rivista di opinione, ricerca e studi filosofici
rivista di opinione, ricerca e studi filosofici

La Questione Meridionale oggi

Tra spopolamento e bisogni di cambiamento, il Sud affronta un bivio critico

di Francesco Pungitore*

 

La Questione Meridionale, tema storico della politica e della società italiana, torna prepotentemente d'attualità. I numeri parlano chiaro: lo spopolamento del Sud Italia si conferma una tendenza allarmante, con oltre 2,5 milioni di persone che hanno lasciato queste nostre regioni negli ultimi vent’anni, secondo i più recenti rapporti dello Svimez. Tra questi, ben 808 mila giovani sotto i 35 anni, inclusi 263 mila laureati. Le proiezioni indicano che, entro il 2080, il Mezzogiorno potrebbe vedere la sua popolazione ridursi di oltre 8 milioni di residenti, scendendo al 25,8% del totale nazionale.

La questione lavoro

Questa emorragia demografica porta con sé una serie di conseguenze dirette: l'invecchiamento della popolazione e la riduzione del numero di persone in età lavorativa, contribuendo a un impoverimento del capitale umano. Di fronte a questo scenario, emerge la necessità evidente di ripensare le strategie di sviluppo per il Sud, abbandonando logiche assistenzialiste obsolete a favore di politiche attive volte a creare opportunità di lavoro produttivo. Un punto di partenza potrebbe essere l'identificazione e il rafforzamento delle vocazioni naturali del Mezzogiorno, come il turismo, sfruttando al meglio le sue ricchezze paesaggistiche e culturali. Tuttavia, affinché questo settore possa realmente decollare e competere a livello internazionale, è fondamentale investire in infrastrutture di supporto adeguate, rendendo il Sud Italia una destinazione accessibile e attraente per i visitatori da ogni angolo del mondo.

 

Il peso delle infrastrutture

Le problematiche infrastrutturali del Mezzogiorno rappresentano uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico e turistico. Prendiamo l'esempio della Calabria. L'aeroporto internazionale di Lamezia Terme è emblematico di queste difficoltà: i costi elevati dei viaggi aerei limitano notevolmente l'accessibilità della regione, rendendo meno appetibile la destinazione per i turisti, sia nazionali che internazionali. Questa situazione si traduce in una perdita di competitività rispetto ad altre mete turistiche, che possono contare su collegamenti aerei più convenienti e frequenti.

Parallelamente, la costa jonica soveratese, nonostante la sua bellezza naturale e il suo potenziale turistico, soffre della mancanza di un attracco portuale turistico all'altezza. Tale assenza non solo preclude la possibilità di accogliere turismo nautico di alto livello, ma limita anche lo sviluppo di attività economiche legate al mare, dalla pesca al diporto, che potrebbero generare ricchezza e occupazione per la popolazione locale.

Le infrastrutture stradali e ferroviarie lungo la stessa costa jonica aggravano ulteriormente il quadro. La mancanza di collegamenti efficienti e moderni rende difficoltoso il movimento sia delle persone che delle merci, con ripercussioni negative su ogni aspetto della vita economica e sociale della regione. Le strade e le ferrovie, spesso non adeguate alle esigenze attuali, non solo rallentano lo sviluppo, ma pongono anche questioni di sicurezza per i cittadini e i visitatori.

Queste emergenze infrastrutturali richiedono un'attenzione immediata e un impegno concreto da parte delle istituzioni, a tutti i livelli. Solo attraverso un piano di investimenti mirati e strategici sarà possibile superare questi ostacoli, rendendo la Calabria e il Mezzogiorno più accessibili, competitivi e attrattivi. Questo non solo favorirebbe lo sviluppo economico e turistico, ma contribuirebbe anche a invertire le tendenze demografiche negative, creando nuove opportunità di lavoro e migliorando la qualità della vita per le popolazioni locali.

 

Ricordando Gramsci e Salvemini

La politica, a tutti i livelli, deve assumersi la responsabilità di guidare questo cambiamento, promuovendo un dialogo costruttivo tra le regioni del Sud, gli imprenditori, gli intellettuali e la società civile. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile invertire la rotta e avviare un processo di rinascita per queste terre.

Riflettendo sulle analisi del passato, quelle di Antonio Gramsci e Gaetano Salvemini, in particolare, emerge ancora oggi l'urgenza di integrare la Questione Meridionale nel contesto più ampio della questione nazionale, superando le visioni regionalistiche limitate. Entrambi gli studiosi hanno sottolineato l'importanza di una gestione partecipativa e inclusiva delle risorse e delle politiche, indicando nella solidarietà tra Nord e Sud la chiave per superare le disparità e promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile per l'intero Paese.

Oggi, più che mai, le riflessioni di Gramsci e Salvemini offrono spunti preziosi per affrontare le sfide attuali, invitando a una riformulazione profonda delle strategie di sviluppo, basate su una visione integrata e inclusiva dell'Italia. Di fronte a una crisi demografica e socio-economica senza precedenti, la Questione Meridionale si conferma una priorità ineludibile per il futuro del Paese. È tempo di agire, con determinazione e coraggio, per garantire al Sud Italia e all'intera nazione un percorso di crescita condiviso e sostenibile.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

Stampa | Mappa del sito
© 2015 - Essere & Pensiero - Testata giornalistica online ai sensi dell'art. 3-bis del d.l. 63/2012 sull'editoria convertito in legge n. 103/2012 - Direttore Responsabile: Francesco Pungitore