INTRODUZIONE
Baruch Spinoza, filosofo olandese, si caratterizza per le sue riflessioni sulla metafisica, sul concetto di libertà e di sostanza che lui collegherà a Dio. Spinoza elabora una metafisica
rigidamente monista, riconoscendo la sostanza in quanto unica e intrinseca in tutta la natura, ovvero in una visione panteistica, superando il problema del dualismo cartesiano. "Tutto è Dio e
tutto è in Dio".
Così facendo res extensa e res cogitans non sono più due cose distinte, ma sono un’articolazione che Spinoza chiama ATTRIBUTI, dell’infinita ed eterna sostanza, sono quindi la stessa cosa
e strettamente collegate l’una all’altra (come vedremo in seguito).
Il filosofo ricorre alla metafisica non per un’attività teoretica solo fine a sé stessa, ma attraverso essa vuole risolvere problemi etici e politici. Spinoza vuole fornire strumenti utili agli
uomini per conquistare la libertà.
Bisogna prestare però attenzione al concetto di libertà del filosofo. Esso infatti non coincide con il libero arbitrio, in quanto ogni cosa è articolazione dell’unica sostanza seguono un decoroso
determinismo. In altre parole tutto ciò che deve accadere, accadrà per volere della sostanza.
La sua riflessione comprende una ricerca delle diverse parti della CONOSCENZA, che vedremo meglio tra poco.
Attraverso questi stadi, secondo il filosofo, si raggiungerebbe l’amore intellettuale di Dio e la consapevolezza dell’unica sostanza e di conseguenza dell’eterno.
Spinoza elimina il concetto di passato, presente e futuro o più genericamente di tempo, vedendo il mondo sotto un’ottica della sub specie aeternitatis .
Mathilde Rizzo
LA SOSTANZA
Introduciamo ora il concetto di sostanza nel dettaglio.
La prima parte dell’Etica illustra la concezione di realtà e di concetti metafisici. Iniziando da quello di sostanza: per Spinoza la sostanza è ciò che non ha bisogno di altro che di se stessa per
esistere e per essere pensata, risultando indipendente sia dal punto di vista ontologico sia dal punto di visa conoscitivo. Si tratta di una definizione tradizionale alla quale Spinoza da un
interpretazione rigorosa giungendo ad affermare che solamente Dio è sostanza, in quanto non ha bisogno di null’altro per esistere.
Sulla base di tale concezione Spinoza deriva le proprietà che lo caratterizzano:
• Infinita, perché indipendente, la sostanza divina non può essere limitata ne condizionata
• Unica, in quanto infinita non può coesistere con alcun altra sostanza
• Eterna, dato che non esiste null’altro che può essere causa della sostanza essa quindi non può non esistere ne può cessare di esistere
Per Spinoza esiste dunque un'unica sostanza infinita che si identifica in Dio.
Gli attributi della sostanza
Spinosa attribuisce alla sostanza caratteristiche o meglio definiti come attributi , i quali essendo essa infinita saranno infiniti. Tuttavia tra essi, il pensiero e l’estensione sono gli unici
due che l’intelletto umano, a causa della sua limitatezza, è davvero in grado di cogliere. Dal punto di vista del primo, dio potrà essere considerato come pensiero infinito, in relazione al secondo,
come infinita estensione.
I singoli attributi non vanno intesi come parti della unica sostanza, non esiste l’uno accanto al altro, ognuno di essi è la sostanza intera, ogni attributo, essendo l’intera sostanza è esso stesso
infinito.
Emanuele Chionetti
LA CONOSCENZA
Vediamo il processo conoscitivo di Spinoza che si basa su tre livelli della conoscenza:
• Esperienza: composta dall’ immaginazione, è basata su delle testimonianze inaffidabili;
• Conoscenza scientifica: la ragione, consente la comprensione delle idee chiare e distinte e delle leggi universali;
• Scienza intuitiva: l’intelletto, attraverso essa otteniamo definizioni rigorose e l’amore intellettuale di Dio
Spinoza afferma che si possiede una conoscenza adeguata quando possiamo descrivere come gli effetti si generino da una causa.
Dio è il creatore di se stesso e del mondo, per questo Spinoza afferma "Deus sive natura" e distingue la Natura in natura naturata e natura naturante, ovvero ciò che è stato creato
da Dio e Dio che si esprime nelle cose che ha prodotto. In esso si ha la perfetta coesione tra libertà e necessità.
Federico Schellino
COMPORTAMENTO UMANO
Come possiamo collegare l’idea di libertà e necessità a quelle di bene e male?
Spinoza nell’Etica non da una definizione di cosa è bene e cosa è male, questo perché, nella sua visione, la sostanza, come abbiamo detto, è governata da un rigido determinismo ed è sempre come
dovrebbe essere, la realtà e la perfezione coincidono. Questo viene anche riflesso sull’uomo, che non cerca il bene o il male, è anch’esso caratterizzato da uno sforzo per preservare il proprio
essere, questo sforzo coincide con la sua potenza d’agire, che costituisce l’essenza stessa di ogni cosa. Da questo di deduce che bene e male non sono oggettivi, ma molto soggettivi, infatti ognuno
chiamerà bene ciò che fa aumentare la sua potenza e vitalità.
Spinoza non cerca di insegnare cosa è il bene, ma mira a rendere l’uomo libero, ovvero dipendenti soltanto dalla propria natura. Al contrario non si è liberi quando si è asserviti
dalle passioni e si diventa schiavi di esse, subendo un’azione anziché agire. Queste passioni nascono da una conoscenza imperfetta: riusciamo sia ad agire, se abbiamo idee chiare e siamo consapevoli
di quello che facciamo, oppure patiamo se le idee sono inadeguate e confuse.
Spinoza conduce inoltre un’indagine sulle passioni, partendo dagli affetti, distinti in primari e secondari. Tra gli affetti primari troviamo: cupidità, ovvero lo sforzo per l’autoconservazione; la
letizia, ossia il potenziamento del proprio essere; la tristezza, che avviene quando si ha un depotenziamento della propria virilità. Gli affetti secondari invece sono amore e odio, verso ciò che gli
produce letizia o tristezza.
Alla domanda su che cosa possa renderci veramente liberi, il filosofo risponde dicendo che solo una conoscenza adeguata può farlo. Sostenendo che il libero arbitrio sia soltanto un’illusione creata
dall’uomo rafforza la sua idea secondo la quale gli uomini diventano veramente liberi solo quando comprendono la propria identità con l’unica sostanza divina, quando capiscono di essere una cosa sola
con Dio.
Spinoza conclude il discorso dicendo che non possiamo eliminare le passioni, anch’esse manifestazioni della sostanza, ma dobbiamo comprenderle e controllarle. Conoscendo i nostri affetti possiamo
depotenziare le passioni, cosi che non turbino la serenità dell’individuo. Questo porta al fatto che un uomo virtuoso sia un uomo saggio, che ha compreso la vera sostanza e che questo gli porti la
vera felicità.
Andrea Biestro
POLITICA E RELIGIONE
Concludiamo questo percorso con il riflesso di questi ragionamenti sulla politica e sulla religione per Spinoza.
RELIGIONE
Il fatto che la sua ricerca della conoscenza attraverso gradini porti in definitiva all’amore verso Dio, inteso come completa immedesimazione in esso, in quanto padre di tutto e facente parte del
tutto, fa giungere alla conclusione che in realtà tutta la sua filosofia sia una trattazione su Dio, dunque una teologia.
Nel Trattato teologico-politico Spinoza si occupa dello studio, con metodo filologico, delle sacre scritture e ne emerge che i testi sacri siano un prodotto umano e non divino e che siano stati
scritti da autori differenti in epoche diverse. Egli si concentra in particolare sulla figura dei profeti, che secondo lui non sono arrivati a Dio con l’utilizzo della ragione, ma con
l’immaginazione, che non ne permette una conoscenza adeguata. Il filosofo prosegue dicendo che la funzione dei profeti non è stata quella di portare le persone a una conoscenza vera e razionale di
Dio, ma quella di portarle all’obbedienza. Ne deriva che, eliminando la finalità conoscitiva della fede, rimane solamente l’amore verso il prossimo, che è fondamentale per il principio di tolleranza
religiosa: l’unico precetto da seguire rimane l’amore nei confronti degli altri e quindi si riducono al minimo odio e avversità tra culture differenti.
POLITICA
La riflessione politica di Spinoza si basa sul giusnaturalismo, l’idea cioè che gli uomini, prima di organizzarsi in società regolate da leggi (diritto positivo), in uno stato di natura sottostanno
al diritto naturale, e sono quindi governati dall’istinto di autoconservazione. Egli ritiene che il diritto di ogni uomo sia direttamente proporzionale al suo istinto di autoconservazione: quanto più
uno si impegna in vita tanto più diritto egli possiede.
Gli uomini radunandosi in società sommano i propri diritti naturali, il proprio potere, e così facendo acquisiscono più diritti di quanti ne possedessero in una stato di natura; inoltre, mentre in
natura nessuno è tenuto a considerare cosa sia giusto o sbagliato e nulla è considerabile proprio o di appartenenza di altri, con la creazione di una società civile e dello Stato i principi etici e
la consapevolezza della proprietà privata diventano rilevanti.
Spinoza ritiene che lo Stato abbia il compito di garantire la pace interna ad esso e la sicurezza dei propri . Per garantire piene libertà e diritti alle persone ognuno deve poter contribuire
alle scelte della collettività: la forma di governo più adatta a questo scopo è la democrazia. Probabilmente Spinoza aveva in mente una democrazia di tipo aristocratico e non ancora fondata sul
suffragio universale, ma che in ogni caso non degenerasse in oligarchia.
Alessio Vandini