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Intelligenza artificiale: una realtà quotidiana per gli italiani

Tra le giovani generazioni cresce l’utilizzo dell’IA per finalità di studio

di Francesco Pungitore*

 

La consapevolezza e l'uso dell'intelligenza artificiale tra gli italiani è sorprendentemente ampia. Una ricerca di Ipsos e Vincenzo Cosenza ha rivelato che il 95% degli italiani conosce l'IA, con il 70% che la adopera per scopi personali, il 33% per lavoro e il 25% per studio. Queste percentuali aumentano notevolmente tra la Generazione Z, con un uso prevalente in ambiti come generazione di testi, sintesi, traduzione di lingue e creazione di immagini​​.

Gli strumenti di IA preferiti

Nel settore dell'intelligenza artificiale, due categorie principali di strumenti emergono per la loro popolarità e applicazione: i modelli di generazione di testo e quelli di generazione grafica. Nel panorama degli strumenti di IA, ChatGpt emerge come il più conosciuto, usato dal 64% degli intervistati. Google Bard segue con il 36%, mentre altri modelli come Dall-e, Midjourney e Stable Diffusion sono meno noti, ma comunque presenti nel contesto italiano​​.

ChatGpt funziona tramite algoritmi di elaborazione del linguaggio naturale, apprendendo da vasti database di testo per generare risposte coerenti e pertinenti a svariate domande e argomenti.

Google Bard utilizza la tecnologia di elaborazione del linguaggio naturale, ma è alimentato dai motori di ricerca e dalle capacità di apprendimento automatico di Google, permettendo risposte informate e aggiornate.

Dall-e, Midjourney e Stable Diffusion lavorano attraverso algoritmi di intelligenza artificiale che generano immagini partendo da descrizioni testuali. Utilizzano tecniche di apprendimento profondo per interpretare le richieste e creare visivamente ciò che viene descritto, con applicazioni pratiche che vanno dall'arte digitale alla progettazione grafica.

 

Voglia di imparare

Gli italiani mostrano una certa fiducia (moderata) nelle tecnologie IA, con un punteggio medio di 6,3 su 10. Vedono potenziali benefici come la semplificazione dei processi e la creazione di nuovi lavori. Tuttavia, emergono anche preoccupazioni, come l’idea che si arriverà ad una perdita occupazionale. Non manca la paura di una minaccia alla creatività e c’è chi teme l'aumento del divario tecnologico tra le generazioni. In questo contesto, il 43% degli italiani è interessato a svolgere percorsi formativi sia per il proprio lavoro​ che per utilizzi pratici quotidiani​.

Questo interesse a imparare evidenzia la necessità di rivolgersi a esperti capaci di impartire competenze specifiche, che offrano non solo un apprendimento tecnico, ma anche una consapevolezza critica sull'uso degli strumenti IA. Un approccio formativo ben strutturato può facilitare l'integrazione di queste tecnologie nella vita professionale e quotidiana, permettendo agli individui di sfruttare al meglio i loro potenziali benefici e di mitigare le preoccupazioni associate. La formazione in IA diventa quindi un elemento chiave per lo sviluppo personale e professionale in un mondo sempre più interconnesso e tecnologicamente avanzato.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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