di Francesco Pungitore*
Già a marzo di quest'anno, la Francia era stata scossa da una violenta ondata di proteste: milioni di persone avevano occupato strade, ferrovie e scuole, paralizzando gran parte del Paese in uno sciopero sindacale senza precedenti, contro la riforma delle pensioni. Ma per anni, dal 2018 in poi, la quasi-rivoluzione dei gilet-gialli aveva tenuto in scacco Parigi. Oggi, una nuova sfida della “piazza” contro il presidente francese Emmanuel Macron, con le proteste riesplose, questa volta, nelle periferie delle città, le banlieue.
L'incidente che ha riacceso la miccia
Il catalizzatore di questo nuovo focolaio di tensione sociale è stato il tragico decesso del giovane Nahel, un diciassettenne di origini maghrebine, freddato da un agente di polizia durante un controllo stradale. Le immagini di questo drammatico episodio, diffuse via social da alcuni testimoni, hanno riacceso la rabbia e la frustrazione nelle periferie urbane francesi.
La rivolta dei quartieri-ghetto
Quella che stiamo osservando adesso è la ribellione dei quartieri-ghetto, aree urbane degradate in cui vivono milioni di francesi di origine nordafricana, inclusi marocchini, algerini, sudanesi, tunisini, maliani e musulmani di tutte le etnie. Solo una delle molte facce della crisi francese, un Paese periodicamente scosso da tensioni sociali, politiche ed economiche.
Libertà civili e repressione
Questo periodo di crisi è anche segnato da una preoccupante escalation nell'uso della forza da parte della polizia e da un'erosione delle garanzie di libertà di riunirsi e di protestare. Organizzazioni come Amnesty International e il Consiglio d'Europa hanno denunciato la crescente repressione in Francia, sottolineando che protestare non è un crimine e sollecitando le autorità francesi a garantire la protezione dei manifestanti pacifici e dei giornalisti.
La questione della discriminazione razziale
Al centro di queste proteste vi è anche la questione della discriminazione razziale. Una parte della popolazione francese si sente emarginata e presa di mira dalla polizia, una problematica che ha indotto persino le Nazioni Unite a esortare la Francia a affrontare “seriamente i problemi radicati di razzismo” nelle forze dell'ordine.
La violenza poliziesca: un problema sistemico e strutturale
La brutalità della polizia francese non è un fenomeno nuovo, ma un problema sistemico e strutturale. Come negli Stati Uniti, le comunità ai margini della società sono le principali vittime. Le persone di origine africana e araba sono particolarmente colpite da questa violenza, oltre a soffrire di alti tassi di disoccupazione ed emarginazione sociale.
Racial profiling e abusi della polizia francese: testimonianze
Il rapporto di Human Rights Watch intitolato “They Talk to Us Like We’re Dogs. Abusive Police Stops in France” evidenzia la dolorosa realtà di come le minoranze etniche in Francia siano costantemente vittime di fermi immotivati e di un sistematico racial profiling, ovvero la profilazione razziale. Questa pratica, comune anche negli Stati Uniti, si traduce in una criminalizzazione basata su criteri come il luogo di nascita, l'origine etnica, la lingua e la religione.
Il rapporto offre una serie di testimonianze inquietanti. Boubacar Dramé, un giovane che aveva gentilmente assistito una donna nella ricerca della figlia smarrita, è stato arrestato senza motivo, spinto violentemente a terra durante l'arresto e ha subito ulteriori abusi in caserma. Dopo una notte in cella senza alcuna accusa, è stato infine rilasciato. Dramé non è un caso isolato. Anche i minori non vengono risparmiati. Ragazzi di origine africana o araba, tra i 12 e i 16 anni, vengono violentemente perquisiti senza motivo e spesso accusati di furto per il semplice possesso di banconote o cellulari.
Si aggiungono a queste testimonianze i casi di Adama Traoré e Michel Zecler. Traoré, un ragazzo nero di 24 anni, è morto per asfissia durante un arresto. Sua sorella, Assa Traoré, è diventata una voce attiva contro il razzismo sistemico e la violenza della polizia, guidando il movimento “Justice pour Adama”. Zecler, un produttore musicale, è stato brutalmente picchiato e insultato dalle forze dell'ordine con offese razziste per non aver indossato la mascherina.
La violenza della polizia in Francia non risparmia neanche i rifugiati. Alla frontiera di Ventimiglia, le forze di polizia violano quotidianamente i diritti umani di migliaia di persone, negando le procedure basilari per la richiesta di asilo. A Parigi, le forze dell'ordine hanno anche usato la violenza contro i rifugiati che protestavano pacificamente in Place de la République, sgomberando violentemente il campo di tende organizzato dalle associazioni per i diritti dei rifugiati.
Queste testimonianze ed evidenze offerte dal rapporto di Human Rights Watch mettono in luce una grave e persistente problematica. L'uso eccessivo della forza e le pratiche discriminatorie da parte delle forze dell'ordine francesi sono un segnale allarmante di un sistema che non rispetta i diritti e le libertà fondamentali.
Conclusioni
Comunque vada a finire la nuova ondata di proteste, con l’enorme mobilitazione di 45mila gendarmi e poliziotti e le migliaia di arresti delle ultime ore, restano sul tavolo nuovi e inquietanti interrogativi sulla tenuta della Repubblica francese, proprio quella che non perde mai tempo a bacchettare Stati e nazioni sui diritti umani, per poi scivolare clamorosamente sullo stesso terreno: dal razzismo tra le forze di polizia alla incapacità del governo Macron di affrontare efficacemente le piaghe sociali che affliggono il Paese, sono tante le questioni irrisolte. Se non gestiste correttamente, queste tensioni potrebbero ulteriormente destabilizzare un Paese già stremato da continue crisi. La Francia, un pilastro dell’Unione Europea e una potenza mondiale, si trova ad un bivio critico e da come si evolverà questa situazione si determinerà il futuro della sua democrazia e gli equilibri dell’intero Occidente.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale