rivista di opinione, ricerca e studi filosofici
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L’essere immutabile: il cammino parmenideo verso la verità

E le implicazioni sulla nostra comprensione della realtà

di Francesco Pungitore*

 

Il concetto di “essere” ha attraversato i secoli, mutando forma e significato nelle diverse correnti di pensiero, mantenendo tuttavia un ruolo centrale nel dibattito filosofico. La “questione” dell'essere, infatti, ha radici profonde, che ci riportano a Parmenide, cinque secoli prima di Cristo. 

Ciò che è

Parmenide, figura chiave della filosofia cosiddetta “presocratica”, è comunemente riconosciuto come il primo filosofo a porre l'attenzione sul concetto di essere. Per Parmenide, l'essere è eterno, in opposizione al non-essere, al divenire e al molteplice. L'essere, nella sua concezione, è immutabile e indivisibile, un concetto che ha influenzato profondamente il pensiero filosofico successivo. L'essere è, dunque, la realtà fondamentale che sta alla base di tutto ciò che esiste. Parmenide descrive l'essere come “ciò che è”, un'entità eterna che esiste al di fuori del tempo e dello spazio. L'essere, per Parmenide, è in opposizione al non-essere, che è l'assenza di realtà, e al divenire, che rappresenta il cambiamento e la molteplicità. Questo concetto è espresso nel suo poema “Sulla Natura” (in greco: “Περὶ φύσεως”, Perì phýseōs), dove afferma che “ciò che è è”, negando la possibilità di un cambiamento o di una molteplicità reale. L'essere parmenideo non è soggetto a generazione o corruzione, non ha parti e non è divisibile. Esso è completo, pieno e perfetto in sé, senza bisogno di nulla al di fuori di sé stesso. Da tali premesse, Parmenide rifiuta l'esperienza sensoriale come fonte di conoscenza, poiché i sensi ci mostrano il mondo del divenire, che è illusorio e ingannevole. La vera conoscenza, per Parmenide, è accessibile solo attraverso la ragione, che ci permette di comprendere la realtà immutabile ed eterna che regge e governa ogni cosa: l'essere.

 

La questione della verità

La questione dell'essere e quella della verità sono intimamente connesse nel pensiero di Parmenide. Per il filosofo eleatico, l'essere è la realtà ultima, eterna e immutabile, e la conoscenza di questa realtà è la vera conoscenza o verità. Nel suo poema “Sulla Natura”, Parmenide distingue due percorsi di indagine: il cammino della verità e il cammino dell'opinione. Il primo è l'unico percorso valido per raggiungere la conoscenza autentica e si basa sul principio secondo cui l'essere è e non può non essere. Questo percorso conduce alla comprensione dell'essere come unico, eterno, indivisibile e immutabile. Il secondo percorso, quello dell'opinione, è basato sull'esperienza sensoriale e conduce all'illusione e all'inganno, poiché si fonda sul cambiamento e sulla molteplicità, che sono contrari alla natura dell'essere. Per Parmenide, la verità è accessibile solo attraverso la ragione e la riflessione filosofica, che permettono di trascendere l'ingannevole mondo sensoriale e di accedere alla realtà immutabile dell'essere, fonte ultima di verità e conoscenza.

 

E la morte?

L'idea di essere di Parmenide, concepito come realtà eterna, immutabile e indivisibile, pone delle questioni fondamentali riguardo a concetti come il tempo, il cambiamento e la morte. Se l'essere è eterno e immutabile, il tempo e il cambiamento sono ridotti a mere illusioni. Nel pensiero parmenideo, il tempo non ha realtà ontologica, essendo solo un costrutto derivante dall'ingannevole mondo sensoriale. La realtà ultima dell'essere trascende il tempo, esistendo in un eterno presente. Questa visione ha profonde implicazioni anche per la concezione della morte. Se l'essere è tutto ciò che esiste veramente, la morte, intesa come cessazione dell'essere, è inconcepibile. La morte, come il tempo, è un'illusione legata al mondo sensibile e al divenire, non avendo posto nella realtà eterna e immutabile dell'essere. Queste concezioni, pur essendo filosoficamente coerenti con la dottrina dell'essere di Parmenide, sfidano le nostre comuni esperienze e percezioni, sottolineando il divario tra il mondo sensibile e il mondo intelligibile e tra l'opinione e la verità.

 

Il risveglio

Per Parmenide, il fine ultimo del filosofare è un risveglio dalla nebbia dell'opinione alla luminosa verità dell'essere. Il filosofo aspira a trascendere le limitazioni dell'esperienza sensoriale e del mondo fenomenico, che sono fonti di inganno e illusione, per accedere alla realtà ultima e immutabile dell'essere attraverso la ragione e il pensiero. Nel suo poema “Sulla Natura”, Parmenide esprime questa idea attraverso l'immagine del “cammino della verità”", un percorso di conoscenza che conduce l'individuo oltre il mondo apparente delle cose mutevoli, al mondo reale dell'essere eterno. “È la stessa cosa pensare ed essere”, afferma Parmenide, sottolineando l'identità tra pensiero e realtà, tra logos (ragione) ed essere. Questa frase riflette la convinzione di Parmenide che la verità dell'essere sia accessibile attraverso il pensiero razionale e che la riflessione filosofica sia il mezzo per liberarsi dall'inganno dell'opinione per raggiungere la conoscenza autentica della realtà. Il filosofare, per Parmenide, è dunque un cammino verso la luce della verità, un percorso di liberazione dalle catene dell'illusione e un accostamento all'essere, fonte di ogni realtà e conoscenza.

 

L'Influenza di Parmenide

Parmenide di Elea ha esercitato un'influenza profonda e duratura sul pensiero filosofico occidentale, ispirando filosofi di generazioni successive, tra cui il grande Platone. La sua rigorosa esplorazione dell'essere come realtà ultima e immutabile ha gettato le basi per le discussioni ontologiche future, fornendo un punto di riferimento imprescindibile per ogni riflessione sull'essere e sulla realtà. Platone, pur differenziandosi in molti aspetti dal pensiero parmenideo, ne riconosce l'importanza fondamentale. Nella sua teoria delle Idee o Forme, Platone riprende e reinterpreta l'essere parmenideo. Mentre Parmenide afferma l'unità e l'indivisibilità dell'essere, Platone introduce una distinzione tra il mondo sensibile, caratterizzato dal cambiamento e dalla molteplicità, e il mondo intelligibile delle Idee, che è eterno e immutabile. Le Idee platoniche, simili all'essere di Parmenide, sono realtà trascendenti che esistono al di fuori del tempo e dello spazio, e sono accessibili solo attraverso la ragione e il pensiero. Platone, quindi, pur introducendo nuovi elementi e una diversa struttura ontologica, mantiene viva l'eredità di Parmenide, riconoscendo l'importanza fondamentale dell'essere come realtà ultima e fonte di verità e conoscenza.

 

Se Parmenide avesse ragione...

Immaginiamo un mondo in cui la visione di Parmenide sia la realtà indiscussa. In una tranquilla mattina di primavera, Maria si sveglia al canto degli uccelli. Mentre il sole sorge, tingendo di rosa le nuvole sparse nel cielo, Maria si prepara per la giornata. Ma nel mondo di Parmenide, la bellezza mutevole dell'alba è un'illusione. Maria, educata alla filosofia parmenidea, sa che al di là delle apparenze, l'essere è immutabile ed eterno. Non c'è alba o tramonto, solo l'essere ininterrotto. Mentre cammina per strada, osserva le persone, gli alberi in fiore, i cani che giocano nel parco. Sa che il cambiamento, la nascita e la morte, sono illusioni sensoriali. L'essere è uno, indivisibile, al di là della molteplicità apparente del mondo fenomenico. Anche di fronte alla morte di un caro, Maria trova conforto nella saggezza parmenidea. La morte è un'illusione, l'essere persiste, eterno e immutabile. La verità dell'essere illumina ogni aspetto della sua vita, guidandola oltre l'inganno dei sensi, verso la comprensione profonda della realtà ultima. Nel mondo di Parmenide, la ricerca della verità trascende l'esperienza quotidiana, portando luce e chiarezza nell'oscurità dell'illusione e del divenire.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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