di Francesco Pungitore*
Di fronte all'avvento dell'intelligenza artificiale nel giornalismo, emerge una domanda pressante: dobbiamo temere che le macchine sostituiscano i redattori “umani”? La risposta potrebbe non essere così scontata e, anzi, implica un'analisi profonda del settore e del ruolo più generale dei media nel mondo moderno.
L'essenza del giornalismo
Il giornalismo d'inchiesta, quello vero, originario, fatto di analisi meticolose, di intuizioni, di chilometri percorsi alla ricerca della notizia, di scarpe consumate e taccuini distrutti, non potrà mai essere sostituito da un algoritmo. Questa forma di professione necessita di un fiuto innato, di una passione viscerale per la scoperta, elementi che non possono essere replicati da una macchina.
Tuttavia, nel corso degli anni, questo tipo di “mestiere” sembra essere rimasto confinato a pochi. Il redattore si è spesso ridotto a occupare una scrivania, con un computer per scaricare comunicati stampa e una serie di pagine da riempire con informazioni non originali. Questo tipo di giornalismo, che si basa principalmente sulla riproduzione di notizie preconfezionate, è destinato a scomparire… e meno male! Facilmente potrà essere sostituito da un sistema automatizzato intelligente.
Un ritorno alle origini
La nascita di strumenti come Genesis e Bard di Google potrebbe, quindi, forzare i giornalisti a tornare alle proprie radici. L'automazione di certi aspetti del lavoro potrebbe liberare tempo e risorse da dedicare all'indagine e alla scrittura di notizie originali e di qualità. Questo è il senso del giornalismo: il dovere di informare in maniera critica, accurata, responsabile ed etica (verità, pertinenza, continenza).
Gli strumenti IA come alleati
Non solo, Genesis e Bard potrebbero addirittura rivelarsi preziosi alleati. Immaginate un controllo incrociato automatizzato di enormi archivi di informazioni, o l'analisi rapida e precisa di documenti complessi. Questi strumenti di intelligenza artificiale possono trasformarsi in validi assistenti per i giornalisti, fornendo un sostegno prezioso nel processo di ricerca e verifica delle informazioni.
Conclusioni
La rivoluzione dell'intelligenza artificiale non dovrebbe spaventare noi giornalisti, ma invitarci a un'autocritica profonda. Dovremmo tutti chiederci: “Che tipo di giornalismo stiamo praticando negli ultimi anni?” e “Come possiamo migliorare?”. Questa evoluzione tecnologica potrebbe essere l'occasione per abbandonare le pratiche obsolete e per ritornare a quel giornalismo d'inchiesta che costituisce l'essenza della professione. Genesis e Bard non sono minacce, ma strumenti per rivitalizzare il settore e portare il giornalismo oltre la soglia di un nuovo futuro.
*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale