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Stipendi bassi e costo della vita in ascesa: ecco l’Italia nei numeri Istat

I dati illustrano un panorama economico difficile, mentre i consumatori lottano con salari inferiori alla media dell'UE e prezzi al dettaglio in aumento

di Francesco Pungitore*

 

L'Italia continua a soffrire di una malattia che nessuno sembra voler curare: i salari bassi. Salari che non riescono a tenere il passo con la media europea. Secondo l’ultimo rapporto Istat, i lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l'anno in meno rispetto ai loro colleghi in tutta Europa. Oltre 8.000 euro in meno rispetto ai colleghi tedeschi. Il salario medio annuo lordo per dipendente è di circa 27.000 euro, il 12% in meno rispetto alla media dell'UE e il 23% in meno rispetto alla media tedesca. Questi dati sottolineano un divario in crescita che ha avuto inizio nel 2013 e che continua a influenzare l'economia italiana.

Un decennio di crescita lenta

Tra il 2013 e il 2022, la crescita totale dei salari lordi annuali per dipendente in Italia è stata solo del 12%, circa la metà rispetto alla media europea. Ancora più preoccupante, il potere d'acquisto dei salari in Italia è sceso del 2% durante lo stesso periodo, a differenza dell'aumento medio del 2,5% registrato in altri paesi europei. Questa lenta crescita salariale, accoppiata con un potere d'acquisto in diminuzione, ha avuto un impatto significativo sulla qualità della vita degli italiani.

 

Prezzi al dettaglio in aumento

Parallelamente alla stagnazione salariale, l'Italia sta affrontando un aumento significativo dei prezzi al dettaglio. I dati dell'Istat indicano che l'aumento medio rispetto a giugno dell'anno scorso è dell’11,2%, con un record per lo zucchero, che ha visto un aumento del 46%. Prodotti di uso quotidiano come la pasta e l'olio sono tra quelli maggiormente colpiti. Le associazioni dei consumatori hanno etichettato questa discrepanza come speculazione, dato il divario tra il livello generale dei prezzi e quello dei prezzi al dettaglio.

L'inflazione colpisce le famiglie

Secondo Massimiliano Dona, direttore dell'Unione nazionale dei consumatori, l'attuale inflazione del 6,4% sta causando problemi seri alle famiglie italiane. Per una famiglia media, il costo aggiuntivo è di 1.389 euro, di cui 632 euro per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Le famiglie numerose stanno affrontando una batosta ancora maggiore, con un costo aggiuntivo che supera i 2.000 euro.

 

Il costo energetico in ascesa

A questi problemi si aggiunge l'aumento del costo dell'energia. Si stima che la spesa per l'elettricità per la famiglia media nell'anno in corso (nel periodo compreso tra l’1 ottobre 2022 e il 30 settembre 2023) sarà di circa 1.150 euro, con un aumento del 7,3% rispetto all'anno precedente.

 

Soluzioni?

L'attuale scenario economico in Italia è senza dubbio tetro. Senza un aumento significativo della circolazione della liquidità nelle tasche dei lavoratori, la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare. Di fronte a salari che non tengono il passo con l'UE e a un costo della vita in continua ascesa, la strada per la ripresa economica sembra sempre più impervia.

Una strategia potrebbe essere un ulteriore e forte taglio del cuneo fiscale, vale a dire la differenza tra ciò che il datore di lavoro paga in termini di costo del lavoro e ciò che il lavoratore riceve effettivamente in busta paga. Ridurre il cuneo fiscale potrebbe portare a un aumento netto dei salari, rendendo i lavoratori più capaci di gestire l'inflazione e il costo della vita in ascesa. Questo intervento, a sua volta, potrebbe stimolare la domanda dei consumatori, incentivare la crescita economica e infine aumentare la liquidità circolante.

Infine, potrebbe essere preso in considerazione un maggiore controllo sui prezzi al dettaglio, in particolare per prodotti di prima necessità come cibo e energia. Questo potrebbe aiutare a mitigare l'impatto dell'inflazione e del costo crescente della vita sui cittadini.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

 

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