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Il tempo come esperienza vissuta: Bergson nell’era moderna

Un antidoto alla frammentazione dell'esperienza, nell'era dell'IA

di Francesco Pungitore*

 

Nell'intricato tessuto dell'esistenza, il concetto di tempo emerge come un enigma perenne, un filo conduttore che attraversa la trama della nostra percezione e della nostra comprensione del mondo. Henri Bergson, con la sua penetrante visione filosofica, ci offre una lente attraverso la quale possiamo scrutare questo mistero, proponendo una dicotomia illuminante: il tempo come “gomitolo di lana” e “palla di neve”, in netta contrapposizione al tempo razionale, lineare, della “collana di perle”.

Questa metafora bergsoniana non è un mero esercizio di stile, ma un invito a immergerci nella profondità dell'esperienza temporale vissuta. Il gomitolo di lana, nella sua forma intricata e apparentemente caotica, rappresenta la complessità e l'interconnessione dei nostri momenti vissuti. Ogni istante si avvolge su se stesso, creando strati su strati di significato e memoria. Non vi è qui una progressione lineare, ma un accumulo organico, un intreccio di passato e presente che si fondono in un continuum indivisibile.

La palla di neve, d'altro canto, evoca l'idea di un'accumulazione progressiva e trasformativa. Mentre rotola, raccoglie e ingloba nuovi elementi, crescendo e modificandosi costantemente. Così è la nostra coscienza nel flusso del tempo: un'entità dinamica che assimila esperienze, trasformandosi e ridefinendosi in un processo incessante di divenire.

Queste immagini si contrappongono drasticamente alla concezione razionalistica del tempo come “collana di perle”. Quest'ultima rappresenta il tempo spazializzato, quantificato, ridotto a una sequenza di istanti discreti e isolati. È il tempo dell'orologio, della scienza, della logica lineare. Ma è davvero questo il tempo che viviamo, che sperimentiamo nell'intimità della nostra coscienza?

La risposta bergsoniana, e la nostra, è un deciso “no”. Il tempo vissuto, la durée réelle, sfugge a questa semplificazione. Esso è flusso continuo, interpenetrazione di stati, un divenire che non conosce cesure nette. Nel gomitolo e nella palla di neve, troviamo una rappresentazione più fedele della nostra esperienza temporale: un continuum in cui passato, presente e futuro si fondono in un'unità organica e indivisibile.

L'attualità del pensiero bergsoniano

Nell'era contemporanea, caratterizzata da una crescente accelerazione tecnologica e sociale, il pensiero di Bergson acquista una rilevanza ancora più acuta. La nostra società, ossessionata dalla produttività e dall'efficienza, dal nuovo che avanza, tende a privilegiare una concezione del tempo quantitativa e lineare - la “collana di perle” - che si manifesta nelle agende fitte di impegni, nelle scadenze incalzanti, nella frenesia della vita quotidiana, nelle rivoluzioni robotiche e algoritmiche.

All'interno di questa cornice, l'intelligenza artificiale si inserisce non solo come strumento di automazione, ma come potenziale ridefinizione dell'esperienza umana del tempo e della creatività. Essa apre un nuovo orizzonte ontologico, che ci costringe a riconsiderare il rapporto tra la durata bergsoniana e la temporalità algoritmica. Se il tempo della macchina è scandito da iterazioni, da una scansione digitale che spezza e misura la realtà, il tempo umano, nella visione bergsoniana, è un fluire continuo e indivisibile, una durata in cui qualità e interiorità si intrecciano in modo indissolubile. L'incontro con l'intelligenza artificiale solleva dunque una sfida filosofica profonda: come conciliare la linearità del calcolo algoritmico con la complessità del vivere umano? Potremmo forse immaginare un uso dell'intelligenza artificiale che non si limiti a replicare e accelerare le strutture meccaniche del pensiero, ma che ci permetta, attraverso la liberazione dalle costrizioni del tempo strumentale, di accedere a una dimensione più profonda della coscienza, un luogo in cui la qualità del vissuto diventi il vero metro di valore? In questo senso, la sfida non è semplicemente tecnica, ma filosofica ed esistenziale: come preservare, e anzi valorizzare, l'autenticità della durata bergsoniana in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale rischia di ridurre ogni esperienza a un mero dato computabile? L'intuizione di Bergson può così rivelarsi una guida per navigare in questo nuovo scenario, ricordandoci che il valore della nostra esistenza non può essere circoscritto entro le logiche di efficienza e misura, ma risiede nella profondità qualitativa del nostro vivere.

 

Implicazioni per la psicologia e la psicoterapia

Le intuizioni di Bergson trovano oggi una sorprendente risonanza in diversi approcci psicologici e psicoterapeutici. La terapia narrativa, ad esempio, si basa sull'idea che la nostra identità si costruisca attraverso le storie che raccontiamo su noi stessi - un processo che richiama da vicino l'immagine bergsoniana della palla di neve, in continua crescita e trasformazione.

Analogamente, le terapie di mindfulness e la psicologia transpersonale enfatizzano l'importanza di vivere pienamente il momento presente, riconoscendo al contempo la continuità e l'interconnessione di tutte le nostre esperienze - un'idea che riecheggia la concezione bergsoniana della durée réelle.

La psicanalisi stessa, con la sua esplorazione dell'inconscio e della memoria, può essere vista come un tentativo di districare il "gomitolo di lana" della nostra psiche, rivelando le complesse interconnessioni tra passato e presente che plasmano la nostra esperienza del tempo e di noi stessi.

 

Verso una comprensione del tempo

In un'epoca in cui il burnout e i disturbi legati allo stress sono in aumento, la visione bergsoniana del tempo offre una prospettiva terapeutica preziosa. Ci invita a riconnetterci con il flusso naturale della nostra esperienza, a resistere alla tirannia dell'orologio e a coltivare una relazione più armoniosa con il tempo.

Questo non significa rifiutare completamente la concezione lineare del tempo, che mantiene la sua utilità pratica in molti contesti. Piuttosto, si tratta di integrare questa visione con una comprensione più profonda della temporalità vissuta.

In conclusione, il pensiero di Bergson, lungi dall'essere un'astrazione filosofica, si rivela un potente strumento per affrontare le complessità della vita moderna. Ci offre una chiave per riconciliare la nostra esperienza interiore del tempo con le esigenze del mondo esterno, aprendo la strada a una maggiore consapevolezza, creatività e benessere psicologico.

La sfida che ci si presenta è quella di vivere autenticamente questa temporalità fluida e ricca di significato, resistendo alla tentazione di ridurre la nostra esistenza a una mera successione di istanti. In questo modo, possiamo sperare non solo di comprendere meglio la nostra condizione temporale-esistenziale, ma anche di viverla più pienamente, in tutta la sua profondità e complessità.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

 

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