di Francesco Pungitore*
«Il mio scopo nello scrivere è la libertà di filosofare e dire quello che sentiamo: libertà che io intendo difendere in tutti i modi contro i pericoli di soppressione rappresentati ovunque dall'eccessiva autorità e petulanza dei predicatori». (B. Spinoza, XXX Lettera a Oldenburg 1665)
La crescente polarizzazione di idee e opinioni alla quale assistiamo quotidianamente riporta alla mente il filosofo Baruch Spinoza e la sua trentesima lettera a Oldenburg del 1665. Un testo che oggi assume una rilevanza particolarmente significativa. Spinoza, una figura centrale del razionalismo del XVII secolo, emerge ancora come un baluardo della libertà di pensiero e di espressione, una posizione che si proponeva di difendere contro ogni forma di autoritarismo. Come può riflettersi tutto ciò nel panorama contemporaneo, con riferimento specifico al “filosofare” contro le tante forze che operano per reprimere il pensiero critico?
Un imperativo ontologico
Nel contesto della filosofia spinoziana, la libertà di pensiero emerge non solo come un diritto, ma come un imperativo ontologico. Come Spinoza afferma nel suo “Trattato Teologico-Politico”: “In libero Stato ognuno può pensare ciò che vuole e dire ciò che pensa”. Questa libertà, secondo Spinoza, è intrinsecamente legata alla natura umana, una forza che ci consente di interrogare e comprendere il mondo che ci circonda.
In un'epoca, quella che viviamo oggi, in cui le informazioni fluiscono attraverso media di varia natura, la capacità di esprimere liberamente le proprie opinioni e di “filosofare” senza restrizioni assume un'importanza cruciale. È un diritto che va ancora difeso con vigore.
La “petulanza dei predicatori”
Spinoza era notoriamente critico nei confronti dei “predicatori”, figure che cercano di imporre le loro visioni attraverso metodi autoritari e prepotenti. Nel contesto contemporaneo, il termine “predicatori” può essere interpretato come una metafora di quelle forze che cercano di limitare o influenzare la libertà di pensiero e di espressione. Oggi, la “petulanza dei predicatori” può palesarsi in molte forme, dalle campagne di disinformazione ai tentativi di censura operati attraverso i media.
Questa “petulanza” si estende anche nel mondo virtuale, dove le piattaforme dei social media possono diventare palcoscenici per la diffusione di false narrazioni, alimentando così una cultura dell'intolleranza e della divisione.
In questo scenario, è fondamentale riconoscere e contrastare queste forze che cercano di limitare la libertà di pensiero. È necessario promuovere un ambiente in cui il dialogo e la riflessione critica possano fiorire, scevri da manipolazioni. Un contesto che richiede un impegno collettivo per difendere quei valori che Spinoza considerava fondamentali per un effettivo progresso della società e per il benessere dell'individuo.
Resilienza intellettuale
Le parole di Spinoza ci chiamano a una forma di resilienza intellettuale, una resistenza silente ma ferma contro le forze che tentano quotidianamente di soffocare la libertà di pensiero. Come sottolinea Spinoza nella sua “Etica”, “non può esistere nulla di più utile all'uomo che l'uomo stesso”. Una affermazione che ci invita, tra le righe, a esaltare il valore intrinseco dell’essere “umani” - e dunque esseri pensanti - come una risorsa preziosa.
In un mondo in cui la libertà di pensiero emerge ancora come un faro ineludibile e una sfida quotidiana, appare forte il richiamo a mantenere viva la fiamma della filosofia spinoziana. Attraverso la difesa attiva di un diritto fondamentale, possiamo aspirare a costruire una società sempre più aperta e inclusiva, in cui ogni individuo sia chiamato ad esprimere le proprie idee senza paura di repressione o censura.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale