di Francesco Pungitore*
Viviamo in un'epoca in cui l'accesso all'informazione è più semplice e immediato che mai. Questa facilità, tuttavia, ha alimentato una diffusa “illusione” di conoscenza. La semplice possibilità di trovare informazioni, infatti, non significa “essere informati”. Troppo spesso ci si limita a un sapere superficiale, veloce, accelerato dai ritmi incalzanti dei social media. Questo approccio non permette di acquisire una vera padronanza di argomenti e competenze, ma piuttosto ci spinge verso una comprensione banale e frettolosa dei fatti.
La mancanza di parole
All'illusione della conoscenza si affianca un'altra problematica dei tempi attuali che considero particolarmente negativa: la mancanza di parole. Il nostro vocabolario quotidiano si è drasticamente impoverito. Ma, senza parole, non abbiamo neanche pensieri in testa e non riusciamo neanche ad elevare le pulsioni al rango di emozioni, incapaci come siamo di interpretarne il senso. Questa è una tragedia silenziosa che sta erodendo la nostra capacità di riflettere e comprendere in modo critico e profondo la realtà che ci circonda. E senza una solida capacità di riflessione critica, diventiamo terreno fertile per campagne mediatiche manipolative, complottismi e fake news, incapaci di discernere la verità tra le pieghe dell'inganno.
Nuovi paradigmi educativi
Per contrastare queste tendenze, è necessario puntare su nuovi paradigmi educativi. Dobbiamo fondare la nostra formazione sulla cultura del pensiero critico, sulla cultura della parola, sulla cultura delle competenze e della consapevolezza. Solo così possiamo sperare di affrontare le sfide del futuro con successo. La realtà che si profila all'orizzonte, sempre più permeata da tecnologia invasiva, si preannuncia come un enigma intricato da decifrare; è nostro imperativo formare generazioni dotate di un'adeguata preparazione, capaci di navigare con sicurezza in questo mare tempestoso.
L'Importanza dell'apprendimento delle nuove tecnologie
In particolare, è fondamentale sollecitare un apprendimento mirato sulle nuove tecnologie e sull'Intelligenza Artificiale. L’IA sta trasformando il mondo in modi che non possiamo ancora pienamente comprendere e un uso consapevole di essa è essenziale per essere protagonisti del cambiamento, non semplici spettatori passivi.
Spesso, sento dire ai ragazzi di 13/14 anni: “Io sono bravo con le nuove tecnologie”. Ma la loro “bravura” si riduce spesso alla semplice capacità di digitare velocemente tra le app dello smartphone. Questa apparente dimestichezza con i new media può creare una falsa sicurezza, un'illusione di competenza che nasconde una mancanza di comprensione più profonda.
Quando questi stessi adolescenti si trovano di fronte a un testo di Word o alla necessità di decodificare informazioni sul Web, vanno in tilt. Questo è un problema reale che evidenzia una lacuna nella loro formazione. Saper usare un'app o un social network non significa comprendere la tecnologia o essere in grado di utilizzarla in modo efficace e sicuro.
È nostro compito, come educatori, genitori e membri della società, garantire che le nuove generazioni non sappiano solo “smanettare” con le nuove tecnologie, ma che comprendano veramente come funzionano, come possono essere utilizzate in modo produttivo e perché possono essere potenzialmente pericolose. Dobbiamo formare i giovani a essere non solo utenti passivi, ma protagonisti attivi del mondo digitale.
Conclusioni
Le sfide del futuro si vincono su questo terreno: promuovendo un uso consapevole e informato delle nuove tecnologie, arricchendoci tutti di parole-emozioni e nutrendo il nostro pensiero critico. Questo è il motivo per cui insisto tanto su questi concetti. Non è un compito facile, ma è una sfida che dobbiamo accettare se vogliamo costruire un futuro migliore per tutti noi.
*direttore Essere&Pensiero