) si conservano dei pozzi per l’estrazione dell’acqua e l'irrigazione dei campi, di origine araba.  
Dopo i Bizantini, ecco i Normanni, infaticabili costruttori di chiese, dighe, torri e fortificazioni. Per comprendere l'alacre opera di latinizzazione dei cavalieri giunti in Calabria dal nord Europa è fondamentale una visita alla Certosa di Serra San Bruno (Vv), alla Grangia di Montauro (Cz) e ai tanti castelli (Roseto Capo Spulico, Santa Severina, Corigliano Calabro, Squillace, Stilo, Cosenza, Vibo Valentia, Amendolara) che ci raccontano della presenza normanna e poi sveva nella nostra regione. Vi fu un castello normanno a Catanzaro, nell'area che oggi ospita il complesso monumentale del San Giovanni.
Teatro di contese ereditarie, la Calabria, come nel caso degli Angioini e degli Aragonesi. Tante le mura fortificate che rendono testimonianza di quel periodo, come i castelli di Pizzo, Reggio Calabria, Le Castella, il Torrione di Santa Eufemia. 
Il periodo iniziale del Viceregno spagnolo coincide con il Rinascimento ed è del 1521 la meravigliosa “Pietà” del Gagini, in marmo bianco, custodita nella chiesa della Santissima Addolorata di Soverato Superiore (Cz). Del secolo seguente è l'attività pittorica di Mattia Preti, tra i più grandi del Seicento italiano. Alcune sue opere si possono ammirare nelle sale del Museo Civico di Taverna (Cz).
La Calabria, esaurita la fase del Viceregno austriaco, infine diventa borbonica. Siamo già nell'Italia pre-unitaria, tra velleità rivoluzionarie giacobine e decise restaurazioni monarchiche. Tappa obbligata al castello di Pizzo, quindi, anche noto come “castello Murat” per essere stato luogo di prigionia e di fucilazione di Gioacchino Murat, già re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte. Ma della dinastia dei Borbone è particolarmente significativo il complesso siderurgico realizzato a Mongiana (Vibo Valentia). Tra i fitti boschi delle Serre, il museo, la fonderia e la fabbrica d'armi formano, oggi, un immenso e ben restaurato polo di archeologia industriale, tra i più grandi d'Europa. 
Ma la storia non si ferma e, con essa, i luoghi della bellezza, d'età moderna e contemporanea, da visitare in Calabria: il teatro Politeama di Catanzaro, opera dell'architetto Paolo Portoghesi; l'onirico MuSaBa di Mammola (Rc) creato da Nik Spatari (recentemente scomparso) e dalla sua compagna Hiske Maas... Un elenco né completo, né esaustivo. Può bastare per iniziare?

 

*portavoce progetto culturale “Naturium”

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