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Intelligenza Artificiale: tra democrazia e filosofia

Opportunità e sfide di una tecnologia che ci riporta, in primo luogo, al dovere morale di orientarla verso un futuro condiviso

di Francesco Pungitore*

 

L'ingresso sempre più forte dell'Intelligenza Artificiale (IA) nella nostra quotidianità non è solo un fenomeno tecnologico, ma un appello etico. Esperti, filosofi, scienziati, ingegneri, docenti, informatici: siamo tutti moralmente obbligati a divulgarne un uso consapevole. Siamo chiamati a democratizzare la conoscenza di questa tecnologia, rendendola accessibile a tutti, in particolare alle nuove generazioni, e trasparente dinanzi all’intera l'opinione pubblica. Non possiamo considerarla una materia di studio riservata a cerchie ristrette di “esperti”, ma una responsabilità collettiva della quale farci carico come società.

Cambiamenti radicali

I radicali cambiamenti che si affacciano all'orizzonte, dalle professioni ai diversi campi di utilizzo dell'IA, necessitano di decisioni democratiche informate e partecipate. Di fronte a una generale e diffusa conoscenza superficiale dell'IA, è di fondamentale importanza partire dai “fondamentali”. Dobbiamo, cioè, parlarne, discuterne, alimentare dibattiti e riflessioni, organizzare iniziative pubbliche, convegni, scrivere libri e articoli, portare nelle scuole e nelle piazze l'argomento. È nostro compito orientare l'IA verso un utilizzo che produca progresso e benessere condivisi, per tutti, e non per pochi. L'IA non deve essere un privilegio, ma uno strumento di emancipazione e crescita collettiva.

 

La rivalutazione della dimensione umana noetica

Peraltro, la stessa IA, con il suo carico enorme di efficienza logica-razionale che ci libererà da compiti ripetitivi e automatizzati, ci “costringerà” a rivalutare quella dimensione noetica del nostro essere umani che ci rende così unici: creativi, spirituali, intuitivi, geniali. Una dimensione che abbiamo relegato in disparte, ben prima dell'avvento dell'IA, in un lungo processo di predominio della ragione sul “cuore”.

 

Il Dioniso oscurato che rinasce

Paradossalmente, dal punto in cui siamo arrivati in avanti, potremo riscoprire esattamente questa nostra “faccia nascosta”: il Dioniso oscurato da Apollo, diremmo con le parole di Nietzsche. L'IA potrà essere il catalizzatore di una rinascita dell'anima, dell'emozione, del sentimento, del vero spirito umano creativo. Una rinascita che potrebbe riportarci a una comprensione più profonda e olistica del nostro essere, della nostra esistenza, del nostro scopo nella vita.

 

Un futuro condiviso

L'Intelligenza Artificiale non è solo una tecnologia. Il suo avvento sottende fermenti culturali e filosofici che ci interpellano profondamente. La nostra risposta deve essere informata, consapevole e inclusiva. Dobbiamo abbracciare l'IA come un'opportunità per un futuro condiviso, un futuro che riscopra e rivaluti le dimensioni più profonde e autentiche dell'essere umano. Il nostro viaggio con l'IA è appena iniziato, ma le scelte che faremo oggi determineranno il nostro domani.

 

*giornalista professionista, docente di Filosofia, Storia, Scienze Umane e Tecniche della Comunicazione con Perfezionamento post-laurea in Tecnologie per l’Insegnamento e Master in Comunicazione Digitale

 

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