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L'invasione delle Insta-finte

Il fascino digitale dei nuovi volti dell'IA che si fanno strada sui social

di Francesco Pungitore*

 

Benvenuti nell'era in cui gli (e le) influencer non solo non invecchiano, ma non hanno nemmeno un corpo reale. Aitana Lopez, con la sua chioma rosa e un conto in banca gonfiato dalle sponsorizzazioni, ha superato i 120.000 follower su Instagram. Chi dirà mai che non si possa guadagnare una fortuna postando selfie se non esisti nemmeno nel senso biologico del termine?

Aitana, creata con l'IA dalla mente di Rubeñ Cruz durante un periodo di crisi creativa, è solo l'ultimo grido di un trend che sembra strizzare l'occhio a Hollywood e al mondo della moda. D'altronde, nel momento in cui i tuoi modelli possono essere programmabili, chi ha bisogno di divismi e capricci da star?

Il “caso” Giubelli

Parallelamente, Francesca Giubelli, l'influencer romana con il cuore digitale e la passione per la cucina, è stata ideata da tre giovani imprenditori che hanno visto nell'IA un modo per esportare il made in Italy senza muoversi da un ufficio. Francesca che, fra un post sulla carbonara e uno sulla Roma (calcio), trova anche il tempo di denunciare il razzismo e promuovere il turismo nei borghi italiani, rappresenta una curiosa fusione tra l'utile e il dilettevole. Questi profili non solo mettono in discussione la nostra percezione della realtà ma rappresentano un formidabile laboratorio per testare la reazione umana all'interazione con il non-umano. Celebrità che flirtano con un avatar, follower che discutono accesi con un algoritmo - siamo forse di fronte al massimo della scena distopica post-moderna?

 

Interrogativi e riflessioni

Ma, tra un follow e un like, emergono interrogativi più profondi. Cosa significa per il concetto di autenticità, già tanto discusso nei social media, l'entrata in scena di questi soggetti perfettamente progettati? E cosa dire delle implicazioni etiche di chi utilizza queste “persone” per veicolare messaggi sociali, politici e commerciali?

In un mondo che premia la visibilità, l'arrivo delle influencer create con l'IA potrebbe essere visto come una benedizione - nessun rischio di scandali reali, no stanchezza, no giornate no. Ma a che punto diventa questo un gioco troppo pericoloso? Dove finisce l'innovazione e dove inizia la manipolazione? Nel frattempo, i nostri amici virtuali continueranno a postare, imperterriti e impeccabili, alimentando la macchina dei like e delle visualizzazioni.

 

Non le uniche

Aitana e Francesca non sono le uniche e non saranno le ultime. Instagram è ormai un palcoscenico dove si moltiplicano i profili di “donne” generate dall'intelligenza artificiale. Alcune di queste figure digitali vantano un seguito di centinaia di milioni e utilizzano i social come vetrine per promuovere contenuti espliciti disponibili altrove, dove la moderazione è meno rigida (come OnlyFans). Prendiamo, ad esempio, Eve A. Helling: con 183.000 follower su Instagram, il suo link in bio brilla di promesse, simile a quelle dei creator in carne ed ossa. Nel suo spazio virtuale, è possibile acquistare t-shirt raffiguranti il suo volto, lasciare mance e persino sottoscrivere abbonamenti che oscillano tra gli 11 e i 32 euro mensili per contenuti non censurati. Preparatevi a più perfetti sorrisi pixelati e occhi scintillanti che non hanno mai visto un'alba vera, mentre noi ci domandiamo se questo sia il futuro che vogliamo abbracciare. E se il prezzo da pagare per un feed impeccabile sia la perdita del nostro tocco umano.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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