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Schermi e catene: la dipendenza digitale 

Piattaforme social e problemi di salute mentale: cosa dicono le ricerche scientifiche

di Francesco Pungitore*

 

I social media sono ormai diventati una componente inscindibile della vita quotidiana, soprattutto tra i giovani. Basta interagire qualche giorno con gli adolescenti, a scuola o in famiglia, per capire quanto le app che “girano” sugli smartphone siano pervasive e onnipresenti nella loro vita. Che si tratti di navigare tra reel e storie, di condividere post e selfie, o semplicemente di osservare la vita altrui, ragazzi e ragazze dedicano ore interminabili davanti a quello schermo. Ma con quali conseguenze? Sempre più insistentemente, negli ultimi mesi, si solleva un vero e proprio problema di salute mentale e numerosi studi scientifici puntano dritto verso questa correlazione. 

Focus su depressione, ansia e stress

Una ricerca pubblicata su BMC Psychiatry nel 2023 da Pu Peng e Yanhui Liao, intitolata “Sei componenti chiave dell'uso problematico dei social media in relazione a depressione, ansia e sintomi di stress: un'analisi del profilo latente e un'analisi di rete”, getta nuova luce sulle potenziali conseguenze negative dei social media sulla salute mentale.

Attraverso un'analisi approfondita che ha coinvolto 10.668 partecipanti, lo studio ha indagato la relazione tra l'uso problematico dei social media (PSMU) e vari disturbi mentali, come depressione, ansia e stress. Utilizzando la cosiddetta “Scala di Bergen” (BSMAS), i ricercatori hanno scoperto che gli utenti di queste piattaforme possono essere divisi in cinque categorie distinte, da “occasionali” fino a “problematici”.

I risultati hanno rivelato che i criteri comunemente utilizzati per identificare l'uso problematico dei social media, come la salienza (il tempo speso a pensare ai social media) e la tolleranza (la necessità di aumentare il tempo speso online per sentirsi soddisfatti), potrebbero non essere efficaci. Questi criteri, infatti, non distinguono adeguatamente tra gli utenti che semplicemente si impegnano attivamente sui social media e quelli che ne sono effettivamente dipendenti.

L'analisi di rete condotta nello studio ha ulteriormente evidenziato che la modifica dell'umore era il sintomo più collegato ai disturbi mentali, suggerendo che l'architettura dei social media, progettata per massimizzare l'engagement degli utenti, potrebbe effettivamente contribuire a questi problemi di salute mentale.

Lo studio di Peng e Liao, dunque, offre un contributo significativo al dibattito in corso sulla relazione tra uso dei social media e salute mentale, sottolineando la necessità di un approccio che consideri non solo il tempo speso online, ma anche l'impatto qualitativo dell'interazione con queste piattaforme.

 

Una nuova forma di dipendenza

Nel contesto della crescente preoccupazione per il benessere psicologico degli adolescenti nell'era digitale, un ulteriore studio condotto da B. Keles, N. McCrae e A. Grealish (2019) offre un contributo significativo alla comprensione dell'impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani. Pubblicato su “International Journal of Psychology”, questo lavoro di revisione sistematica esamina la dipendenza da social media e le ripercussioni su depressione, ansia e disagio psicologico negli adolescenti. Analizzando 13 studi idonei, prevalentemente di disegno trasversale, i ricercatori hanno identificato i principali domini di interazione con i social media - tempo trascorso, attività, dipendenza - e hanno scoperto che tutti questi aspetti sono correlati a manifestazioni di depressione, ansia e disagio psicologico. Nonostante le limitazioni metodologiche, quali il disegno trasversale che impedisce di stabilire relazioni causali, i risultati suggeriscono una chiara associazione tra l'uso dei social media e il deterioramento della salute mentale degli adolescenti. Keles, McCrae e Grealish sottolineano l'importanza di ulteriori ricerche, attraverso indagini qualitative e studi longitudinali, per cogliere i meccanismi sottostanti a questi effetti e per sviluppare strategie efficaci di prevenzione e intervento. Questo studio evidenzia, comunque, la necessità di un approccio critico e consapevole all'utilizzo dei social media, incoraggiando gli adolescenti, le famiglie e i professionisti della salute mentale a riflettere sulle potenziali conseguenze negative e a cercare un equilibrio più “sano” nella conduzione della propria vita digitale.

 

Conclusioni

In un'epoca in cui lo schermo diventa una finestra sempre aperta sul mondo, i riflettori si accendono sulle ombre che si allungano sulla salute mentale degli adolescenti, intrappolati in una rete di like e condivisioni. Gli studi condotti da ricercatori autorevoli come Pu Peng, Yanhui Liao, B. Keles, N. McCrae e A. Grealish mettono in evidenza come l'uso dei social media possa essere un’arma a doppio taglio, capace di incidere profondamente sul disagio psicologico dei giovani. Queste ricerche, che si aggiungono al coro di voci critiche già presenti nel famoso docufilm “The Social Dilemma”, sottolineano come dietro la facciata interattiva di queste tecnologie si nasconda una struttura strategicamente pensata per catturare l'attenzione degli utenti, senza curarsi del loro benessere psicologico.

Gli stessi architetti di queste piattaforme riconoscono e lanciano un campanello d'allarme impossibile da ignorare. La distinzione tra un uso attivo e una vera e propria dipendenza dai social media diventa sempre più sfumata e impone una riflessione più ampia sulla responsabilità delle piattaforme digitali e sulla necessità di promuovere ambienti digitali “sani” che favoriscano il benessere e la crescita personale, piuttosto che alimentare cicli di dipendenza e insoddisfazione. La strada da percorrere è ancora lunga, ma il primo passo è riconoscere il problema.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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