di Francesco Pungitore*
A poche ore dall’insediamento, l’amministrazione Trump ha cancellato con un tratto di penna le linee guida sull’intelligenza artificiale volute da Joe Biden, dando il via a una strategia aggressiva per accelerare lo sviluppo tecnologico e consolidare la leadership globale degli Stati Uniti. Un piano che punta su deregolamentazione, investimenti privati e collaborazione con i colossi della Silicon Valley, mentre la Cina avanza e l’Europa arranca.
Addio alle regole di sicurezza: “Liberiamo l’innovazione”
Il primo provvedimento è la revoca dell’Executive Order 14110, firmato da Biden nel 2023 per imporre test di sicurezza obbligatori alle aziende che sviluppano AI generativa (come ChatGPT). Trump ha definito queste norme “burocratiche e asfissianti”, sostenendo che “l’America non può competere con la Cina se le startup hanno le mani legate”. La mossa è stata applaudita da investitori come Marc Andreessen.
Ben 500 miliardi per “Stargate”: il super progetto tra OpenAI, Oracle e SoftBank
Cuore della strategia è una joint venture da 500 miliardi di dollari tra OpenAI (sostenuta da Microsoft), Oracle e il fondo giapponese SoftBank. L’obiettivo è costruire entro il 2030 “Stargate”, una rete di data center e infrastrutture energetiche dedicate esclusivamente all’AI. Il governo garantirà agevolazioni fiscali, snellimenti burocratici e accesso prioritario a terreni pubblici, con l’idea di triplicare la potenza di calcolo nazionale.
La deregolamentazione è una “questione ideologica”
In un discorso alla Casa Bianca, Trump ha attaccato le politiche di Biden definendole “regole woke che soffocano la libertà delle aziende”. La nuova linea riflette l’influenza di figure come Elon Musk, che nei giorni scorsi ha incontrato il presidente per spingere su una “AI senza censure”. Critiche alle Big Tech? “Fake news: vogliamo solo battere Pechino”, ha replicato il tycoon, citando i progressi cinesi in settori come i chip quantistici.
Non tutto si cancella: sopravvivono l’AI Safety Institute e i data center green
Nonostante la stretta, Trump ha mantenuto due eredità di Biden: l’AI Safety Institute (centro per la sicurezza nazionale legata all’AI) e un ordine esecutivo che semplifica l’espansione di data center alimentati da energie rinnovabili. Una scelta pragmatica: le aziende chiedevano certezze su infrastrutture e cyber-sicurezza, mentre c’è chi spinge per ridurre la dipendenza dal carbone.
Big Tech al comando: Musk, Altman e Bezos nel “Dream Team” dell’AI
Simbolo della nuova era è il vertice tra Trump e i CEO di Tesla, OpenAI e Amazon, definito dalla stampa americana il “Dream Team dell’innovazione”. Sam Altman (OpenAI) ha annunciato un piano per assumere 10mila ingegneri entro il 2026, mentre Elon Musk ha promesso di aprire una nuova sede di xAI (il suo laboratorio di AI avanzata) in Texas. Intanto, Jeff Bezos lavora con la Casa Bianca a un sistema cloud federale per l’AI, gestito da Amazon Web Services.
USA vs Cina: l’Europa è fuori dalla partita
Con queste mosse, gli Stati Uniti puntano a un duello tecnologico senza esclusione di colpi con la Cina, che nel 2024 ha investito 280 miliardi di dollari in AI militare e civile. Ma mentre Washington e Pechino corrono, l’Europa resta al palo: l’AI Act approvato dall’UE a giugno 2024 – con rigide regole su privacy e controlli – ha già spinto numerose delle startup continentali a cercare sedi negli USA o in Asia. “L’Europa sta diventando un museo dell’innovazione”, ha twittato il venture capitalist Peter Thiel. La sfida è aperta: Trump scommette che libertà e capitali privati batteranno il modello cinese di AI di Stato.
Europa e IA: un declino annunciato? La trappola della burocrazia e l’assenza di visione
Mentre Stati Uniti e Cina investono centinaia di miliardi e ridefiniscono gli equilibri geopolitici attraverso l’intelligenza artificiale, l’Europa rischia di trasformarsi in un museo della regolamentazione. Il continente, schiacciato tra iper-norme e divisioni interne, sembra incapace di cogliere la portata strategica dell’IA, preferendo inseguire un modello etico che, seppur encomiabile, rischia di essere un boomerang. L’AI Act, fiore all’occhiello di Bruxelles, classifica i sistemi in base al rischio e vieta applicazioni “inaccettabili”, ma già oggi varie fonti stimano al 70% il numero delle startup europee che valutano di trasferirsi negli USA o in Asia per sfuggire a requisiti giudicati asfissianti. La rigidità normativa, unita alla mancanza di investimenti pubblici e privati (ripetiamo: gli USA hanno sbloccato 500 miliardi per il progetto “Stargate”, la Cina 280 miliardi solo nel 2024 per l’IA militare), sta creando un divario insormontabile.
Il problema non è solo economico, ma culturale: l’Europa, come sottolineato da Gianclaudio Torlizzi, consigliere del Ministro della Difesa italiano, è “un mammut” intrappolato in logiche burocratiche e in una visione iper-regolamentatrice che ignora le necessità della competizione globale. Mentre la Commissione Von der Leyen promuove un’ “IA affidabile”, i leader europei non riescono a coordinare una strategia comune: la Germania punta sul green a scapito dell’industria, la Francia difende una sovranità digitale isolata, l’Italia dipende quasi totalmente dalla componentistica cinese. Senza un piano per le materie prime critiche (litio, rame, terre rare) e con un’industria della difesa arretrata nell’integrazione dell’IA, l’Europa rischia di diventare un attore marginale, costretto a importare tecnologia da chi ne controlla gli standard.
Persino il tentativo di “pragmatismo” verso USA e Cina, annunciato a Davos, suona vago: l’Ue promette dialogo ma non ha leve per negoziare, essendo dipendente dalle tecnologie altrui e priva di un mercato unico digitale efficiente. Il risultato? Un continente che, invece di guidare la rivoluzione tecnologica, si condanna a subirla, trasformando i suoi principi in scuse per l’immobilismo.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Psicologia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale