di Francesco Pungitore*
Nel dibattito contemporaneo sull'intelligenza artificiale, ci troviamo spesso intrappolati tra due estremi opposti: da un lato, i catastrofisti distopici che prevedono scenari apocalittici di dominio delle macchine; dall'altro, i positivisti neoedenici che promettono un'utopia tecnologica. Entrambe queste posizioni rischiano di offuscare una comprensione più profonda dell'IA. È qui che l'approccio fenomenologico emerge come una via mediana, offrendoci gli strumenti per un'analisi più rigorosa e obiettiva.
L'epochè fenomenologica: una chiave
La fenomenologia, con il suo concetto centrale di epochè o “sospensione del giudizio”, ci invita a mettere tra parentesi i nostri preconcetti, siano essi positivi o negativi, per osservare l'IA come si manifesta direttamente nella nostra esperienza. Questo approccio è particolarmente prezioso nel contesto tecnologico, dove le narrazioni dominanti spesso oscillano tra l'euforia e il panico.
Applicare l'epochè all'intelligenza artificiale significa:
1. sospendere temporaneamente le nostre credenze su ciò che l'IA “dovrebbe” essere o fare;
2. mettere da parte sia le paure irrazionali che le speranze irrealistiche;
3. osservare attentamente come l'IA si manifesta effettivamente nella nostra vita quotidiana;
4. esaminare criticamente le nostre esperienze dirette con i sistemi di IA.
Questo processo ci permette di dissipare le nebbie dei bias e di avvicinarci a una comprensione più autentica del fenomeno IA.
Dalla teoria alla pratica: l'IA come fenomeno vissuto
L'approccio fenomenologico ci spinge a considerare l'IA non solo come un concetto astratto o un insieme di algoritmi, ma come un fenomeno che si manifesta concretamente nella nostra esperienza vissuta. Questo significa esaminare molteplici aspetti.
- Come cambia la nostra percezione del tempo e dello spazio quando interagiamo con assistenti virtuali o sistemi di IA ubiqui?
- In che modo l'IA influenza la nostra comprensione dell'intelligenza, della creatività e dell'agency umana?
- Come si trasforma la nostra esperienza del linguaggio e della comunicazione quando dialoghiamo con chatbot o sistemi di IA generativa?
Queste domande ci portano oltre le discussioni teoriche sull'IA, radicando la nostra analisi nell'esperienza concreta e quotidiana.
Verso una fenomenologia critica dell'IA
L'adozione di un approccio fenomenologico non significa abbandonare il pensiero critico. Al contrario, ci fornisce una base più solida per una critica informata ed equilibrata. Una volta che abbiamo osservato attentamente come l'IA si manifesta nella nostra esperienza, possiamo procedere a un'analisi critica che consideri ulteriori aspetti.
1. Le implicazioni etiche delle nostre interazioni con l'IA.
2. Gli effetti a lungo termine dell'IA sulla nostra cognizione, sulle nostre relazioni sociali e sulla nostra comprensione del mondo.
3. Le potenzialità trasformative dell'IA, sia positive che negative.
4. I limiti e i bug dei sistemi di IA attuali.
Questo approccio ci permette di navigare tra l'ottimismo acritico e il pessimismo paralizzante, verso una comprensione più realistica dell'IA.
Conclusione: l'IA come specchio e catalizzatore
L'approccio fenomenologico all'IA non solo ci offre una comprensione più profonda di questa tecnologia, ma ci invita anche a una riflessione su noi stessi. L'intelligenza artificiale, vista attraverso questa lente, diventa sia uno specchio che riflette le nostre aspirazioni, paure e valori, sia un catalizzatore che ci spinge a riconsiderare concetti fondamentali come intelligenza, coscienza e umanità.
In un'epoca in cui l'IA sta rapidamente trasformando il nostro mondo, l'approccio fenomenologico ci offre un metodo per rimanere ancorati all'esperienza vissuta, evitando sia l'euforia tecnologica ingiustificata che il catastrofismo paralizzante. Ci invita a un dialogo continuo e riflessivo con l'IA, non come un'entità aliena da temere o idolatrare, ma come una parte integrante del nostro mondo in evoluzione.
La sfida che ci attende è quella di coltivare questa consapevolezza fenomenologica mentre avanziamo nell'era degli algoritmi e delle macchine che “parlano” e “pensano”, assicurandoci che lo sviluppo di questa tecnologia sia guidato da una comprensione profonda e critica delle sue manifestazioni nel nostro vissuto quotidiano. Solo così potremo affrontare questo complesso territorio con saggezza, equilibrio e un autentico senso di responsabilità condivisa.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale