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Neuralink: la mente umana connessa ai computer, non è fantascienza

La start-up di Elon Musk prepara il salto evolutivo dei suoi dispositivi cerebrali

di Francesco Pungitore*

 

Neuralink, la start-up americana creata dall’imprenditore Elon Musk, sembra pronta a compiere un ulteriore balzo nella tecnologia dell'interfaccia cervello-computer. La società ha ricevuto l'autorizzazione dalla Food and Drug Administration (FDA), l'autorità di regolamentazione statunitense in materia di salute, per testare la propria tecnologia sui volontari umani, aprendo così la strada a una nuova era dell'intelligenza artificiale.

Il percorso

Fondata nel 2016, l'azienda californiana ha sempre operato con l'obiettivo di progettare e impiantare dispositivi elettronici direttamente nel cervello, con il fine ultimo di creare un'interfaccia funzionante tra la mente umana e il computer. I primi prototipi, delle dimensioni di una moneta, sono stati già impiantati in suini e scimmie. I risultati sembrano promettenti: si sostiene che le scimmie siano ora in grado di giocare a videogiochi basilari e digitare parole su uno schermo, manovrando un cursore solo con il movimento degli occhi.

 

Il futuro secondo Neuralink

Questi risultati rappresentano solo il principio di un progetto molto più grande. L'ambizione di Neuralink non si ferma alle semplici interazioni uomo-macchina. Nell'immaginario della società, i prossimi passi prevedono una connessione sempre più profonda, che potrebbe permettere alla mente umana di controllare elementi robotici e di dirigere quelli informatici con la sola forza del pensiero.

Il fine ultimo dell'azienda è duplice. Da un lato, Neuralink mira a fornire strumenti rivoluzionari per aiutare persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a tornare a muoversi e a comunicare. Dall'altro lato, l'obiettivo è quello di consentire all'umanità di raggiungere una “simbiosi con l'intelligenza artificiale”, come affermato dallo stesso Musk.

 

Questioni etiche e morali

Nonostante l'innegabile potenziale rivoluzionario di tale tecnologia, emergono però alcune questioni etiche e morali. Musk ha esplicitamente dichiarato che Neuralink potrebbe permettere una “fusione cerebrale” uomo-macchina, mantenendo così l'umanità al passo con le capacità in continua evoluzione dell'elettronica. Ma a che prezzo?

La questione della bidirezionalità dei dati aggiunge un ulteriore livello di complessità a questa già intricata discussione. Senza dubbio, l'idea che la mente umana possa comandare e dirigere computer e sistemi robotici sembra impressionante, ma il possibile scambio di informazioni in entrambe le direzioni solleva interrogativi profondi. Cosa succederebbe se, invece di inviare semplicemente comandi a un computer, fosse possibile caricare, in senso contrario, dati direttamente nella mente umana? Potrebbe l'intelligenza artificiale plasmare il pensiero e la percezione umana? Se così fosse, la tecnologia avrebbe il potenziale di modificare la nostra comprensione stessa di cosa significa essere umani. Tali domande aprono scenari enormemente complessi, delineando un futuro in cui la linea tra l'uomo e la macchina potrebbe diventare sempre più sfumata. Le implicazioni etiche, sociali e psicologiche di queste possibilità saranno certamente centrali nei prossimi anni.

In attesa di ulteriori dettagli sui trial clinici, è inevitabile chiedersi: qual è il limite tra progresso e invasione della sfera personale? Neuralink sta spingendo i confini dell'innovazione, ma il dibattito su questi temi fondamentali è appena iniziato.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

 

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