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L'Europa e l'IA: tra prudenza eccessiva e opportunità perse

Le regole che frenano l'innovazione, mentre il resto del mondo corre

di Francesco Pungitore*

 

“Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”... così recita un antico adagio latino, e lo scenario sembra riproporsi a Bruxelles e nell'attuale Unione Europea. A che proposito? Parliamo di innovazione tecnologica, per fortuna, non di guerre. Tuttavia, i danni e i costi, anche in questo contesto, sono palpabili e non possono essere ignorati. Un recente e illuminante articolo di Amelia Tomasicchio, pubblicato su “Repubblica” (LEGGI), sottolinea, a giusta ragione, come l'Europa abbia già perso momenti cruciali in vari settori tecnologici a causa del suo eccesso prudenziale “preventivo” fatto di norme e regole che frenano la ricerca. Il cloud computing, le auto elettriche e l'energia solare sono finiti in altre regioni del mondo che oggi possono guidare quel tipo di cambiamento. Tecnologie che, poi, noi saremo costretti a importare. La questione ora è: possiamo permetterci di fare lo stesso errore con l'intelligenza artificiale?

La prudenza che costa

L'IA sta rimodellando industrie, economie e vita quotidiana, diventando il cuore pulsante dell'era digitale e alimentando numerose scoperte contemporanee. Tuttavia, l'approccio dell'Unione Europea sembra essere ancora più cauto del solito, ponendo barriere normative premature e, probabilmente, fin troppo sproporzionate rispetto alle reali sfide del settore. La storia ci mostra che la prudenza dell'UE nei confronti delle tecnologie emergenti ha dei costi, spostando il vecchio continente in secondo piano in settori come le biotecnologie, la tecnologia dei droni, la realtà aumentata e virtuale. Sarà così anche stavolta?

 

La burocrazia come ostacolo

Gli imprenditori, specialmente quelli con idee e soldi da investire in materia di IA, in Europa si trovano già a dover navigare attraverso un labirinto di regole prima ancora di poter iniziare a realizzare i loro progetti. Questo inizio soffocato non favorisce, di certo, il posizionamento dell’UE come leader nell'innovazione.

Eric Demuth, fondatore e co-CEO di Bitpanda, sottolinea l'importanza di una regolamentazione dinamica, che possa evolversi al passo con l'innovazione, permettendole di prosperare e garantendo al contempo sicurezza ed etica. Le norme sono fondamentali, ma in un campo così trasformativo come l'IA, devono essere agili, tempestive e di supporto, non un ostacolo.

 

L'urgenza di adattarsi

L'Europa non può permettersi di perdere tempo, mentre la rivoluzione dell'IA è già in atto. È fondamentale dare ai ricercatori e agli imprenditori la possibilità di aprire strade, sperimentare, innovare e, successivamente, introdurre una regolamentazione snella con una prospettiva più informata.

Mentre l'IA continua la sua rapida ascesa, la posizione che l'Europa sceglie di assumere oggi determinerà il suo ruolo domani. Bruxelles deve aprirsi all'innovazione, alimentare i progressi dell'IA in modo etico e riposizionare i Paesi di quest’area geografica in un ruolo guida rispetto ai temi della tecnologia e dell’intelligenza artificiale.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche di Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale. Direttore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Minori e Intelligenza Artificiale

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