di Francesco Pungitore*
L'evoluzione della scuola italiana disegna un percorso lungo e articolato nell’accoglienza degli alunni con disabilità. Dall'esclusione del passato, fino all'inclusione odierna, la storia dell'istruzione per soggetti con particolari bisogni educativi si è sviluppata almeno attraverso cinque fasi fondamentali.
Dall'esclusione alla separazione
Il primo step inizia con la Riforma di Gabrio Casati: la legge 13 novembre 1859 n. 3725 del Regno di Sardegna, estesa, con l'unificazione nazionale, a tutta Italia con il Regio decreto 28 novembre 1861 n. 347, rendeva l'istruzione obbligatoria per i minori, ma non si occupava dei soggetti portatori di handicap, considerati ineducabili. La “Legge Casati” sanciva l’obbligo dell’istruzione elementare per il corso inferiore - in forma gratuita - impartita dai comuni, i quali avevano anche il compito di assumere gli insegnanti. Gli allievi dovevano imparare a “leggere, scrivere e far di conto”. Questa è la fase dell'esclusione, protrattasi fino agli anni Venti del Novecento.
Il secondo passo, segnato dalla Riforma Gentile del 1923, stabilisce l'istruzione obbligatoria per i ciechi e i sordi in istituzioni scolastiche dedicate. Nel 1928, il Testo Unico delle leggi sull’istruzione elementare istituisce le classi differenziali, all’interno dei plessi scolastici, per accogliere anche allievi con lievi ritardi o con problemi di indisciplina dovuti a potenziali anomalie psichiche. Per sordi, ciechi e “anormali psichici” vengono istituite le scuole speciali, in plessi distinti. Per i casi più gravi, sono previsti istituti speciali, con gli allievi separati anche dalle famiglie. Questa è la fase della separazione.
Dall'inserimento all'integrazione
Il terzo stadio inizia ufficialmente con la Legge n. 118/1971, che stabilisce l'istruzione obbligatoria per i soggetti con disabilità nelle classi normali della scuola pubblica. Si tratta della fase di inserimento.
La quarta fase viene avviata con la legge n. 517/1977 (che introduce la figura dell’insegnante di sostegno e abolisce le classi differenziali) e consolidata con la legge n. 104/1992, vera e propria legge quadro organica che riordina gli interventi dei vent’anni precedenti. Questo periodo rappresenta l'integrazione, durante la quale la scuola diventa un luogo di apprendimento accessibile a tutti, valorizzando le differenze e promuovendo il successo di ciascuno studente.
L'inclusione
L'ultima fase, quella dell'inclusione, si realizza con le Linee Guida del 2009, la legge n. 170/2010 e la Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012. L'inclusione presuppone l'equità, l'idea che la differenza e la diversità favoriscano l'apprendimento di tutti.
Attualmente, la promozione dell'inclusione scolastica avviene attraverso il D.lgs. n. 66/2017, modificato dal D.lgs n. 96/2019, e il D.I. n. 182/2020. Questi decreti prevedono strumenti come il Piano Educativo Individualizzato (PEI), basato sul modello dell'ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), che tengono conto sia dei fattori ambientali che di quelli personali dell'allievo.
Il D. I. n. 182/2020 sottolinea inoltre l'importanza della formazione degli insegnanti nell'ambito dell'inclusione, valorizzando il ruolo di chi si occupa di sostegno e guidando la formazione continua per garantire le migliori pratiche di insegnamento a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro esigenze.
La normativa ribadisce che ogni alunno con disabilità ha diritto a un percorso formativo che rispetti e valorizzi le sue peculiarità, favorendo il suo pieno sviluppo personale, sociale ed educativo. In questo quadro, la figura dell'insegnante di sostegno assume un ruolo fondamentale, essendo responsabile della progettazione e dell'implementazione del Piano Educativo Individualizzato.
Infine, con il decreto, viene rafforzata l'importanza di una stretta collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo: non solo la scuola e l'insegnante di sostegno, ma anche la famiglia dell'alunno, il servizio sanitario e, laddove presente, l'assistente alla comunicazione.
Il decreto n. 182/2020 dispone che il PEI sia stilato su un modello unico per tutto il territorio nazionale, diverso solo per ordine e grado di istruzione. Il documento è elaborato e approvato dal GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione) e deve tenere conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, con particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale di cui alla classificazione ICF dell’OMS.
In conclusione, il percorso verso l'inclusione scolastica in Italia è stato lungo e, in alcuni casi, tortuoso. Tuttavia, grazie a leggi e regolamenti sempre più sensibili alle esigenze dei soggetti con disabilità, si è giunti a un approccio che promuove l'equità, l'inclusione e la valorizzazione delle differenze individuali. Restano ovviamente delle sfide, soprattutto in termini di formazione degli insegnanti e di adattamento delle strutture scolastiche, ma il cammino intrapreso è sicuramente quello giusto per garantire a tutti un'educazione di qualità.
Un riepilogo per date e punti
Ecco un elenco delle date e delle riforme più significative relative all'evoluzione dell'inclusione scolastica in Italia:
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale